La complicata vicenda inizia nel 2010, quando due donne innamorate, Alba e Bice (nomi di fantasia), decidono di coronare gli oltre cinque anni di convivenza con la nascita di un figlio.
La coppia si rivolge dunque alla fecondazione assistita e Alba dà alla luce la loro prima figlia. Sempre dallo stesso donatore poi è stato tratto il seme per la fecondazione assistita di Bice, la quale è diventata a sua volta madre biologica della seconda figlia della coppia.
La famiglia pertanto era formata: Anna, Bea, la figlia biologica di Alba e la figlia biologica di Bice.
Famiglia di fronte alla legge
Nonostante le quattro protagoniste della storia abitino tutte nella medesima casa, condividano gli stessi problemi e vivano le stesse esperienze in un clima di stabilità e normalità quotidiana, per la legge italiana quelle che dovrebbero essere due sorelle, sono in realtà due soggetti giuridici totalmente estranei, poiché legate solo dal Dna paterno, che però è escluso dalla dinamica famigliare, essendo il risultato di una semplice donazione.
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Alba e Bice decidono dunque l'una di adottare la figlia dell'altra e avviano le pratiche per risolvere la questione. (Leggi tutto sull'adozione)
Tutto sembrava andare per il meglio quando il Tribunale dei Minorenni di Milano ha opposto il rigetto all'istanza di adozione, negando dunque qualsiasi riconoscimento giuridico a questa Stepchild Adoption "incrociata".
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Il paradosso
Le ragioni dietro al diniego sono paradossali ma conformi agli stretti lacci della Legge: l'adozione può infatti essere concessa solo se il minore versa in condizioni di abbandono "morale e materiale" (la cosiddetta adozione legittimante) o per eccezioni quali l'adozione al termine di un lungo periodo affidamento, l'adozione di un coniuge riguardo il figlio adottato di un altro coniuge o l'adozione di un disabile privo di genitori.
Nessuno di questi casi coincide con la situazione di Alba e Bice, poiché le loro figlie non solo non sono abbandonate, ma «anzi godono certamente (.
..) di particolare attenzione da parte sia delle madri biologiche che delle rispettive compagne» (che poi sarebbero le stesse Anna e Bea). In pratica le figlie sono inadottabili proprio perché seguite e curate come in una famiglia tradizionale, con la Legge Italiana che non prevede casi simili.
In aiuto delle due donne non viene nemmeno la Legge Cirinnà, poiché essa non tocca affatto le norme vigenti riguardo l'adozione.
FONTE: Repubblica.it