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Tenta di uccidere la figlia di tre anni con sedativi

di Lorenza Laudi - 13.01.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Fa assumere farmaci alla figlia di tre anni, fino a provocarle due arresti cardiorespiratori, nella speranza di attirare l'attenzione del compagno, con il quale è in crisi. Protagonista della vicenda una donna di 30 anni di Napoli. La bimba e le due sorelline sono ora affidate ai servizi sociali.

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Un modo per attirare le attenzioni del marito, con il quale era in crisi.

Sarebbe questo il motivo che ha indotto una donna di 30 anni che abita a Napoli a somministrare farmaci sedativi alla figlia di tre, durante un suo ricovero all'ospedale Bambino Gesù di Roma.

La donna avrebbe somministrato farmaci con benzodiazepine e avrebbero provocato alla bimba due arresti cardiorespiratori. La bimba è stata salvata grazie all'intervento tempestivo dei medici in due distinti episodi avvenuti nel mese di dicembre. (Leggi anche: Gela, madre uccide le figlie e tenta il suicidio)

Le indagini, partite dai referti medici, sono state condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma e del comando provinciale di Napoli.

Lo scorso 28 dicembre i carabinieri aveano notificato con un provvedimento la sospensione della potestà genitoriale. E il Tribunale per i Minorenni di Napoli aveva disposto il divieto di avvicinamento di entrambi i genitori alla bambina e alle due sorelline più piccole, che sono state affidate ai servizi sociali.

"Sostanze tossiche nelle urine"

"Grazie al tempestivo intervento del personale sanitario e alle cure rese possibili dall'ambiente ospedaliero la bambina è fuori pericolo e in buone condizioni", fa sapere all'Ansa l'ospedale Bambino Gesù. "La piccola era ricoverata per approfondimenti diagnostici in seguito a una condizione clinica apparentemente molto complessa. Durante il suo ricovero si sono manifestati 2 arresti cardiocircolatori. Le condizioni cliniche hanno indotto i sanitari a verificare la presenza di sostanze tossiche nelle urine. La presenza nelle urine di sostanze psicotrope ha obbligato i medici a segnalare il caso alle autorità giudiziaria".

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