Home Famiglia Costume

Quanto aspettare per un nuova gravidanza dopo una morte in utero?

di Valentina Murelli - 01.03.2019 - Scrivici

morte_in_utero.600
Fonte: Shutterstock
Secondo uno studio su “Lancet”, un nuovo concepimento entro un anno dalla perdita non aumenta il rischio di complicazioni. Ma attenzione: non significa che si debba consigliare una nuova gravidanza in tempi brevi, per dare il giusto tempo all'identificazione delle cause della morte in utero e all'elaborazione del lutto.

In questo articolo

Quanto bisogna aspettare per cercare una nuova gravidanza dopo aver vissuto una morte in utero?

È una domanda che i genitori che hanno vissuto questo drammatico evento si pongono spesso, ma per la quale non esistono raccomandazioni ufficiali, a differenza di quanto accade per l'intervallo di tempo consigliato da organismi internazionali dopo una gravidanza andata bene o un aborto spontaneo: rispettivamente almeno 18/24 mesi e almeno sei mesi.

Da qui l'interesse per l'argomento di un gruppo internazionale di ricerca costituito da studiosi australiani, norvegesi e finlandesi, che dalle pagine della prestigiosa rivista medica Lancet - da tempo molto attenta al tema della morte in utero e perinatale - riferiscono che anche un concepimento entro i 12 mesi dalla morte in utero non sembra comportare un aumento del rischio di eventi avversi come una nuova morte fetale, un parto prematuro, la nascita di un bambino piccolo per l'età gestazionale.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato dati riferiti a oltre 14 500 nascite singole (cioè non gemellari) da donne che avevano subito un evento di morte in utero in una gravidanza precedente, confrontandoli con quelli relativi a oltre 1,6 milioni di gravidanze arrivate dopo una gravidanza conclusasi con la nascita di un bambino vivo.

Il primo dato a emergere è che l'intervallo tra le due gravidanze successive è più breve dopo una morte in utero: circa nove mesi rispetto ai 25 mesi dopo l'arrivo di un neonato vivo.

La seconda osservazione riguarda invece i rischi di eventi avversi come nuova morte fetale, parto prematuro o iposviluppo fetale (nascita di un bambino piccolo per età gestazionale) per le donne che avevano subito la perdita di un bambino in utero: anche intervalli inferiori ai 12 mesi tra le due gravidanze non hanno mostrato un aumento del rischio rispetto a intervalli superiori ai 24 mesi.

“È una buona notizia, nel senso che suggerisce che se una nuova gravidanza arriva in tempi brevi dopo una morte in utero, questo breve intervallo non deve essere di per sé fonte di ulteriore ansia per la coppia, perché ci sono buonissime probabilità che il bambino nasca vivo e senza particolari complicazioni” ha commentato a nostrofiglio.it la ginecologa Laura Avagliano, professoressa a contratto all'Università di Milano ed esperta di morte fetale.

“Allo stesso tempo, però, non significa che una nuova gravidanza dopo morte fetale debba essere consigliata in tempi così stretti”.

Intanto perché sarebbe bene riuscire a capire qual è stata la causa della morte in utero – e già questo può richiedere alcune settimane o alcuni mesi, per i tempi per l'autopsia fetale e l'analisi della placenta – per poter mettere in atto, ove possibile, adeguate strategie preventive. “E poi perché in genere serve un certo tempo anche per metabolizzare quanto accaduto dal punto di vista psicologico e affrontare l'elaborazione del lutto” precisa la specialista. Sottolineando che in questo campo è comunque difficile dare indicazioni generali, valide sempre per tutti.

“Molto dipende ovviamente dalla coppia che ha vissuto quella situazione. Per esempio, è chiaro che se mamma e papà desiderano provare a cercare un nuovo bambino e hanno 40 anni, diventa complicato proporre loro di aspettare almeno due anni, perché a quel punto potrebbe essersi esaurita la riserva fertile”.

Dello stesso avviso un commento allo studio pubblicato sempre su Lancet da Mark Klebanoff, del Centro di ricerca perinatale dell'Ospedale pediatrico di Columbus, negli Stati Uniti, secondo il quale, soprattutto nei Paesi ricchi e con sistemi sanitari di buon livello “più che puntare all'adesione a regole nette e stringenti, le raccomandazioni cliniche dovrebbero cercare di prendere in considerazione lo stato generale di salute della donna, la sua età in relazione al desiderio di avere altri figli e al numero di figli che idealmente desidera, oltre che il suo stato emotivo nei confronti di una nuova gravidanza”.

Il percorso verso una nuova gravidanza dopo una morte in utero


I consigli di Laura Avagliano sul percorso da affrontare prima di cercare una nuova gravidanza dopo aver subito la perdita di un bimbo in utero:

1. Per prima cosa, cercare nei limiti del possibile di identificare le cause della morte in utero. “Se l'evento viene ben studiato, con esame istologico della placenta, autopsia fetale e attenta valutazione clinica del caso, spesso si riesce davvero a capire che cosa è successo”.

2. In base a quanto emerso dalla ricerca delle cause, impostare un'eventuale prevenzione o prevedere una terapia specifica in vista di una nuova gravidanza o all'avvio di una nuova gravidanza. “Se per esempio la morte in utero è dipesa da cause legate a un malfunzionamento della tiroide, si lavorerà prima di cercare un nuovo concepimento per sistemare il problema”.

3. Affrontare l'evento traumatico vissuto anche dal punto di vista psicologico, chiedendo se serve il supporto di associazioni specializzate (come l'associazione CiaoLapo) o di professionisti.

4. Fare attenzione allo stile di vita. “Ci sono indicazioni valide in generale per tutte le coppie" ricorda Avagliano. "Smettere di fumare, se si è in sovrappeso cercare di migliorare l'alimentazione e, se possibile, perdere qualche chilo, cominciare ad assumere acido folico, fare una valutazione del rischio infettivo, proteggendosi ove possibile con una vaccinazione se non si è immuni (fondamentale per esempio il caso della rosolia). Tutti aspetti che possono essere affrontati con una consulenza preconcezionale ed esami del sangue preconcezionali, che si possono fare in esenzione con il Servizio sanitario nazionale, facendosi fare un'impegnativa dal proprio medico di famiglia".

"A maggior ragione, questi aspetti diventano fondamentali dopo un evento avverso come la perdita di un bambino in gravidanza”.

TI POTREBBE INTERESSARE

ultimi articoli