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Conviventi e coppie di fatto: cosa succede alla morte del partner?

di Ines Delio - 03.05.2023 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Cosa prevede la legge se il partner muore ma non si è sposati? Ecco cosa sapere in merito all'eredità per conviventi e coppie di fatto

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Eredità per conviventi e coppie di fatto

Con la legge Cirinnà del 2016, anche le persone che abitano sotto lo stesso tetto ma non sono marito e moglie sono riuscite a raggiungere alcuni traguardi significativi rispetto al passato e possono godere di diritti prima esclusivamente riservati alle coppie sposate. Ma cosa succede alla morte di uno dei due partner? Ecco cosa sapere in merito all'eredità per conviventi e coppie di fatto.

Conviventi di fatto o coppie di fatto? Differenze

In Italia sono moltissime le coppie che convivono senza ufficializzare la loro unione. La legge ha cercato di regolamentare la convivenza di fatto, tra persone dello stesso sesso oppure eterosessuali, unite da un legame affettivo stabile. La convivenza di fatto viene attestata attraverso un'autocertificazione presentata all'Ufficio Anagrafe del Comune di residenza, nella quale si dichiara di:

  • essere maggiorenni
  • essere uniti stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale
  • essere coabitanti
  • essere iscritti sullo stesso stato di famiglia
  • non essere legati da vincoli di matrimonio o da un'unione civile, né da rapporti di parentela, affinità o adozione

La coppia di fatto, invece, è rappresentata da due persone, eterosessuali o omosessuali, unite da un legame affettivo stabile, che vivono sotto lo stesso tetto ma che non hanno formalizzato la loro unione presso un Ufficio comunale.

Eredità per conviventi e coppie di fatto: cosa succede alla morte del partner

Il convivente non è considerato dalla legge un erede legittimo. Ciò vuol dire che l'eredità per conviventi e coppie di fatto non è ancora prevista. Ad oggi, l'opportunità di rientrare nella successione esiste soltanto per coloro che hanno stipulato un'unione civile, mentre non sono previsti dalla legge per conviventi e coppie di fatto, i diritti e doveri per:

  • eredità
  • successioni
  • pensioni
  • sostentamento materiale o morale 

Eredità per conviventi e coppie di fatto: si può fare testamento?

Un modo per garantire alla persona amata e convivente la possibilità di lasciarle la propria eredità è quella di citarla nel testamento.

Nel caso ci siano dei figli, però, bisogna prima riconoscere agli eredi legittimi le quote che spettano loro per legge. Ciò che resta e che viene chiamata 'quota disponibile' potrà quindi essere assegnata al partner. Se il convivente defunto non ha figli, ma i genitori sono ancora in vita, spetta a loro una quota dell'eredità.

Pensione di reversibilità per conviventi e coppie di fatto

La pensione di reversibilità spetta al partner superstite solo se la convivenza è stata registrata al Comune: in caso contrario,  ossia se si è una coppia di fatto, non si è inclusi tra i soggetti che possono beneficiare di questa forma di sostegno pensionistico rivolto ai familiari di superstiti di un pensionato o di un lavoratore deceduto. Tale diritto, invece, spetta ai figli del convivente defunto. Il partner superstite e convivente non ha, inoltre, diritto alla quota di liquidazione del Tfr (trattamento di fine rapporto).

I diritti di conviventi e coppie di fatto sulla casa comune

Dato che l'eredità per conviventi e coppie di fatto non è ancora un diritto acquisito, un modo per garantire una tutela alla persona amata in casa di decesso è quello di intestarle la casa o una metà dell'abitazione (cointestazione). Pur non essendo erede legittimo, il partner superstite resterebbe titolare del bene immobile, che non cadrebbe in successione, almeno per la sua quota di proprietà. Bisogna però considerare che l'intestazione gratuita della casa è, di fatto, una donazione, il che significa che entro 10 anni dalla morte, gli eredi legittimi potrebbero rivendicarla, qualora il defunto avesse diseredato i figli o avesse lasciato loro una parte del patrimonio considerata esigua.

Tuttavia, ai sensi della legge Cirinnà: 

  • se la convivenza è registrata, il convivente può rimanere nell'abitazione di proprietà del compagno per due anni o per un periodo pari alla convivenza, se questa è superiore a due anni, e comunque per un periodo non superiore a cinque anni
  • se nella casa vi abitavano anche figli minori o disabili del convivente superstite, il diritto di abitazione non può essere inferiore ai tre anni dalla morte del partner.

Questo diritto decade qualora il convivente superstite cessasse di abitare stabilmente nella casa di comune residenza, in caso di matrimonio, di unione civile o di una nuova convivenza di fatto.

C'è anche un altro modo in cui il convivente proprietario della casa può tutelare il proprio partner in caso di morte, ossia costituire in suo favore un diritto di usufrutto senza corrispettivo, attraverso la stipula di un patto di convivenza. Infine, nel caso in cui la coppia condividesse una casa in affitto, alla morte del partner conduttore (o in caso di suo recesso), il convivente di fatto può succedergli nel contratto.

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