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I black out della memoria o amnesia dissociativa: come prevenirli

di Valentina D'Andrea - 11.06.2013 - Scrivici

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E’ successo ancora una volta e in questo caso a un papà. Purtroppo senza lieto fine. E ancora una volta molti si sono chiesti se potrebbe esistere anche per loro la possibilità di dimenticarsi un figlio piccolo in auto. Dalla scienza viene una rassicurante risposta: un’eventualità del genere si può prevenire. Si chiama black out della memoria o amnesia dissociativa. 

E’ successo ancora una volta e anche stavolta a un papà.
Un bimbo di due anni di Catania è stato dimenticato in auto e non ce l’ha fatta.

Come può capitare? Come può un genitore dimenticarsi di portare il figlio all’asilo? Dalla scienza viene una rassicurante risposta: un’eventualità del genere si può prevenire. Il dottor Domenico Mazzullo è con noi per spiegarci da dove nascono i vuoti di memoria e come evitarli.

Automatismi: ecco spiegate le amnesie

Automatismi: è questa la parola chiave per spiegare le amnesie che aprono la strada a conseguenze terribili. Mentre si compiono gli stessi gesti o si guida lungo gli stessi tragitti lo stato di coscienza si abbassa, si è meno vigili, meno presenti, per nulla concentrati su quello che si sta facendo. E’ come se ci si affidasse a un pilota automatico ritenuto infallibile: da qui si origina la possibilità di distrarsi dalle tappe che scandiscono i percorsi della consuetudine, fino a saltarne una, magari la più importante.

E’ vero però che, sia pure più di rado, anche un’assenza di automatismi potrebbe tendere un tranello alla memoria: per esempio, chi non accompagna i bambini abitualmente, se incaricato di farlo potrebbe tirare dritto, anziché fermarsi a destinazione, oppure potrebbe imboccare una strada diversa da quella che porta alla scuola.

La mamma è meno a rischio amnesie riguardo al figlio

I ricercatori che studiano i i sofisticati meccanismi che regolamentano la memoria, i ricordi, la concentrazione, l’attenzione ritengono meno probabile l’eventualità che a dimenticarsi del figlio sia la madre. Il cervello delle mamme, infatti, per una questione puramente biologica, funziona in modo diverso da quello dei papà e riconosce come priorità assoluta l’accudimento della prole. E’ cioè più facile che sia il papà può essere distratto dalle necessità del bambino, se si trova alle prese con altre necessità, relative, per esempio, al suo lavoro, invece alla mamma non può accadere. Il fortissimo istinto di protezione della prole proprio delle mamme si deve anche alle modificazioni ormonali che avvengono nell’organismo durante la gravidanza e subito dopo il parto.

La natura provvede cioè con tutti i mezzi di cui dispone a convogliare l’attenzione della mamma sul figlio e, quindi, a impedirle di incorrere in black out della memoria che potrebbe mettere a repentaglio l’incolumità del suo piccolo. E’ come se nel cervello della donna fosse sempre accesa una spia pronta ad attivarsi, all’occorrenza, per sollecitare il ricordo del bambino e delle cure di cui ha bisogno. Nei padri questo istinto è meno marcato. Premesso questo, stress, preoccupazioni, stanchezza fisica potrebbero causare un vuoto di memoria anche in una mamma. Ecco allora che “concentrarsi sul bambino” quando ci si trova da soli ad occuparsi di lui dovrebbe diventare un imperativo categorico sia per la mamma sia per il papà.

Black out della memoria minori (o amnesia dissociative)

Se è vero che difficilmente le mamma sono vittime di un vuoto di memoria così grave da mettere a repentaglio l’incolumità del bambino è certo che proprio le mamme, con le loro giornate zeppe di miriadi di impegni, possono andare incontro a piccoli black out della memoria. Si tratta sempre di dimenticanze veniali, prive di grossi rischi per il bambino. Le più comuni riguardano la somministrazione di medicine, che devono essere date al bambino a intervalli regolari, oppure l’acquisto di qualcosa richiesto dalle educatrici della scuola materna o del nido. Può anche capitare che una mamma vada a prendere il bambino all’asilo, dimenticandosi che quel giorno all’asilo non ce l’aveva portato perché al mattino aveva la febbre. Anche in queste eventualità è con gli automatismi, presenti o, al contrario assenti, che va messa in relazione la transitoria piccola amnesia.

Lo specialista risponde a tre domande sui black out

Ci sono delle condizioni che favoriscono i più drammatici black out della memoria?

La mancanza di sonno, le troppe preoccupazioni, l’eccesso di responsabilità, un lavoro estremamente impegnativo dal punto di vista mentale possono generale un accumulo di stress che può ripercuotersi direttamente sulla memoria, provocando temporanei vuoti.

Anche una malattia febbrile in qualche caso potrebbe agire da fattore favorente.

Che cosa si può fare per scongiurare il pericolo di essere ingannati dalla memoria?

La strategia migliore consiste nello stilare un elenco delle incombenze che si devono affrontare nella giornata, per poi portarlo sempre con sé. La prova di quanto sia utile questa precauzione arriva da una prassi seguita da tempo nelle sale operatorie, grazie a cui la presenza di strumenti chirurgici dimenticati nell’addome dei pazienti è diminuita: prima di suturare l’incisione, per concludere l’intervento, gli operatori sono tenuti a leggere una sorta di memorandum che suggerisce, per esempio, di contare garze e bisturi, per essere sicuri che nessun corpo estraneo sia rimasto all’interno della persona operata. Le indicazioni scritte obbligano a ricordare, diminuendo il rischio che la memoria tradisca.

Ci sono altri accorgimenti da seguire, anche per evitare le dimenticanze minori?

Obbligarsi a concentrarsi sull’azione presente, abbandonando l’abitudine, comune, di fare una cosa che richiede attenzione (per esempio, accompagnare il bambino all’asilo) pensando a un’altra cosa che ne sollecita altrettanta (per esempio, risolvere un problema di lavoro). Mi spiego meglio: si può, senza correre rischi, sorseggiare una bibita mentre si sta affrontando un problema di lavoro perché questa prima azione non richiede uno stato di coscienza particolarmente vigile e, quindi, non interferisce sulla possibilità di trovare la soluzione migliore. E’ certo invece che sarebbe ben poco produttivo affrontare il problema di lavoro mentre si è impegnati in una conversazione telefonica complicata.

Dimenticanze minori: l'importante è perdonarsi

Il senso di colpa, si sa, è un sentimento che rincorre le mamme anche quando non avrebbero assolutamente nulla da rimproverarsi, quindi non c’è speranza che dia loro tregua in caso di dimenticanze che riguardano il bambino. Così ci sono mamme che piangono per essersi dimenticate di portare all’asilo un cambio di vestiti puliti e altre che si tormentano per essersi dimenticate di puntare la sveglia di notte, all’ora in cui il bambino avrebbe dovuto prendere l’antibiotico.

C’è un modo infallibile per giudicare queste eventualità con più indulgenza fino a perdonarsi del tutto. Basta ripromettersi di non farlo mai più: questa “dichiarazione d’intenti”, da fare a se stesse, ha il potere di scacciare i rimorsi.

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Aggiornato il 20.09.2019

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