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Diventare genitori: il punto di vista IRONICO di un papà

di Sara De Giorgi - 21.09.2018 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Spesso, dopo la nascita di un bimbo, i riflettori sono puntati sulla mamma e il papà invece viene un po' messo in disparte. Abbiamo intervistato lo scrittore Vincenzo Romano, autore di Romanicomio. Storie di figli, Pensieri di papà , che ha pensato di raccontare gioie e dolori della paternità in modo ironico e divertente.

In questo articolo

Si parla tantissimo di maternità e meno di paternità. E qualche volta accade che i padri siano messi in disparte: ad esempio, quando nasce un bimbo, tutti si complimentano con la mamma, che ha "fatto tutto", mentre l'uomo viene un po' dimenticato.

A raccontare gioie e dolori della paternità in modo ironico ci ha pensato Vincenzo Romano, autore di Romanicomio. Storie di figli, Pensieri di papà (Independently published, 91 pp.) e già appassionato scrittore di romanzi fantasy. Lo abbiamo intervistato: lui ci ha spiegato le motivazioni che lo hanno portato a narrare in maniera divertente alcuni episodi della sua vita di papà e ci ha anche donato alcuni preziosi suggerimenti per tutti gli uomini che stanno affrontando l'esperienza meravigliosa della paternità.

Un libro che racconta la paternità in toni ironici e spiritosi

L'idea di scrivere il libro Romanicomio è nata da un pizzico di invidia causata in lui dal fatto che «ci sono centinaia di testi per mamme e pochissimi dedicati esclusivamente ai papà».

«Prima della nascita di Figlio 1 ho sbirciato con curiosità i libri di mia moglie, tutti rigorosamente (tranne un paio di testi di pedagogia) rivolti alle donne in procinto di diventare mamme o già madri da poco. Davano tante informazioni, ma non erano rivolti a me, che sono papà. Un giorno ho "raccontato" sulla mia bacheca Facebook un episodio accaduto a casa con i bambini: per me era un modo per condividere quelle piccole perle di normalità che la vita ci regala. Me ne hanno chiesto un altro, poi un altro ancora».

«In seguito ho fatto uno più uno: l'idea della mancanza di una guida per i papà mi ha portato a raccontare gli avvenimenti della mia quotidianità da padre e ho iniziato a scrivere il testo. In particolare, ho usato i piccoli episodi della mia vita familiare (che ho chiamato "scene da un romanicomio") come interludio tra i capitoli del libro.

Sì, io un libro così lo avrei voluto, scritto da un papà per i papà».

Che cosa significa diventare papà?

Vincenzo Romano spiega che è difficile trovare subito un'immagine o un pensiero che renda l’idea: «Nel libro ho citato il film Matrix, un classico della fantascienza, e in particolare la frase “Nessuno di noi è in grado, purtroppo, di descrivere Matrix agli altri, dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è". Diciamo che il concetto di paternità si avvicina molto a questa idea, è un percorso di continua scoperta: di sé, della propria compagna, dei figli».

Lo scrittore chiarisce che non sa se le fasi della paternità sono le stesse per tutti, ma che all’inizio paura ed eccitazione sono certamente le emozioni dominanti: da quel momento e, per sempre, un essere umano dipenderà dalle cure dei suoi genitori.

«Fa un po' paura no? Con ogni figlio però la cosa è diversa, se si accetta serenamente di farlo si acquisiscono consapevolezza e serenità che un po' all’inizio mancano. Proprio come Neo, il personaggio del film Matrix, si scoprono pian piano le proprie potenzialità, quelle della coppia e via via quelle dei bambini. In breve, si tratta di una esperienza straordinaria, nel bene e nel male».

La coppia dopo l’arrivo di un figlio. Che cosa cambia?

Tantissimo: prima di tutto occorre pensare che non si è più solo in due. «Si sperimentano una serie di emozioni mai provate prima. Il neopapà si trova ancor più lontano dai riflettori rispetto ai mesi della gravidanza: al cospetto di una star del momento, vera e propria eroina, chi ha voglia di badare a lui?».

Comprendere il cambiamento che deriva dalla nascita di un figlio e il potenziale positivo che c'è dietro è una delle chiavi per vivere meglio la genitorialità, che inevitabilmente porta anche un traumatico mutamento di equilibri.

Figli: croce e delizia. Tra le gioie e i "dolori" dell'essere genitore

«È un ping pong continuo tra quello che perdi e quello che guadagni: sicuramente molto di quello che guadagni ha un costo.

I miei figli sono piccoli, quindi tra le gioie ci metto senz’altro l'energia che mi danno quando la sera torno a casa dal lavoro. Mi dicono che sono felici di vedermi nel modo più spontaneo del mondo: mi saltano addosso e giochiamo insieme. Ci sono anche momenti di soddisfazione quando li vedo raggiungere i piccoli grandi traguardi della loro vita: primi passi, prime parole… la lista è lunga, fortunatamente».

«Poi, il prezzo c’è, sarebbe stupido negarlo, anche soltanto dal punto di vista fisico... si tratta di una faccenda impegnativa. Se poi ci mettiamo anche il senso di inadeguatezza che accompagna l’essere genitori e il fatto di non sentirsi sempre all'altezza, la frittata è fatta!».

Qualche suggerimento pratico che i padri possono mettere in atto da subito con mogli e bambini

1 - «Ho quattro consigli da dare ai neopapà. Ehm... il primo è sicuramente leggere Romanicomio! Dentro ci sono diverse considerazioni pratiche da applicare in situazioni concrete, non hanno la pretesa di essere ricette di educazione o formule magiche, ma possono indicare una strada».

2 - «Il secondo è di non dimenticarsi di essere anche uomini, non solo papà. Bisogna stare vicino alla propria moglie ricordandole sempre che, oltre ad essere una magnifica mamma, resta e resterà sempre una splendida donna».

3 - «Il terzo suggerimento è quello di trovare il proprio centro e di usare tutti i superpoteri che l’essere papà conferisce per rendere la famiglia un posto rassicurante e stimolante».

4 - «Il quarto e ultimo è di ascoltare il proprio bambino interiore, troppo spesso relegato a ospite indesiderato dalla vita "da adulti". È il vostro migliore alleato, traduttore delle esigenze e delle emozioni dei piccoli nel linguaggio dei grandi».

Per saperne di più, il link dell'ebook del libro Romanicomio

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