Secondo Save the Children il Paese migliore dove essere madre è la Norvegia. Questo è il risultato del report annuale "State of the World’s Mothers Women" dedicato allo stato di salute delle madri e dei bambini nel mondo.
I primi posti della classifica rimangono occupati dal Paesi del nord Europa, alla Norvegia seguono: Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia, Olanda. L'Italia si aggiudica il 12° posto, meglio di Francia al 23° e Gran Bretagna al 24°. Agli ultimi posti: Repubblica Centroafricana (177), Congo (178°) e Somalia (179°).
Stati Uniti: i peggiori tra i Paesi sviluppati
Male gli Stati Uniti che scendono dal 31° al 33° posto. Secondo il rapporto, infatti, le donne americane hanno il livello di rischio di morire di parto più alto di tutti i paesi sviluppati. E Washington ha il record di mortalità infantile tra le 24 capitali più ricche del mondo, con 7,9 decessi su mille nascite contro i meno di due a Stoccolma e Oslo.
Fattori su cui si basa la classifica
Per fare questa classifica sono stati tenuti in conto diversi fattori: salute della mamma e rischio di morte per parto, benessere dei bambini e tasso di mortalità entro i 5 anni, istruzione, condizioni economiche e Pil pro capite, partecipazione politica delle donne al governo.
Italia scende di un posto ma si mantiene ancora ben posizionata
L'Italia è scesa di una posizione rispetto al 2014. Questo leggero calo è dovuto a due fattori: una diminuzione delle donne al governo: da 30,1% dei posti in parlamento nel 2015, contro il 30,6% del 2014. E meno anni di scolarizzazione: da 16 anni nel 2015 a 16,3 nel 2014.
Invece gli altri dati rimangono stabili: il tasso di mortalità materna è di 1 donna ogni 17.100, quello di mortalità infantile è 3,6 ogni 1.000 nati vivi; il reddito nazionale pro capite 35.860 euro.
Bambini a scuola nel mondo
vai alla galleryLa scorsa settimana le scuole sono terminate. In questa galleria fotografica abbiamo voluto perlustrare gli studenti in giro per il mondo. Buona visione a tutti.
Povertà e urbanizzazione
Nel rapporto del 2015 si è analizzato il fenomeno urbano. Dove il divario fra bambini poveri e ricchi è ampissimo.
"Nella lotta alla mortalità e malnutrizione infantile c'è un nuovo fronte aperto, che è quello delle aree urbane, dove si trasferiscono, dalle campagne, sempre più famiglie nella speranza di assicurare migliori condizioni di vita ai propri figli.
Ben il 54% della popolazione mondiale vive attualmente in città e la percentuale è destinata a toccare il 66% entro il 2050. E solo negli slum, vivono oggi ben 860 milioni di adulti e minori.
Molte città non sono in grado di stare al passo con questa crescita tumultuosa, lasciando milioni di madri e bambini vulnerabili senza accesso a servizi sanitari di base, all'acqua potabile e al cibo di cui hanno bisogno per sopravvivere e rimanere in salute. Una condizione di svantaggio che reclama interventi e azioni mirate" dice Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia.
Paesi ultimi in classifica: una donna su trenta muore di parto
Nei Paesi, quasi tutti africani, agli ultimi posti della classifica una donna su trenta muore di parto e un bambino su 8 non arriva ai 5 anni. E la scolarizzazione è bassissima: In media un bambino in Niger riceve meno di 5 anni e mezzo di educazione, 4 anni in Eritrea. In Somalia solo 2,2 anni di scuola.
Nel report ci sono anche dati positivi per Egitto e Filippine: hanno ridotto i tassi di mortalità infantile grazie a un rafforzamento del sistema sanitario gratuito per i più bisognosi.
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