Lo Ius Soli, il principio per cui chi nasce in Italia da genitori stranieri, ma in possesso di certe qualifiche, diventa automaticamente cittadino italiano, è sempre più una chimera irrealizzabile, almeno per questa legislatura.
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È notizia fresca infatti l'esclusione del testo di legge dalla calendarizzazione del Senato per il mese di settembre. Alla base della scelta, uno sconfortato realismo da parte dei promotori: «Per ora la maggioranza necessaria non c'é» ha infatti ammesso Luigi Zanda, capogruppo del Partito Democratico che ha sancito così la morte (o quasi) della modifica sull'iter per l'ottenimento della cittadinanza per i bimbi stranieri nati nel nostro Paese.
Troppo risicati infatti i numeri al senato per sperare in un'approvazione che, stando l'attuale situazione, si potrebbe ottenere solo con un voto di fiducia, il che, visto l'acceso dibattito in corso e l'attuale clima politico, rischierebbe di trasformarsi in un clamoroso autogol per la maggioranza.
Esultano Lega, Forza Italia e Alternativa Popolare, partito a sostegno dell'esecutivo ma contrario all'attuazione dello Ius Soli:
«Sullo ius soli il premier, dimostrando grande senso di responsabilità, ha ascoltato la nostra richiesta e ha giudicato inopportuna la richiesta di un voto di fiducia su una questione così delicata e divisiva e non certamente prioritaria rispetto ad altre decisioni urgenti per il Paese» ha affermato il presidente dei deputati Ap Maurizio Lupi, che definito la scelta una «vittoria del buon senso».
Dall'altro lato invece, Roberto Speranza ha commentato l'ultimo atto «come una resa culturale», mentre i 5 Stelle si sono mantenuti cauti e poco propensi a sbilanciarsi.