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"Respiro ma non mi sento più viva": la 17enne Noa Potheven ha scelto di lasciarsi morire

di Niccolò De Rosa - 05.06.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La ragazza olandese non era più stata in grado di riprendersi dopo una violenza subita da bambina. La tragedia ha riacceso il dibattito sull'eutanasia, anche se nelle ultime ore emergono dettagli che smentirebbero la morte assistita

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Dopo una lunga battaglia per ottenere il permesso di congedarsi da un mondo in cui non riusciva a trovare pace, l'olandese Noa Pothoven si è infine spenta domenica 2 giugno all'età di 17 anni nel letto della sua casa ad Arnhem, dove erano stati allestiti alcuni macchinari ospedalieri per accompagnare le ultime ore di vita della ragazza che ormai da giorni aveva smesso di alimetarsi.

Un trauma irreparabile

Tutto ha avuti inzio quando tra gli 11 e i 14 anni subì molestie e violenze sessuali che gettarono la giovane in un tunnel senza uscita: anoressia, stress post-traumatico e depressione divennero per Noa un fardello quotidiano, un peso così gravoso da togliere qualunque significato alla propria esistenza.

"Respiro, ma non ho mai vissuto" ha scritto nel suo ultimo post su Instagram, un toccante commiato ad amici che parenti che infine hanno dovuto accettare la volontà di farla finita con tutta quella sofferenza.

La scelta infatti - come ha precisato la stessa Noa - non è stata affatto impulsiva, ma frutto di anni interi passati a cercare di reagire senza riuscire a trovare la forza per riprendersi dal male subito.

Aveva anche scritto una autobiografia, "Vincere o imparare", dove non solo descriveva la faticosa lotta contro i suoi demoni, ma spronava i coetani più fragili a lottare per la propria felicità, denunciando la mancanza di strutture specializzate per supportare fisicamente e piscologicamente gli adolescenti olandesi.

Alla fine però, il dolore ha prevalso.

È stata eutanasia?

Come prevedibile, la notizia della morte di Noa ha subito fatto il giro del mondo, riaccendendo l'annoso dibattito etico sulla liceità della morte assistita.

L'Olanda infatti è l'unico Paese della Ue - insieme a Belgio e Lussemburgo - dove l'eutanasia è legale e può essere richiesta a partire dai 12 anni di età dopo la certificazione da parte di un medico che accerti l'irrimediabile insostenibiltà della sofferenza provata dal paziente.

Nei Paesi Bassi, soltanto nel 2017, più di 6.000 persone hanno chiesto e ottenuto l'eutanasia (più o meno il 4,4% per cento dei decessi totali nel Paese, fonte Ansa.it).

Anche la stessa Noa aveva richiesto di poter usufruire di quella che viene chiamata "dolce morte", ma le autorità olandesi avevano rigettato la sua domanda.

Dopo la morte della giovane però quasi tutti i media internazionali (anche quelli italiani), hanno subito scritto di come la 17enne fosse stata indotta al decesso da una struttura ospedaliera specilizzata.

Unici a non parlare esplicitamente di eutansia però, paradossalmente, sono i giornali dei Paesi bassi che anzi hanno trattato poco la notizia, forse per rispetto del lutto della famiglia.

A diffondere la prima news infatti sono state solo due fonti: portale del quotidiano olandese AD e quello del quotidiano locale Gelderla. Nessuna delle due testate però parlava di eutanasia.

La presenza di macchinari ospedalieri nell'abitazione di Noa e la pubblica campagna della giovane per ottenere una morte assistita potrebbe dunque aver spinto molto giornalisti a presupporre un fatto che però non è stato ancora del tutto verificato.

«L'Olanda ha autorizzato eutanasia su una 17enne? FALSO!!! - ha twittato Marco Cappato, politica e a attivista che da anni si batte per il riconoscimento legale della morte assistita - I media italiani non hanno verificato. L'Olanda aveva RIFIUTATO l'eutanasia a #Noa. Lei ha smesso di bere e mangiare e si è lasciata morire a casa, coi familiari consenzienti. Si attendono smentita e SCUSE».

In questo tweet Cappato ha dimostrato come l'Olanda avesse effettivamente negato l'eutanasia a Noa Pothoven

I macchinari dunque servivano solo per alleviare il dolore di una 17enne che si stava facendo morire di fame e di sete? O alla fine le era stata concessa effettivamente la facoltà di lasciare questo mondo con l'ausilio medico?

Mentre si indaga per scoprire la verità resta solo il doveroso silenzio per una vita spezzata dalla violenza e ormai persa per sempre.

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