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Incinta nonostante la disabilità: Laura Coccia racconta la sua gravidanza

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Fonte: https://www.facebook.com/pg/LCoccia/
Laura Coccia, ex parlamentare e atleta, ha 33 anni ed ha una tetraparesi spastica dalla nascita. L'ex onorevole, che ora è felicemente incinta, ci ha narrato la sua esperienza, spiegandoci perché ha voluto rendere pubblica sui social la sua gravidanza.

In questo articolo

La gravidanza è una fase della vita molto delicata, che coinvolge la psiche e il corpo femminile in una maniera totalizzante. Laura Coccia, ex onorevole e atleta, ha scelto di raccontare la sua dolce attesa, condividendo con noi la sua esperienza e per lanciare un messaggio molto importante a donne e a uomini di tutto il mondo.

 

La sua storia dell'ex parlamentare è singolare: Laura ha 33 anni ed ha una tetraparesi spastica dalla nascita. Trentatre anni fa, è nata prematura di 28 settimane e ha contratto un'infezione alla nascita, dopo la quale ci sono stati una serie di problemi, che hanno provocato, appunto, una tetraparesi spastica.

 

All'inizio non si sapeva bene quali sarebbero stati i danni: la diagnosi arrivò quando lei aveva tre anni. Laura, che ora è felicemente incinta, ci ha spiegato perché ha scelto di rendere pubblica sui social la sua gravidanza. L'atleta gestisce, oltre alla pagina Facebook, anche i profili su Instagram e su Twitter. Per contattarla è possibile scrivere all'indirizzo email uffstampalauracoccia@gmail.com.

 

Laura Coccia, l'esperienza dell'ex onorevole e atleta

«Spesso un bimbo disabile rischia di crescere in un mondo di adulti: tra ospedale, fisioterapia, ecc. La scuola è l'unico contesto in cui c'è una socializzazione piena. Io, da piccola, ero circondata soltanto da adulti. Quando sono arrivata alle elementari, ero considerata la "diversa", da proteggere. Quindi, per tutelarmi, mi hanno messo da parte e sono cresciuta attorniata da adulti e sono stata esclusa dal gruppo classe. Addirittura, alla recita della quarta elementare, ho fatto la "grotta" e quando ho chiesto spiegazioni alla maestra, lei mi ha risposto: "Perché così sei tenuta a non fare niente". Ma il messaggio che arriva a un bambino di 10 anni è il seguente: "Impara a stare al tuo posto, che non è al centro della scena". Quella era l'idea che si aveva all'epoca delle persone disabili e io ero anche considerata strana perché volevo una vita normale».

«A scuola facevo, durante le partite, sempre l'arbitro e spesso venivo messa in giardino su una sedia. Poi, alle medie passavo la ricreazione a parlare con i miei professori. Finché, un professore di educazione fisica, alle medie, finalmente ebbe l'idea di "buttarmi nella mischia" e di farmi correre, rischiando una denuncia da parte dei miei, che se non fossero stati di ampie vedute lo avrebbero visto come un pazzo che voleva attentare alla vita della figlia. In realtà era solo un visionario che era avanti di almeno una decina di anni».

«Alle superiori ho iniziato ad avere le prime amicizie e ad avere, tra i 15 e i 17 anni, i primi approcci con i ragazzi. La cosa che mi ha sempre colpito è che quando la frequentazione giungeva più avanti, c'era sempre chi diceva: "Posso stare tranquillo, perché con te non posso avere figli, vero?". Sì, purtroppo questa era prima (ed è per alcuni adesso) l'idea sulle persone disabili: che non possano avere figli».

Come stai vivendo la gravidanza e quali sono gli aspetti negativi?

«Come tutte le donne incinta, sono piena di ansie e paure. Esclusi i primi mesi, durante i quali ho avuto nausee e molte difficoltà specifiche, ho avuto le stesse problematiche di tutte le altre future mamme, con la differenza che, per me, avere conati di vomito o problemi di stomaco incide direttamente sull'equilibrio. Io non ho equilibrio, dunque se arriva un conato all'improvviso, rischio di cadere. La mia schiena non è, d'altronde, una schiena normale, ha l'iperlordosi lombare e questo problema aumenta con la gravidanza».

«Poi, immaginavo che dall'inizio della gravidanza sarei stata messa a letto, invece, grazie all'aiuto del personale che mi segue, riesco ancora a camminare. Non faccio certamente lunghe passeggiate, ma almeno non sto a letto. Ora sono a ventisette settimane e quattro giorni: comincio a pensare alla fatidica data del parto».

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E invece gli aspetti positivi della tua dolce attesa?

«Quando ho cominciato a sentire mio figlio dentro di me, è stata un'emozione indescrivibile. Ma l'emozione più grande di tutte l'ho avuta però quando ho sentito per la prima volta il battito: ho percepito qualcosa di altro da me che stava crescendo dentro di me».

«Poi, quando ho iniziato a sentire i primi movimenti, ho avuto la coscienza che nel pancione c'è proprio qualcun altro che sta iniziando ad avere un suo proprio carattere, le sue abitudini, ecc. Ora si capisce che è proprio un'altra persona. Incredibile».

Come mai hai deciso di rendere nota a tutti la gravidanza?

«Nelle prime settimane, quando ho iniziato ad avere problemi specifici, tra cui un fortissimo mal di schiena - soprattutto tra due vertebre -, ho capito subito che non era una cosa comune. Ho iniziato a cercare notizie su Internet, per capire le altre ragazze spastiche, dunque con il mio stesso problema, come avessero affrontato la questione. Pensavo di trovare suggerimenti e curiosità. Invece non ho trovato proprio nulla, in nessun paese del mondo: questo ha iniziato a farmi riflettere».

«Per questo motivo ho scelto di raccontare la mia storia, per fare in modo che qualcun'altra possa leggere i suggerimenti legati alla mia esperienza. Per molta gente è inconcepibile che io possa essere incinta: nell'approccio delle persone che mi si avvicinano quotidianamente o c'è un dubbio ("Sei incinta o sovrappeso?") oppure alcune pensano che non sia proprio in stato di gravidanza».

Stai raccontando il tuo percorso su Facebook. Come sono i feedback delle persone che ti scrivono?

«Moltissimi, ovviamente, mi hanno fatto gli auguri. Quando ho pubblicato il primo post sulla mia gravidanza ho avuto più 1200 like. Sotto i video le persone commentano, raccontando come hanno affrontato loro il singolo problema di cui mi occupo nella settimana in questione. Mi scrivono anche persone disabili, che hanno affrontato una gravidanza o che vorrebbero affrontarla e che hanno paura di quello che potrebbe succedere».

Sessualità e disabilità: esistono secondo te alcuni tabù da superare?

«Disabile è un aggettivo così come alto, magro, basso, biondo.

Un aggettivo non può essere discriminante soprattutto se si tratta di una persona che cerca di avere una vita il più normale possibile. Poi è chiaro che ci devono essere adattamenti specifici... ma poi, chi di noi non ha bisogno di adattamenti?».

«Io ho bisogno di aiuto per camminare, perché altrimenti non cammino. Quando ero piccola, era tutto completamente diverso, non c'era la stessa sensibilità che c'è oggi: per fortuna si sono fatti molti passi in avanti. Manca però, attualmente, quel salto in più per farci considerare cittadini al 100 per cento, in diritto di avere la stessa vita di una persona normodotata. Perché non potremmo sposarci o avere figli?».

Cosa vorresti comunicare alle persone e, in particolare, alle ragazze disabili che ti seguono?

«Non abbiate paura di mostrarvi per come siete, perché tutte le difficoltà possono essere superate. C'è chi ci salta sopra e chi ci gira intorno, ma non c'è motivo per non uscire di casa e per non vivere al 100 per cento la nostra vita».

Come ti stai organizzando per quando tuo figlio sarà nato?

«In realtà non mi sto organizzando (ride). Io non ho per nulla equilibrio, quindi la prima domanda che è sorta è: "Dato che non posso usare il passeggino, come farò a trasportare il bambino?". Mio marito lo può portare e il compito magari sarà suo, ma io non posso pensare di non uscire mai con mio figlio da sola. Quindi, stiamo cercando soluzioni alternative, che ad oggi non abbiamo ancora trovato».

«Io ho sempre pensato che avrei potuto muovermi in carrozzina e usare la fascia portabebé, ma ad oggi per me coordinare le braccia e mettere il bimbo nella fascia sarebbe complicatissimo. Nelle prossime settimane andrò alla ricerca di soluzioni: anche per questo ho lanciato la campagna social sulla mia gravidanza».

«Poi, ad esempio, ci sarebbe il problema legato al fasciatoio per cambiare il bambino: io non mi reggo in piedi, dunque non posso usare un fasciatoio normale. Dovrò prendere qualcosa da mettere sul letto, il quale può essere nel mio caso una superficie gestibile. Sono tutti accorgimenti che devo studiare. Nei classici negozi per bambini ovviamente non trovo la risposta alle mie domande».

Cosa auguri a tuo figlio per il futuro?

«Gli auguro di essere una persona felice, di continuare a inseguire sempre i suoi sogni e di lottare per realizzarli».

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