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Dimenticare il figlio in auto, perché?

di Nostrofiglio Redazione - 08.06.2017 - Scrivici

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Come può succedere? E’ quello che in queste ore si stanno domandando tanti genitori, dopo aver letto della tragedia dei due gemellini dimenticati in auto a New York da un papà questa estate la tragedia tocca ancora noi. A Catania un bimbo di due anni è stato lasciato in auto per cinque ora dal papà. Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, spiega come questo possa accadere.

Com’è possibile dimenticare il proprio figlio sul sedile posteriore dell’auto? Che cosa succede nella mente umana per avere questi black out?

E’ quello che in queste ore si stanno domandando tanti genitori dopo aver letto della tragedia del bimbo di due anni di Catania, dimenticato in auto per cinque ore dal papà. Lui era andato al lavoro scordandosi totalmente del piccolo. È stata la mamma, andata a prendere il bimbo all’asilo, a chiamare l’uomo per chiedersi dove fosse. Raggiunto nel parcheggio poco dopo, non ce l’ha fatta.

Non è la prima volta che accade un fatto del genere: negli anni scorsi hanno perso la vita anche in Italia diversi bambini: Luca, Maria, Elena, Jacopo. Tutti dimenticati per ore al sole. Negli Stati Uniti negli ultimi 12 anni sono successi 500 casi analoghi.

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Le possibili ragioni di un blackout: mancanza di sonno e stress

Come può succedere? “E’ davvero un evento dissociativo – dice Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta intervistato da famigliacristiana.it - Una specie di black-out della mente per cui azioni, pensieri ed emozioni non sono sintonizzati e ognuno va nella sua direzione. Ecco cosa è successo ai genitori di cui ci ha parlato la cronaca. Un fenomeno che può capitare tra stanchezza, routine, mancanza di sonno e pensieri”.

Secondo Pellai, l’accadere di un fatto come questo “non dipende dal grado di amore o di attenzione di un genitore verso un figlio. Il problema è che il bambino in quel momento diventa un "non pensiero", è come se tu, genitore, entrassi in un altro film in cui tuo figlio non è presente.

In una vita piena di impegni e scadenze i quattro minuti in cui normalmente lasci il bambino a scuola li puoi cancellare come niente. E’ un omissione vera e propria”. Conclude Pellai, papà di quattro figli:Ricordo almeno un paio di occasioni in cui accompagnando tutti a scuola o alle attività ho rischiato di lasciare in auto la più piccola perché magari in quel momento dormiva. Una volta ho addirittura chiuso l’auto e mi sono allontanato per un paio di minuti per poi ricordarmene. Due minuti che ti possono cambiare per sempre la vita. Per questo non condanno questi genitori ma nutro grande compassione”.

Leggi anche: I black out della memoria: come prevenirli

La famiglia è sola, lo stress non è più condiviso

Secondo Sara Pezzullo, psicologa Forense, intervistata da panorama.it, queste tragedie forse nascondono una problematica sociale, legata ai ritmi vorticosi della società moderna, quella del ‘sempre di corsa’.

“Oggi la famiglia è sola. I due genitori si ritrovano a dover accudire i figli senza il supporto fondamentale dei nonni. Che se sono presenti sono persone anziane che spesso richiedono aiuto e non sono in grado di darne – sostiene la psicologa - In passato la famiglia era allargata, con la presenza in casa dei genitori dell’uno e dell’altro coniuge, e questo permetteva alla famiglia di “smaltire”, “spalmare” lo stress, il nervosismo e i livelli di ansia che il lavoro e gli impegni familiari presentavano. Oggi, appunto, lo stress non è più condiviso ma grava solo sui due coniugi”.

“ Mia nonna diceva che la donna che aveva partorito per 40 giorni non doveva toccare l’acqua. Questo detto popolare indicava che la puerpera per un mese e mezzo dopo il parto veniva aiutata in casa, nelle facendo domestiche ma anche a lavare i panni. Come è facilmente comprensibile questo oggi non accade più. Ma questo aiuto era fondamentale, ad esempio, anche nelle crisi post parto che oggi nonostante siano più conosciute dalle giovani coppie sono vissute in solitudine”.

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Aggiornato il 20.09.2019

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