“Mi è crollato il mondo addosso. Ero sconvolta dai video pedopornografici che ho trovato sul telefonino di mio figlio tredicenne“.
E' quanto spiega una mamma che, come racconta a La Stampa, aveva scoperto la chat di Whatsapp del figlio, chiamata “The shoah party“. E che ha sporto denuncia.
Facendo emergere un modo sommerso: alcuni ragazzini italiani, di 13 anni o di solo qualche anno in più, si mandavano su whatsapp dei video di una violenza assurda a sfondo nazista, islamista e addirittura pedopornografico. Era stato dato al gruppo whatsapp anche un nome terribile: “the Shoah party”.
I carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale hanno eseguito 25 perquisizioni. Tra queste 19 erano a carico di minorenni e 6 a carico di maggiorenni. Le perquisizioni sono state eseguite ieri notte in ben tredici Provincie d’Italia.
Abbiamo intervistato lo psicologo psicoterapeuta Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, che ci ha spiegato che se è possibile che dei ragazzini arrivino a tanto, è a causa del sistema di valori errato che connota la società contemporanea.
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Sui sei 13enni coinvolti non è stato possibile procedere, essendo per l'età non imputabili per la legge italiana. Sono venticinque anche gli indagati per razzismo. Otto ragazzini sono stati identificati tra Torino e Rivoli, nella quale vivevano i due amministratori del gruppo.
Tutti i ragazzini identificati appartengono a famiglie per bene, completamente all'oscuro dei video. L’allarme è partito da Siena, subito dopo la denuncia di una madre che aveva scoperto i video sul telefono del figlio. Pare che molti ragazzini siano entrati e usciti dal gruppo whatsapp nel tempo, ma che nessuno abbia mai denunciato. In base a quanto affermato dagli investigatori, per i ragazzini era una prova di maturità guardare i video terrificanti.
Dopo vari mesi di ricerche si è riusciti a risalire agli amministratori del gruppo, cioè a coloro che lo hanno creato, minorenni e maggiorenni, principalmente di Rivoli. Infine, è stata ricostruita una accurata informativa di reato che è poi passati ai magistrati.
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