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Istat: le future nascite non potranno compensare i futuri decessi

di Luisa Perego - 04.05.2018 - Scrivici

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Fonte: Di Kzenon / shutterstock
"Con alta probabilità le future nascite non potranno compensare i futuri decessi". Lo scenario dell'Istat nel suo ultimo rapporto in cui analizza nascite e decessi dei prossimi 40 anni riporta un trend che già abbiamo visto negli anni passati: sempre meno nuovi nati e un generale invecchiamento della popolazione.

In questo articolo

L'Italia è destinata a diventare un Paese sempre più vecchio: sempre meno nati, sempre più decessi, un aumento dell'aspettativa di vita e sempre meno donne in età feconda.

Questo è lo scenario presentato dall'Istat nella sua ricerca appena pubblicata "Il futuro demografico del Paese".

Nonostante nei prossimi anni sia previsto un parziale recupero della fecondità (da 1,34 figli per donna nel 2017 a 1,59 entro il 2065), questo non basterà a determinare un numero di nati che risulti, anno dopo anno, sufficiente a compensare l’aumentato numero di morti. Fino al 2040 le nascite dovrebbero mantenersi costantemente in un intorno di 460-465 mila unità annue. Però anche i decessi saliranno in misura progressiva da 646 mila nell’anno base a 736 mila nel 2040.

Italia con sempre meno persone

La stima della popolazione italiana residente nel 2065? Ci sarà una flessione. Si passa, secondo uno scenario mediano, da 59 milioni nel 2045 a 54,1 milioni nel 2065. La flessione rispetto al 2017 (60,6 milioni) sarebbe pari a 1,6 milioni di residenti nel 2045 e a 6,5 milioni nel 2065.

Uno scenario verosimile? Basta stimare che la probabilità che aumenti la popolazione tra il 2017 e il 2065 è pari solo al 9%.

A farne più le spese sarebbe il Mezzogiorno con una perdita della popolazione per tutto il periodo mentre nel Centro-nord, dopo i primi trent’anni di previsione con un bilancio demografico positivo, si avrebbe un progressivo declino della popolazione soltanto dal 2045 in avanti.

È previsto negli anni a venire uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese. Nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale.

Si vivrà sempre di più

La sopravvivenza sarà in aumento. Entro il 2065 la vita media crescerebbe di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,6 e 85 anni nel 2016). L’incertezza associata assegna limiti di confidenza compresi tra 84,1 e 88,2 anni per gli uomini e tra 87,9 e 92,7 anni per le donne.

E il saldo migratorio?

Sempre secondo il rapporto Istat, si prevede che il saldo migratorio con l’estero sia positivo, mediamente pari a 165 mila unità annue (144 mila l’ultimo rilevato nel 2016), seppure contraddistinto da forte incertezza. Non è esclusa l’eventualità ma con bassa probabilità di concretizzarsi (9,1%) che nel lungo termine esso possa diventare negativo.

Il saldo naturale della popolazione risente positivamente delle migrazioni. Sempre nello scenario mediano l’effetto addizionale del saldo migratorio sulla dinamica di nascite e decessi comporta 2,6 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell’intero periodo previsivo.

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