Le liti fanno parte del percorso di crescita e i bambini devono imparare a gestirle senza l'intervento dei genitori.
È questo il punto di vista del pedagogista Daniele Novara, fondatore del CPP (Centro PsicoPedagogico per la pace e la gestione dei conflitti) e promotore del metodo maieutico per portare i bimbi a diventare parte attiva della propria crescita.
La rottura di un tabù
Secondo Novara infatti "litigare fa bene" in quanto il conflitto permette ai piccoli di scoprire l'esistenza i punti di vista differenti e li stimola a mettersi nei panni dell'altro nonché a a sviluppare un pensiero creativo per trovare nuove soluzioni relazionali che vadano bene per tutti.
Ovviamente perché questa esperienza possa servire, occorre imparare a "litigare bene" ed è qui che entrano in gioco il genitore, il cui compito non deve essere quello ergersi a giudice per sedare immediatamente il diverbio, ma di aiutare i bambini a chiarirsi e trovare una accordo.
«Non mettetevi in mezzo alla ricerca di un colpevole, chiedendo “Chi è stato?”, “Chi ha cominciato?” - ha spiegato Daniele Novara su D.it - Piuttosto aiutate i bambini a parlarsi tra loro: fate esprimere a ciascuno la propria versione dei fatti e lasciateli liberi di sfogare le emozioni reciproche, invitandoli però a rispettare quello che pensa e prova l’altro».
Fatto ciò l'adulto stimolerà i bambini a chiarire le proprie posizioni e l'accordo verrà da sé.
«I bambini sono capaci, molto più di noi adulti, di litigare senza strascichi e con successo: se avranno litigato bene, senz’altro, da grandi, litigheranno meglio».
La ricerca
Un simile approccio educativo verrà presentato da Daniele Novara al seminario "Litigare fa bene" che si terrà venerdì 24 e sabato 25 maggio a Milano.
In tale occasione il pedagogista presenterà anche i risultati di uno studio condotto dalla ricercatrice Caterina Di Chio in alcune scuole di Torino e provincia per provare l'inutilità - se non la dannosità - dell'interventismo genitoriale nella risoluzione dei conflitti fanciulleschi.
Protagonisti dell'esperimento sono stati circa 500 bambini tra i 3 e i 10 anni e alcuni oggetti molto semplici: un dado, un gomitolo di lana, foglietti per prendere appunti e una molletta per raccoglierli insieme.

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Con simili strumenti, i bambini dovevano utilizzare i bigliettini per scrivere o disegnare il loro punto di vista in seguito a un bisticcio. Ciò serviva per calmare gli animi e aprire ad una possibile soluzione del litigio.
Una volta completata questa fase, i partecipanti venivano invitati a scrivere sopra un altro foglietto il loro modo per trovare un accordo. Fatto ciò, la molletta veniva utilizzata per raggruppare gli accordi raggiunti.
Al gomitolo di lana era riservato un ruolo simbolico (la "matassa egli equivoci"), mentre il dado serviva per stabilire i turni per prendere la parola.
I risultati
Stando ai dati raccolti, dopo il ricorso al metodo maieutico le liti diminuivano del 47,7%. Quando invece era il genitore o l'adulto a bloccare il litigio, nel 92% circa delle volte la contesa riprendeva quasi subito.
Come mai? Perché fino ai 6 anni i bimbi non sviluppano la volontà di fare del male intenzionalmente a qualcun altro per trarne un vantaggio e dunque lasciare che i piccoli risolvano da soli le loro questioni è il modo migliore per smettere di cercare colpevoli e cominciare a rendere i nostri figli «alleati della loro educazione».