Novità per tutte le future mamme lavoratrici. La legge di bilancio 2019 ha realizzato cambiamenti importanti per quanto riguarda il congedo per le future mamme che lavorano.
Chi vorrà potrà rimanere al lavoro fino al nono mese di gravidanza, prolungando quindi l'intero periodo di astensione in congedo maternità di 5 mesi a dopo il parto.
Obbligatorio, però, il via libera del medico: per stare al lavoro fino al nono mese e prendere il congedo di maternità obbligatorio fino ai 5 mesi del figlio, occorre il consenso del medico del Servizio Sanitario Nazionale, che deve confermare l’assenza di rischi per la salute della mamma e del bambino.
E' questo quanto previsto dalla legge di bilancio appena approvata: la novità è infatti stata introdotta nel pacchetto famiglia contenuto nella Manovra 2019, con l'obiettivo di promuovere una cultura di una maggiore condivisione per quanto riguarda la cura dei figli all'interno della coppia. Questo nuovo sistema viene proposto come 'alternativa' all'attuale, che impone invece l'obbligo di astensione prima della nascita del bambino.
La gravidanza non è una malattia
A sottolineare come si tratti di una misura "opportuna" è il vice presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Vito Trojano. Come spiega all'Ansa: "Continuare a lavorare fino al termine della gestazione, se non ci sono problemi particolari, non rappresenta assolutamente un rischio, ma moltissimo dipende ovviamente dal tipo di lavoro che si svolge. In gravidanza avanzata, è ovvio che non sia ottimale un lavoro particolarmente faticoso fisicamente e che si protrae per molte ore di seguito". Bisogna inoltre ribadire che "il certificato di via libera da parte del ginecologo è obbligatorio, ma rischi sussistono solo se ci sono particolari condizioni della gestante: lavorare fino al nono mese incluso è ad esempio controindicato se la donna ha avuto minacce d'aborto, se ci sono problemi alla placenta, se c'è il rischio di rottura prematura delle membrane. Ma sarebbe meglio astenersi dal lavoro fino al nono mese, anche se la donna incinta, per particolari ragioni, non è ad esempio vaccinata contro l'influenza, per evitare contagi".
In generale, sempre Trojano, crede che togliere l'obbligo di astensione dal lavoro nel nono mese di gravidanza, lasciando libertà a medico e donna di decidere, sia giusto. "E questa è la linea che mi pare l'attuale esecutivo stia tenendo anche in altri ambiti".
Il congedo maternità obbligatorio fino ad ora
Si definisce congedo di maternità obbligatorio un periodo di 5 mesi: due precedenti alla data presunta del parto e tre successivi al lieto evento. Dal 2000 è stata introdotta la possibilità per la lavoratrice dipendente di continuare l’attività lavorativa nel corso dell’ottavo mese e di prolungare il periodo di congedo post partum, a condizione che il medico attesti lo stato di buona salute. In questo periodo, la donna (dipendente) è obbligata all'astensione dal lavoro. Tale diritto è previsto anche alle madri adottive o affidatarie.
L’obbligatoria riguarda dal 2007 anche le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata dell’Inps, mentre non è prevista per le lavoratrici autonome (artigiane, commercianti, coltivatrici dirette, colone e mezzadre, imprenditrici agricole professionali) assicurate alle relative gestioni Inps. Tali lavoratrici, inoltre, non hanno diritto all’interdizione anticipata/posticipata del congedo di maternità, che spetta invece alle dipendenti in caso di complicazioni di salute e che, se debitamente accertato, è pagato come il congedo obbligatorio prima e come malattia dopo.
A chi spetta il congedo maternità e l'indennità? Scopritelo nell'articolo: il congedo maternità: a chi spetta e quando
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Aggiornato il 08.01.2019