Il fatto non costituisce reato perché gli imputati hanno agito in stato di necessità. Il tribunale di Genova ha assolto i sette imputati del processo relativo alla vicenda di Maria-Vika, la bambina bielorussa affidata ai coniugi Giusto, una coppia di Cogoleto e nascosta per circa un mese per non farla tornare in patria dove, secondo loro, rischiava di subire abusi nell’orfanotrofio di Vileika.
Oltre ai due affidatari Alessandro e Chiara Giusto, sono stati assolti il ‘nonno’ Aldo, le ‘nonne’ (Maria Elena Dagnino e Maria Biondi) che nascosero la piccola in un convento in Val d’Aosta, assolti anche il priore del convento Francis Darbellay e il parroco di Cogoleto Danilo Grillo.
Le motivazioni dell’assoluzione non sono ancora pubbliche ma la sentenza sembra avvalorare la tesi dei Giusti secondo i quali “Vika subiva violenze nell’orfanotrofio in Bielorussia, dovevamo salvarla, a qualunque costo”.
Il pm Paola Calleri aveva chiesto otto mesi di reclusione. Ora presenterà appello ritenendo – si legge sul Corriere – la sentenza un precedente nel campo minato degli affidi.
LA STORIA – Dal 7 al 27 settembre 2006 i Giusto nascosero Vika ai carabinieri e all’Interpol, per protesta le autorità bielorusse bloccavano i viaggi dei bambini di Cernobyl in Italia. Vika, ritrovata, fu rimpatriata su ordine del Tribunale dei minori. La bambina, che ora ha 12 anni, è stata affidata a una famiglia che ha adottato anche il fratello. “Bravissime persone – dicono i Giusto, ma per loro il caso si chiuderà solo quando potranno rivederla. “Vika è una prigioniera politica – ha detto Maria Elena Dagnino – il fratello ha potuto venire in Italia per le vacanze, lei no”.
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I coniugi Giusto sono stati assolti perché il giudice ha ritenuto che, nascondendo Vika-Maria, abbiano agito in stato di necessità. Che cosa pensi della vicenda?