"Il virus che viene dall'inferno". Così il pediatra americano Peter Hotez, grande esperto di malattie tropicali, definisce il virus Zika, descrivendolo anche come "l'incubo di ogni genitore in attesa"
, per la sua capacità di attraversare la barriera placentare, raggiungere il feto e bloccarne lo sviluppo cerebrale.
Zika è tristemente balzato agli onori delle cronache da circa un anno. Da quando, cioè, è stato registrato nelle regioni settentrionali del Brasile un allarmante aumento di casi di microcefalia nei neonati. Il virus, che viene trasmesso sia dalle punture di una zanzara molto diffusa nelle aree tropicali e subtropicali, Aedes aegipty, sia per via sessuale, è stato da subito additato come possibile responsabile del fenomeno e presto sono arrivate le conferme.
Oggi effettivamente sappiamo che, se contratto in gravidanza, il virus espone il feto al rischio di microcefalia e altre malformazioni cerebrali.
Secondo quando scrive Hotez in un editoriale apparso sulla rivista Jama Pediatrics, sono a rischio moltissimi bambini in tutto il continente americano: America latina, centrale ma anche settentrionale. E le conseguenze della diffusione del virus potrebbero essere così imponenti da richiedere un nuovo approccio all'osservazione e alla cura dei bambini in questo continente.
Il pediatra ricorda che, in soli due anni, il virus ha infettato nel solo Brasile più di un milione e mezzo di persone (per gli adulti, il rischio principale, ma comunque raro, è di sviluppare la sindrome neurologica di Guillain-Barrè). A essere colpita è stata soprattutto la popolazione del Nord Est, dove si concentrano i tre fattori che favoriscono la diffusione del virus: massiccia presenza di zanzare Aedes aegipty, affollamento nei centri urbani e povertà. Non a caso, le stesse condizioni si ritrovano nel secondo paese più colpito dal virus, la Colombia.
"Sulla base di questi dati - scrive Hotez - possiamo prevedere dove il virus più probabilmente colpirà in futuro". Si parla di paesi come Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Honduras; certe aree di Messico, Haiti e Porto Rico; periferie degradate di città statunitensi che si affacciano sul Golfo del Messico in Texas, Louisiana, Florida. In tutti questi posti, prevede ancora l'esperto, tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017 molto probabilmente i pediatri avranno modo di osservare un incremento dei casi di microcefalia e di altre anomalie dello sviluppo neurologico fetale.
E non è escluso che anche bambini più grandi possano essere colpiti da anomalie dello sviluppo cognitivo causate dal virus.
Hotez propone anche qualche dato: secondo l'Organizzazione mondiale della sanità ben 4 milioni di persone potrebbero essere infettate da Zika entro la fine dell'anno, il che potrebbe significare decine di migliaia di bambini interessati da disturbi neurologici associati all'infezione. Per i soli stati americani affacciati sul Golfo del Messico potrebbero essere a rischio circa 1 milione di gravidanze.
Di fronte a un quadro potenzialmente vastissimo, l'esperto sottolinea che sarà probabilmente necessario, per medici e ricercatori, riorganizzare il proprio lavoro in modo da far fronte il più prontamente possibile all'emergenza, sviluppando nuovi criteri diagnostici, nuovi farmaci e nuovi protocolli per la gestione clinica dei disturbi coinvolti.