Uno studio italiano dell'Istituto tumori di Genova è stato il primo a dimostrare che attraverso farmaci è possibile impedire la menopausa precoce indotta dalla chemioterapia. Quindi sarà più facile diventare madri dopo le cure.
La ricerca italiana, inclusa tra le maggiori novità del 2015 per la cura dei tumori dall'Associazione americana di oncologia, è stata confermata da un altro studio condotto da ricercatori americani. I risultati delle due ricerche - secondo quanto riportato dal corriere.it - determineranno una modifica delle linee guida sulla fertilità dell’ASCO (l’Associazione americana di oncologia) e così l'uso dei farmaci salva-fertilità nelle terapie anti-cancro per le giovani donne diventerà un trattamento standard.
I ricercatori italiani hanno dunque dimostrato che è possibile proteggere la funzione ovarica dagli effetti tossici della chemioterapia somministrando alle pazienti dei farmaci (ormoni analoghi dell’LHRH, ampiamente usati come terapia antineoplastica nei carcinomi della mammella) che mettono le ovaie “a riposo” durante i trattamenti in modo che non vengano danneggiate.
Le cura raddoppia la probabilità di avere un figlio e non diminuisce l'effetto della chemioterapia. Per ora i costi sono a carico delle pazienti.
3mila casi l'anno di tumori al seno tra donne con meno di 40 anni
"E’ sempre meno raro che le pazienti giovani si ritrovino a fare i conti con la neoplasia prima di avere avuto un figlio - dice al Corriere.it Lucia Del Mastro, direttore dell’Unità Sviluppo Terapie Innovative al San Martino-Istituto Tumori di Genova e autrice dello studio -. Visto che le probabilità di guarire oggi sono elevate è fondamentale garantire loro il più possibile il ritorno a una vita piena, di ottima qualità e lasciare aperta l’opportunità di diventare madri è fondamentale". Il 50% delle donne curate con chemioterapici ha una menopausa precoce.
Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nel donne. In italia ci sono 48mila nuove diagnosi ogni anno.
E sono circa 3mila le italiane sotto i 40 anni ad averlo. Fortunatamente la mortalità è in calo e le guarigioni sfiorano il 90%.
Fonte: Associazione americana di oncologia, New England Journal of Medicine

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