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Genitori umami: scopri se lo sei anche tu (e come diventarlo)

di Agnese Gazzera - 15.07.2024 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Genitori umami: scopri se lo sei anche tu e come diventarlo, per accompagnare serenamente i figli nella crescita

In questo articolo

Sei un genitore umami?

Come aiutare la propria figlia o il proprio figlio a rispettare le regole? Come sostenere la sua autostima? Come far sì che gestisca meglio le emozioni? Claudia Denti e Severino Cirillo, fondatori del portale Genitore Informato, rispondono a queste (e molte altre) domande nel loro libro "Impara a dire no. Per crescere i figli felici" (Rizzoli). Nel volume, si soffermano sulle tante domande relative all'educazione, proponendo un pilastro: molte risposte stanno nell'imparare a dire di no, senza scorciatoie, compromessi e soluzioni insostenibili. Abbiamo chiesto loro quali no dire e come farlo, cercando di capire i principi che guidano il genitore Umami nell'accompagnare i propri figli in una crescita felice. 

Genitori umami e disciplina dolce, che differenze?

Che cosa significa essere un genitore Umami e quali sono i vantaggi rispetto alla disciplina dolce?

"Lavorando con i bambini, nel tempo abbiamo notato che i metodi educativi sono molto frammentati. Forse per reazione ai metodi del passato, è nata l'educazione gentile, un passo positivo, perché mostra che è stata raggiunta la consapevolezza che il bambino è un individuo e come tale va rispettato. Tuttavia, l'educazione dolce non è molto strutturata e può ricadere in un 'fanatismo involontario' alimentato da divulgazione approssimativa e mancanza di qualifiche. Spesso il genitore che sceglie questo approccio non ha le competenze per farlo. La conseguenza è che quel genitore vive un malessere: sa di essere nel giusto, ma non riesce ad applicare il metodo sino in fondo, così sviluppa senso di estraneità, di finzione e mancata autenticità. Il genitore vive un conflitto: sente che il modo in cui si comporta non gli appartiene fino in fondo e finisce per percepirlo come artificioso. Per questo abbiamo cercato una via nuova, che avesse sì rispetto del bambino, ma anche del genitore.

Così è nato il genitore umami: per trovare un'esperienza completa. Madri e padri, che spesso si sentono soli e senza guida, vengono rimessi al centro assieme al bambino". 

Umami è un acronimo: il significato di ogni lettera che lo compone

"La sigla Umami incorpora i cinque principi della nostra disciplina. La prima parte del libro si sofferma su di essi, la seconda sull'applicazione pratica. I principi possono essere adattati alla realtà, mentre nella pratica bisogna considerare che ogni situazione è diversa e può essere approcciata in vari modi, anche differenti da quelli che abbiamo proposto, ma ugualmente efficaci. 

Ecco i principi:

  • Unicità: ogni genitore è un individuo unico, così come lo è ogni figlio. Nessuno può essere obbligato in maschere o spazi che gli impediscano di esprimersi, perché ciò sarebbe uno spreco di risorse e possibilità non solo per il singolo, ma per tutte le persone che lo circondano e che potrebbero trarne beneficio. La possibilità di esprimersi di ciascuno migliora la vita propria e degli altri;
  • Maturità: l'accettazione è necessaria, perché la vita è un caos ed è costellata di difficoltà. Si perdono persone care, si deve dire addio a cose che si amano, i progetti non vanno come pianificato… attraversare ogni momento con accettazione e perdono consente di vivere meglio;
  • Autenticità: è l'attuazione concreta dell'unicità. Se l'unicità è il proprio essere, l'autenticità è il proprio fare. Qui rientra l'impegno di ciascuno per consentire a se stessi e alle persone vicine di esprimere la propria unicità;
  • Meraviglia: oltre a essere un'emozione, può essere un assetto di vita. Trarre meraviglia anche dal quotidiano e da ciò che di solito si dà per scontato consente di vivere meglio e aiuta nei momenti difficili;
  • Indipendenza: lo scopo finale dell'essere genitore. Quest'ultimo dà la vita, ma è necessario che riconosca che quella vita non è sua bensì di un altro individuo: non deve avere pretese su di essa. Il compito del genitore è permettere al figlio di essere autonomo e indipendente il prima possibile, dandogli ogni strumento per vivere la vita come lui o lei la voglia". 

Come si applicano i principi Umami con bambini di 0 - 3 anni

"Tra zero e tre anni, il bambino è in crescita: a livello neurologico e vive in un eterno presente.

Per potergli trasmettere questi principi non c'è altra strada per gli adulti che viverli e incarnarli, con coerenza e costanza. Quando il genitore sente di essere Umami, il figlio vive quotidianamente il significato di questo approccio e a sua volta diventa Umami". 

"Da persona a persona le tecniche e i modi di fare possono cambiare, ma ciò che conta è l'essenza. Lettrici e lettori che non hanno avuto occasione di esplorare le dimensioni Umami e lo fanno per la prima volta possono trovarlo complesso, ma l'invito è a intraprendere comunque questa strada".

"Facciamo un esempio sul principio di maturità, con un bambino di 3 anni che vuole andare al parco, anche se diluvia. Perché capisca davvero i motivi per cui non si può uscire, deve toccare con mano che cosa sta succedendo. Gli si può mostrare che sta piovendo molto forte, gli si può far sentire con le mani l'acqua. Quando avrà smesso di piovere, lo si può portare al parco a vedere che il prato è imbevuto d'acqua, che i giochi sono bagnati e inutilizzabili, che non ci sono altri bambini con cui giocare. Così lo si aiuta a sviluppare maturità e accettazione. Non è detto che comprenda la prima volta che ciò succede, ma usando lo stesso approccio gli sarà sempre più facile comprendere".

Come si applicano i principi Umami con bambini di 3 - 6 anni

"Nella fascia d'età 3-6, il bambino ha già assimilato che cosa i principi Umami significano nella quotidianità. Incontrando la realtà esterna, spesso scopre contraddizioni e visioni diverse, quindi sottopone i principi a confronti e valutazioni. Crediamo che chi cresce con questi valori e principi difficilmente li abbandonerà o li lascerà sradicare".

"Facciamo l'esempio di come applicare il principio di meraviglia con un bambino di 6 anni che vorrebbe usare il cellulare, ma che vorremmo riportare al gioco nella natura.

La chiave è che l'adulto sia il primo a cogliere la meraviglia della natura, mostrandola e meravigliandosi con lui. L'adulto può piegarsi a osservare il lavoro delle formiche, i loro movimenti, usando una lente d'ingrandimento per studiarle nei dettagli. Il bambino di 6 anni non fa più caso alle formiche, ma può essere coinvolto. Ma c'è un passo precedente: se il bambino vuole il cellulare è perché vede gli adulti che lo usano costantemente, oppure proprio gli adulti l'hanno abituato a giocarci. Quindi, la prima cosa è ridurre il più possibile entrambi questi comportamenti, poi si può agganciarsi a una sua passione per riportare il bambino nella realtà. Se gli piacciono le app degli animali, li si può cercare nella realtà: così il bambino impara un coinvolgimento diverso, in cui può muoversi con gli animali, accarezzarli…".

Gli intervistati

Claudia Denti e Severino Cirillo sono i cofondatori del portale Genitore Informato e di Parentalife, creatori della Disciplina Umami, punto di riferimento online sulla genitorialità per molte famiglie. 

Claudia Denti è laureata in Scienze dell'educazione e della formazione ed è consulente del sonno International Association of Child Sleep Consultants. Severino Cirillo è formato in Health Science alla University Of The People, specializzato in Happiness and Wellbeing. 

Insieme sono autori di "Impara a dire no. Per crescere i figli felici" (Rizzoli). 

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