"Vorrei poter avere un giorno in più per poterti stringere, ma mentre aspetto che quel giorno arrivi, continuo a lavorare su di me e a darmi la forza per diffondere la consapevolezza, amore mio. Mentre ti tenevo, ti avevo detto che avresti potuto cambiare il mondo, avresti ancora potuto muovere montagne. Ogni passo che facciamo è grazie a te e a Levi [bimbo di tre anni, morto anche lui per annegamento - ndr]. Le impronte dei tuoi passi resteranno per sempre in questo mondo. Ti amo, bimba mia".
Questo lo straziante messaggio di mamma Morgan Miller, pallavolista e moglie dell'ex sciatore Usa, Bode Miller, pubblicato sulla sua pagina Instagram due giorni fa insieme a una foto in cui stringe la figlia di 19 mesi, Emeline. La piccola nella foto è intubata e moribonda, dopo essere caduta nella piscina del vicino lo scorso giugno.
La bimba non ce l'ha fatta.
In un altro post su Instagram, sempre la mamma ha lanciato un appello ai genitori, perché si rendano consapevoli dei rischi che corrono i loro figli. Bisogna sempre tenere alta l'attenzione, anche quando non si è vicino all'acqua. L'annegamento è tra le principali cause di morte non intenzionale nei bambini tra 1 e 4 anni, secondo il Center for Disease Control and Prevention.
Molto simile l'appello lanciato dalla German Lifeguard Association, l'associazione di bagnini tedesca. E' aumentato il numero di incidenti di bimbi in piscina a causa della distrazione degli adulti, sempre più presi con gli smartphone.
E in Italia?
Come rivela l'Istituto superiore di sanità (ISS) l’annegamento è l’ottava causa di morte in bambini e adolescenti sotto i 20 anni.
Tra le cause principali, la mancanza di barriere nelle piscine e una sorveglianza non adeguata da parte di genitori e adulti. Altri fattori di rischio sono dovuti a scarsa abilità al nuoto e consapevolezza dei pericoli che possono essere associati all’acqua (comportamenti spavaldi soprattutto da parte di giovani maschi).
In media in Italia si verificano 9 casi all'anno tra bimbi di 0 e 4 anni. In particolare, spiega sempre l'ISS, per i bambini così piccoli il problema è legato alla mancata sorveglianza da parte degli adulti e di barriere fisiche, che non permettano l’ingresso non controllato in questi ambienti.
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