No a foto di figli minorenni su Facebook, Twitter, Instagram o Snapchat se anche l'altro genitore non è d'accordo.
E' quanto si evince da una sentenza del Tribunale di Mantova depositata lo scorso 19 settembre e pubblicata su "ilcaso.it".
Infatti il giudice può costringere a non pubblicare più tali immagini, ma anche rimuovere quelle già messe, se uno dei due genitori posta foto del figlio minore sui social network nonostante l'altro non sia d'accordo.
Secondo il giudice, la pubblicazione di tali contenuti sui social "costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi in quanto ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate e avvicinarsi ai bambini dopo averli visti più volte in foto on-line, non potendo inoltre andare sottaciuto l’ulteriore pericolo costituito dalla condotta di soggetti che 'taggano' le foto on-line dei minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico da far circolare fra gli interessati, come ripetutamente evidenziato dagli organi di polizia".
In questo caso il ricorso era stato fatto da un padre separato di due bimbi piccoli (tre anni e un anno) in affido condiviso e con residenza dalla madre. La donna si era impegnata a non pubblicare più foto dei figli sui social e a togliere quelle già messe.
Accordo che però non ha mantenuto.
Secondo il tribunale, la madre ha torto e questo comportamento non solo contravviene all'accordo col padre (preso in sede di separazione lo scorso aprile), ma viola il diritto all'immagine e alla riservatezza dei bambini e la convenzione di New York sui diritti del fanciullo, secondo la quale "nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione" e che "il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti".