Lavarsi continuamente le mani, controllare insistentemente se le porte di casa sono chiuse, rimuginare in continuazione su paure anomale: questi comportamenti, se esasperati, sono manifestazioni tipiche di un disturbo psicologico noto come "ossessivo-compulsivo", possono influenzare negativamente la vita delle persone e devono essere adeguatamente curati. Abbiamo intervistato il Prof. Gabriele Melli dell'Università degli Studi di Pisa, presidente dell’Istituto IPSICO di Firenze e autore del libro "Vincere le Ossessioni" (Edizioni Centro Studi Erickson), gli abbiamo chiesto di spiegarci esattamente cos'è il DOC e di dirci come è possibile curare questo disturbo così diffuso.
Cos'è esattamente il disturbo ossessivo compulsivo
Secondo il Prof. Gabriele Melli, il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è un problema che si manifesta con pensieri o immagini intrusive e molto disturbanti (le ossessioni), che affollano la mente della persona e che generano un tale disagio emotivo da impedirle di proseguire le normali attività quotidiane. Tutto ciò finché la persona non fa qualcosa per liberarsene (le compulsioni) e per abbassare i livelli di disagio.
"Entrando nello specifico, troviamo almeno quattro presentazioni classiche del disturbo. I primi sono i dubbi ossessivi di essere entrati in contatto con qualcosa di "sporco" e di potersi contaminare o trasmettere ad altri la contaminazione, che vengono solitamente gestiti con compulsioni di lavaggio e disinfezione. In secondo luogo vi sono i dubbi ossessivi che accadano sciagure a causa di proprie disattenzioni o leggerezze (ad esempio che scoppi la casa perché non si è chiuso il gas, che si sia investito involontariamente un pedone guidando la macchina, che muoia il proprio figlio perché si è pensato a lui spegnendo una luce, ecc.), gestiti con compulsioni di controllo e verifica, oppure di tipo magico/superstizioso. Terzi sono i pensieri, le immagini o gli impulsi ossessivi percepiti come pericolosi o moralmente inaccettabili, come aggredire il proprio figlio o compiere atti sessuali nei suoi confronti, bestemmiare in luoghi sacri, lanciarsi nel vuoto, tradire il partner, e così via, che solitamente non attivano compulsioni, ma rimuginii volti a rassicurarsi sulla propria natura di "buone persone".
Infine, vi sono le preoccupazioni ossessive che i propri oggetti (es. abiti) non siano sistemati e allineati nel "modo giusto", che attivano compulsioni di riordino, sistemazione e allineamento", spiega il Prof. Melli.
Tutti i soggetti che hanno ossessioni e compulsioni, inoltre, tendono ad evitare le situazioni che attivano le ossessioni. "Così, se ho paura della contaminazione, eviterò i bagni pubblici, i cassonetti, certe persone ritenute sporche o malate, se ho paura di danneggiare qualcuno guidando la macchina eviterò di guidare, mentre se ho paura di compiere gesti aggressivi verso mio figlio eviterò di starci da sola e di prendermene cura direttamente. Chiaramente tutto questo ha conseguenze pesanti sulla qualità di vita e può diventare una prigione, con ricadute importanti anche sull'umore e sulle relazioni interpersonali", chiarisce il professore.
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Come nasce il DOC in una persona e quali fasce d’età sono maggiormente colpite
Secondo Melli, vi sono molti fattori concomitanti che contribuiscono allo sviluppo di un disturbo del genere ed è possibile, anche se non certo, che vi sia una qualche predisposizione biologica.
"Indubbiamente vi è un'alta sensibilità morale e una bassa capacità di tollerare i sentimenti di colpa, che solitamente originano in un contesto familiare ove l’integrità morale è stata trasmessa come valore fondamentale e dove il soggetto ha vissuto direttamente o assistito a giudizi severi e disprezzanti a fronte di comportamenti "superficiali" o "leggeri".
Chiaramente questi sono solo elementi molto generali che non è detto si riscontrino in ogni paziente e ogni caso ha una sua storia e sue origini specifiche che devono essere individuate. La fascia di età più colpita è giovanile, tra i 15 e i 30 anni. Almeno questa è l’età di esordio, che alcune volte può essere anche molto prima; purtroppo però molte persone convivono con il problema per anni, almeno finché non diventa molto invalidante, senza neanche avere consapevolezza di che cosa sia e come si possa affrontare.
Ne consegue che il trattamento spesso può essere richiesto molto più tardi, con inevitabili complicazioni date dagli innumerevoli fattori di mantenimento che subentrano", sostiene il docente.
In che modo è possibile curare il disturbo ossessivo compulsivo?
Il Prof. Melli afferma che il disturbo ossessivo-compulsivo oggigiorno è curabile nella maggior parte dei casi, anche se sono ancora pochi i professionisti adeguatamente formati sul territorio italiano.
"La ricerca scientifica ha mostrato chiaramente come la psicoterapia cognitivo comportamentale sia l’intervento di prima scelta, efficace nella maggior parte dei casi, in un tempo che oscilla fra i 6 e 12 mesi, con sedute a cadenza settimanale. Qualche beneficio può essere tratto anche dalle terapia farmacologiche, a base primariamente di antidepressivi, ma molto raramente si possono ottenere risultati definitivi senza l’intervento psicoterapeutico. Quest’ultimo, dopo un’accurata analisi della storia di vita e dei fattori che hanno determinato l’esordio del disturbo, si concentra primariamente sui fattori di mantenimento".
L’obiettivo fondamentale delle terapie cognitivo comportamentali è infatti quello di ottenere un cambiamento e dare sollievo dai sintomi attraverso la trasmissione al paziente di strategie pratiche per affrontarli.
"Nello specifico, la parte comportamentale dell’intervento aiuta ad affrontare gradualmente le situazioni evitate e a non mettere in atto le compulsioni in risposta all'attivazione delle preoccupazione ossessive. La parte cognitiva aiuta a modificare il flusso di pensieri negativi e di credenze riguardo ai pensieri ossessivi stessi, in quanto questi influenzano il disagio emotivo ad essi associato. Riducendo l’ansia, il disgusto e il senso di colpa, le emozioni che più caratterizzano il disturbo, sarà così anche più facile non mettere in atto evitamenti e compulsioni, che sono funzionali a gestire queste emozioni intense", spiega l'esperto.
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A chi ci si può rivolgere per un aiuto?
Occorre rivolgersi a centri clinici di eccellenza, almeno per una valutazione iniziale accurata e per essere correttamente indirizzati in base alle possibilità di trattamento sul territorio.
"Il modo migliore per individuarli è far riferimento all'Associazione Italiana Disturbo Ossessivo Compulsivo (Aidoc)".
E' data la giusta rilevanza a questo disturbo nell’ambito psicologico e medico?
"In ambito medico e psicologico il disturbo è molto noto e a mio avviso sufficientemente trattato e considerato. Purtroppo scarseggia una formazione specifica legata alle procedure psicoterapeutiche adeguate e vi è una generale e facile tendenza alla prescrizione massiccia di farmaci che, come già detto, possono aiutare, ma difficilmente risolvono.
Dove invece il disturbo è ancora troppo poco considerato è nell'ambito dei media, tanto che la maggior parte delle persone non è a conoscenza di tutto ciò che ho spiegato e continua a soffrire per anni senza sapere che vi sono alternative valide di trattamento".
Cosa possono fare i genitori che soffrono di DOC per gestire al meglio il rapporto con i figli?
Avere a che fare con persone che soffrono di DOC non è facile, perché chi non vive in prima persona il problema non riesce a comprendere il disagio che queste provano.
"Forse una delle migliori cose da fare, per cominciare, è proprio quella di leggere un libro come "Vincere le ossessioni", che ha anche una sezione dedicata ai familiari, per meglio comprendere ciò che accade ai propri cari e aiutarli a farsi aiutare", conclude il Prof. Melli.
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