Soffrire di diabete o di pressione alta in gravidanza può essere associato a un piccolo aumento del rischio, per il bebè, di sviluppare un disturbo dello spettro autistico. Lo dicono i risultati di due studi pubblicati nelle scorse settimane su riviste del gruppo Jama (Journal of American Medical Association), tra le più importanti riviste mediche del mondo.
Partiamo dal diabete: già in precedenza alcuni studi avevano osservato un'associazione tra la presenza di diabete di tipo 2 o di diabete gestazionale in gravidanza e una probabilità un po' più elevata per il bambino di essere affetto da autismo (rispetto a una gravidanza senza diabete). Ora un'indagine condotta da un gruppo di ricercatori americani mostra che vale lo stesso anche se la mamma soffre di diabete di tipo 1.
Ma attenzione: l'associazione tra diabete – di qualunque tipo – e (lieve) aumento del rischio di autismo si verifica solo per i casi di diabete diagnosticati prima delle 26 settimane di gravidanza, a indicare che c'è probabilmente una finestra temporale in cui questa condizione potrebbe influire sullo sviluppo del bambino.
Restano comunque da chiarire quali potrebbero essere i meccanismi alla base di questa associazione (motivo per cui non si può ancora parlare di un rapporto causa-effetto): secondo i ricercatori potrebbero essere coinvolti fattori quali la glicemia materna, l'ipoglicemia neonatale, e, per quanto riguarda il diabete di tipo 1, meccanismi autoimmuni.
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Per quanto riguarda l'ipertensione, invece, i risultati vengono da una cosiddetta metanalisi: l'analisi comparata dei risultati ottenuti da studi clinici condotti in precedenza. In passato, infatti, studi differenti hanno dato risultati contrastanti su un'eventuale associazione tra pressione alta in gravidanza e rischio di disturbi dello sviluppo nervoso del nascituro. Mettendo insieme tutti i dati, quello che si osserva è la conferma di un'associazione tra disturbi ipertensivi in gravidanza e un piccolo aumento del rischio di sviluppare autismo o ADHD, disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
Anche in questo caso, però, manca una conclusione definitiva sull'argomento. Di nuovo, non è chiaro quali potrebbero essere i meccanismi coinvolti: forse lo stress ossidativo o lo stato infiammatorio legati a una disfunzione della placenta, oppure un ridotto afflusso al feto di sostanze nutritive e ossigeno, sempre per il malfunzionamento della placenta. Non si può neppure escludere che l'associazione non riguardi tanto l'ipertensione in sé, quanto eventuali farmaci ipertensivi utilizzati per tenere sotto controllo una situazione potenzialmente molto rischiosa per la vita di mamma e bambino.
Insomma, per il momento questi risultati hanno valore più di ricerca che clinico. Se in futuro si dovesse confermare un reale rapporto di causa-effetto per queste condizioni e il rischio di autismo, secondo gli autori varrà la pena sottoporre a qualche controllo in più i bimbi nati da gravidanza con diabete o ipertensione, per intervenire tempestivamente in caso di problemi (gli interventi precoci garantiscono esiti migliori).