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Metodi educativi superati (e discutibili) per i genitori in arrivo dal passato

di Elena Cioppi - 23.10.2020 - Scrivici

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Metodi educativi superati e consigli vintage per i genitori, in arrivo dalle pagine del New York Times, per rimettere in discussione tecniche parentali ormai superate.

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Oggi di Maria Montessori - vita, metodo, libri - conosciamo praticamente tutti i segreti, essendosi imposto come approccio pedagogico  tra i più efficaci per la crescita di bambini autonomi e liberi. Ma se guardiamo un po' indietro, all'immediato periodo del Dopoguerra, alcuni tra i metodi educativi superati e vintage molto in voga ai tempi oggi farebbero gridare allo scandalo i genitori più attenti. Una giornalista del New York Times è andata a riguardare gli archivi del quotidiano e ne è uscito un articolo con l'educazione di ieri e di oggi a confronto, una sorta di piccolo compendio ironico a base di pedagogia che potrà anche sembrare anacronistico ai genitori che si affidano al metodo Montessori dalla A alla Z, ad esempio, o hanno fatto di quello Steineriano un mantra. E che pure apre le porte di un mondo che non esiste più, con valori completamente diversi da quelli in cui siamo cresciuti e stiamo crescendo i nostri figli.

Metodi educativi superati, i più eclatanti

La ricerca della giornalista del New York Times affonda agli inizi del '900, quando in un articolo per curare l'indigestione un dottore americano raccomandava alle madri di non dare da mangiare assolutamente ai figli le banane. 

"Anche la madre migliore può scadere nell'irrazionalità. Ma una madre di prima classe, in salute, con un bel fisico e dedicata a suo figlio è già al primo posto come metodo anti-indigestione. L'importante è non dare al piccolo banane"

Per non parlare dei metodi educativi che coinvolgono l'uso di alcol come lenitivo sui minori. In un convegno medico del 1919 un dottore della American Medical Association suggeriva l'utilizzo di "vino rosso come tonico" per aiutare un bambino debole. Una "tradizione" che si è diffusa anche in Italia tra gli anni '70 ed '80 come valido consiglio della nonna da tenere in considerazione anche per lenire il dolore ai denti, per esempio.

Il motto "il vino fa sangue" d'altronde non ha alcun fondamento scientifico e di certo non guarisce bambini. Nel 1926, quando l'editore del NY Times ha lanciato il magazine tematico Children, si è fatto portavoce di metodi educativi molto strong che ai tempi andavano per la maggiore. Nel 1939 sul periodico veniva pubblicato un articolo dedicato ai summer camp, i campi estivi per bambini, indirizzato più a loro che ai genitori, con uno dei pochi consigli che ci sentiremmo di approvare anche oggi: "Non giocate con pistole, coltelli e fuochi d'artificio".

E vogliamo parlare della diatriba "latte in formula VS latte materno"? Forse è una delle questioni più battute dagli esperti. Negli anni '50, sul New York Times, si valutava una madre in base alla moda del momento, che spingeva per l'uno o per l'altro metodo. Uno studio del dottor Clark E. Vincent sempre pubblicato sul New York Times su 60 anni di articoli e pubblicazioni sul tema ha evidenziato di come la tendenza in merito all'allattamento si legasse anche alla posizione nella società della donna.

"Nel 1890 i giornali femminili raccomandavano di non seguire degli orari fissi; nel 1920 invece si puntava tutto su una schedulazione delle poppate serrata, con tanto di sopportazione di pianti del bambino fino all'orario stabilito; nel 1948 invece si puntava all'auto regolazione dei figli"

Altri consigli in arrivo dai manuali di psicologia di quel decennio consigliavano alle neo mamme di non lasciarsi prendere da ansia e depressione perché credenza popolare (diffusa anche in Italia) confermava che quelle sensazioni "avvelenavano il latte". Questa tendenza ha completamente sfavorito le indagini sulla depressione post partum, ciò che c'è da sapere lo abbiamo scoperto molti anni dopo quando si sono puntato i riflettori sul benessere mentale delle mamme.

La pedagogia (per fortuna) ha fatto passi da gigante

Le pubblicità e il marketing facevano il resto sull'immaginario collettivo: negli anni '60 ad esempio non si demonizzava il fumo in gravidanza, anzi, veniva sponsorizzato dalle marche di sigarette anche grazie all'uso di testimonial bambini.

Pubblicità vintage che mostrano bambini sorridenti mentre assaggiano bevande gassate, elogiavano il potere educativo della televisione appena nata, campagne pubblicitarie che esaltavano i bambini forti e consigliavano a quelli "deboli" di prepararsi all'attacco di germi e batteri che li avrebbero uccisi (li raccoglie tutti Metro, in un'escalation di consigli a tratti agghiaccianti) erano all'ordine del giorno e perfettamente accettati.

L'attaccamento madre-figlio nei primi anni di vita poi è stato per lungo tempo considerato superfluo. Nel manuale del 1928 Psychological Care of the Infant and Child scritto dal comportamentista John B. Watson si consigliava ai genitori di non dare che un bacio al giorno ai primi figli, la sera prima di andare a dormire. Mai prima, mai dopo e soprattutto non un bacio di più.

Per non parlare dell'assurda usanza delle baby cage (come riportato in un reportagedel The Guardian) in cui i bambini, intorno agli anni Trenta e soprattutto in Inghilterra, venivano letteralmente messi in gabbia fuori dalle finestre perché si credeva che l'aria fresca giovasse alla loro salute. 

Per fortuna la pedagogia ha fatto passi da gigante non solo nel valutare, analizzare e tenere in considerazione i bisogni del bambino ma anche quelli delle mamme e dei papà. Ognuno sussiste in quanto entità separata ma si cresce insieme, come famiglia, lasciando libertà e autonomia a ogni membro. Chissà se i pedagoghi degli anni '50 sarebbero stati d'accordo con questa sentenza? Probabilmente no.

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