Liliana Segre, la storia
Dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, il 30 gennaio del 1944, Liliana Segre fu deportata al campo di Sterminio di Auschwitz perchè ebrea, insieme a più di seicento persone tra cui suo padre che non rivide mai più. Liliana, oggi senatrice a vita della Repubblica Italiana, ha 92 anni e ha vissuto il dramma della deportazione. E' una delle sopravvissute alle vittime dell'Olocausto insieme ad altri 24 bambini. E' una testimone degli orrori dell'Olocausto.
Aveva tredici anni quando fu caricata su un vagone merci nei sotterranei della Stazione Centrale di Milano per essere deportata al campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz. Da quel luogo buio, pieno di urla e paura partirono tanti convogli verso i campi di concentramento tra il 1943 e il 1945 e pochissimi fecero ritorno. Lei fu liberata a Malchow, il 30 aprile 1945. Delle 605 persone del suo trasporto, solo 20 fecero ritorno.
Al campo di concentramento fu costretta ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni ed essendo una prigioniera non aveva più un nome che la identificasse ma un numero.
"Noi sopravvissuti siamo soprattutto il nostro numero. Prima del mio nome viene il mio numero: 75190. Perché non è tatuato sulla pelle, è impresso dentro di noi, vergogna per chi lo ha fatto, onore per chi lo porta non avendo mai fatto niente per prevaricare; essendo vivo per caso, come lo sono io"
(Testimonianza di Liliana Segre, Conservatorio G. Verdi di Milano, Giorno della memoria 2010)
Ma facciamo un passo indietro.
L'infanzia, le leggi razziali e i tentativi di fuga
Liliana nasce a Milano nel 1930 e rimane orfana di madre ad un anno. Vive con il papà Alberto e i nonni paterni. Nel 1938, all'età di 8 anni è costretta ad abbandonare le scuole elementari per via dell'introduzione delle leggi razziali che diedero inizio alla discriminazione degli ebrei nella società con l'espulsione dei bambini dalle scuole ai licenziamenti nella pubblica amministrazione, alla pesante limitazione dei loro diritti.
«Mi restò per anni la sensazione di essere stata cacciata per aver commesso qualcosa di terribile, che in seguito tradussi dentro di me come "la colpa di essere nata"; perché altre colpe certo non ne avevo: ero una ragazzina come tutte le altre».
Nel 1943, più volte Liliana ha tentato la fuga. La prima volta, il papà la costrinse ad andare con il signor Pozzi, un fornitore della ditta tessile del padre di Liliana che si offrì di aiutarli e decise di mettere in salvo Liliana. Ma poi, quando i controlli divennero più stretti, un'altra fuga, presso un'altra famiglia a casa di Paolo Civelli, un amico fraterno del papà. Li vi rimase un mesetto.
Poi la decisione di papà Alberto di fuggire in Svizzera. Un tentativo vano perchè furono arrestati a Selvetta di Viggiù e poi trasferiti nel carcere di Varese, poi al carcere di Como e infine al San Vittore di Milano, dove vi rimase per 40 giorni.
La deportazione, la liberazione, la sua testimonianza
Nel 1944 l'incubo della deportazione. Liliana inizia il suo viaggio verso una crudeltà senza eguali. Perde suo padre, nel giorno stesso dell'arrivo al campo e vive per un anno e mezzo la paura e le atrocità del nazismo.
Dopo un anno e mezzo trascorso al Campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, insieme ad altre 700 donne, fu liberata dai Russi nel 1945. Tornò in Italia, a Milano ed è fra i 25 sopravvissuti di età inferiore ai 14 anni.
Dopo diversi anni di silenzio, nel 1990 ha cominciato a divulgare l'eperienza vissuta per evitare che l'indifferenza per i fatti accaduti possano essere peggio delle violenze subite. Ha scritto libri, ha ricevuto diverse onoreficenze e riconoscimenti, continua a ricordare e condividere quelle orribili pagine di storia.
Nel gennaio del 2018 è stata nominata Senatrice a vita e nel 2021 l'Università di Pisa le conferisce la laurea magistrale honoris causa in "Scienze per la pace".
Fonti:
https://www.treccani.it/enciclopedia/liliana-segre
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/liliana-segre
https://biografieonline.it/biografia-liliana-segre
https://www.focusjunior.it