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Sette capacità dei bambini da non perdere diventando adulti

di Agnese Gazzera - 13.09.2024 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Secondo Anna Granata, docente di pedagogia, sono sette le capacità dell’infanzia che crescendo potrebbero venire perse ma sono fondamentali anche da adulti

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Sette capacità dei bambini da non perdere crescendo

Ognuno di noi da piccolo è raffinato filosofo e scienziato ingegnoso, inventore illuminato e grande artista, sognatore dai grandi desideri e intrepido esploratore. Crescendo, però, qualcosa cambia e molte capacità dell'infanzia scompaiono. Nel libro "Da piccolo ero un genio. Sette capacità da non perdere diventando adulti", Anna Granata, professoressa di Pedagogia all'Università di Milano Bicocca, si sofferma sul filtro invisibile che famiglia, scuola e società applicano alle capacità dell'infanzia, finendo per inibirle

Al centro è l'idea che alcune forme di intelligenza vadano coltivate, mentre altre siano secondarie e possano essere trascurate. A perdersi, così, sono le qualità espressive e immaginative, fondamentali nella vita adulta per immaginare alternative di vita e di lavoro, individuali e collettive. 

Il libro di Granata è pensato per spingere il lettore o la lettrice a proteggere e alimentare le capacità dei bambini, ma anche a individuare e recuperare le proprie capacità perdute. Per mostrare quanto capacità come immaginazione ed espressività siano fondamentali, il volume contiene anche immagini e fumetti dell'illustratrice Margherita Allegri. Abbiamo chiesto all'autrice quali siano le sette capacità che ogni bambina e ogni bambino possiede e che vanno mantenute, perché sono utili anche da adulti.

Sette capacità dei bambini da non perdere: immaginazione

"La prima è l'mmaginazione. È la prima forma di esplorazione del mondo, che si concretizza in attività come disegno e invenzione di parole. In età prescolare, questa appropriazione della realtà in modo creativo è valorizzata dalla famiglia e dai servizi per l'infanzia, che la considerano una dimensione fondamentale. Con l'ingresso alla scuola primaria, tutto cambia: la società intera comincia a passare al bambino il messaggio contrario, a partire dalla scomparsa dei fogli bianchi su cui disegnare liberamente.

Invece, mantenere l'immaginazione è fondamentale anche in età adulta, perché consente di pensare stili di vita alternativi. A livello individuale può voler dire cambiare mestiere o contesto di vita, a livello collettivo trovare approcci diversi all'esistenza e al vivere in comunità. Un esempio evidente è il modo in cui giovani e adulti reagiscono alla crisi climatica: i primi propongono alternative e vie nuove, i secondi sono immobili". 

Autonomia di movimento e di pensiero

"Autonomia. Nella fascia 0-3 anni i bambini hanno l'istinto di fare da soli, conquistando autonomia nel movimento e nel pensiero. Essere padroni del corpo e muoversi in libertà permette di sviluppare il pensiero autonomo. Nella nostra società c'è la tendenza a ipercontrollare i bambini, inibendo questa capacità, invece bisogna tornare al principio montessoriano "aiutami a fare da solo". Se nelle nostre case e scuole non c'è la possibilità di muoversi ed esplorare, anche correndo piccoli rischi, non si può sperare di formare menti libere. Queste vanno costruite, coltivando autonomia di pensiero e capacità di decisione, fondamentali anche da adulti perché consentono di condurre al meglio la propria vita e di avere un impatto positivo nella società".

Una capacità da non perdere diventando adulti: il desiderio di imparare

"Desiderio. L'icona che rappresenta questa capacità è un libro, in riferimento al desiderio di sapere. Durante la scuola dell'infanzia e la primaria accendere il desiderio d'imparare dei bambini è relativamente semplice, mentre alla secondaria è più difficile. Il senso comune vuole che la causa sia un decadimento fisiologico, ma non è così: sono famiglie e scuola a svalutare questa dimensione, che però è la base di ogni apprendimento. Il desiderio di imparare non può essere imposto, ma va coltivato. Per farlo, la chiave è la dimensione relazionale: genitore e insegnante coltivano il proprio amore per il sapere e in questo modo lo trasmettono ai bambini, senza pressioni e aspettative, ma con condivisione e sentimenti.

La dimensione del desiderio assume una forma diversa per ogni bambina e bambino e dura tutta la vita: anche da adulti si può desiderare di conoscere e scoprire cose nuove, fare nuove esperienze. Alimentare il desiderio vuol dire non smettere mai di imparare e sperimentarsi".

Espressività: la capacità di comunicare con il corpo

"Espressività. Il pedagogista Loris Malaguzzi diceva che ogni bambino sa usare cento lingue, ma la società gliene sottrae 99. I bambini, infatti, comunicano con il corpo intero prima di farlo con le parole, riuscendo a interagire sia con i pari sia con gli adulti. Basta pensare alla scuola dell'infanzia, dove si "parla" con le mani, i volti, il corpo intero. Questa via di comunicazione va valorizzata, anche perché è un potente strumento di inclusione, ad esempio dei bambini con disabilità o di quelli che ancora non parlano l'italiano. La dimensione espressiva è fondamentale anche per chi insegna, perché è adatta alla gestione di classi eterogenee: insegnare non vuol dire riversare informazioni, ma coinvolgere e comunicare, tenendo al centro la dimensione emozionale che è centrale per la comprensione dei contenuti. Per farlo, è sufficiente valorizzare un patrimonio che i bambini hanno già. Crescendo si perde quasi del tutto la capacità di comunicare con il corpo, recuperarla è un bene perché l'espressività ha molte più potenzialità".

Intuire (attraverso gli errori)

"Intuizione. Intuire non è un "lampo di genio" che arriva nel nulla, ma una capacità riassumibile nell'espressione 'Provare, tentare, sbagliare'. I bambini scoprono il mondo "a tentoni", provano e riprovano, cercando di indovinare le risposte: nella prima infanzia non conoscono il sentimento della vergogna, sbagliare per loro è un passaggio necessario a comprendere la realtà. Man mano, invece, soprattutto le bambine imparano che devono aderire a un ideale di perfezione che non include l'errore: si ritirano dalle prove in cui credono di poter fallire, non si espongono se non si sentono completamente preparate… così restano escluse dalla dimensione di scoperta e sperimentazione.

Questa è la base del metodo scientifico, quindi finiscono per essere escluse dal mondo delle discipline STEM, nello studio e nel lavoro. L'intuizione va valorizzata senza dare carattere negativo all'errore, al contrario guardandolo come il modo migliore per arrivare a nuove scoperte. Tutti i bambini e le bambine sono inventori, bisogna far sì che continuino a pensare di poterlo fare. In età adulta, allo stesso modo, è necessario continuare a sperimentare, a provare e riprovare, recuperando questa capacità e ricordandosi della funzione dell'errore: avere intuizioni e risultati creativi in ogni ambito". 

Abilità dei bambini da non perdere: la curiosità

"Curiosità. È forse il tratto più noto dell'infanzia e nasce dall'idea che qualsiasi ambito della vita ci riguardi. L'esempio più evidente è la cosiddetta 'età dei perché', tra i 3 e 5 anni. Alcuni adulti riescono a mantenere questa capacità, come il filosofo Edgar Morin che ha passato la vita a occuparsi di ogni ambito del sapere: per lui tutte le persone, a prescindere dal livello di istruzione e opportunità educative, devono potersi interessare e incuriosire. La curiosità è anche alla base della ricerca di senso che tutti affrontano, soprattutto nelle fasi di infanzia ed età anziana: nel mezzo, la curiosità è invece inibita. Il sistema scolastico, invece, si basa sull'idea di dare la risposta giusta a una domanda preformata, e non sostiene la capacità di porre domande. Anche da adulti, la curiosità va coltivata con spazi in cui dedicarsi alla poesia, alla letteratura, a tutto ciò che consente di riflettere sul senso della vita". 

Partecipazione: una capacità da riscoprire

"Partecipazione. Sin dal nido, i bambini si occupano dei più piccoli, sono attivi e coinvolti, si prendono cura degli altri e dell'ambiente.

Si tende a pensare che la partecipazione vada insegnata, invece esiste spontaneamente: va coltivata e poi risvegliata. Anche la convenzione Onu sui diritti umani contempla questa dimensione, perché è un diritto e al contempo va coltivata. I movimenti per la giustizia climatica sono legati ad essa: i giovani cercano di riportare l'attenzione degli adulti sulla centralità del rapporto tra esseri umani e natura. Stiamo vivendo una crisi della partecipazione tra gli adulti, basta pensare all'affluenza alle votazioni: bisogna tornare a quel modo di vivere insieme che era spontaneo nell'infanzia, per migliorare la convivenza familiare, scolastica e sociale". 

Perché queste capacità dei bambini si perdono: il ruolo degli adulti

Il libro parla di un filtro selettivo, potente e impercettibile, che entra in gioco con le prime esperienze in famiglia, a scuola e nello spazio pubblico, basato sull'idea che alcune forme di intelligenza vadano coltivate e altre no, inibendo così molte delle qualità espressive e immaginative. Come funziona questo filtro?

"La società adulta ha un'idea gerarchica delle capacità: alcune sono utili e necessarie, altre sono accessorie. Famiglia, scuola e società impongono un filtro selettivo che inibisce le seconde, man mano che il bambino cresce. In questo contesto contano anche classe sociale, stile di vita familiare, concezione della scuola. Le sette capacità elencate nel libro sono ampiamente considerate superflue, perché non servono ad avere buoni voti in pagella o ottime performance a scuola, bensì a essere persone complete e umane, singolarmente e collettivamente.

Consideriamo l'immaginazione: per esprimerla, i bambini hanno bisogno di vuoti fisici e di tempo, come cortili in cui muoversi liberamente, senza adulti a dirigerli, e ore prive di impegni prefissati. Invece, spesso i pomeriggi sono pieni di attività finalizzate a costruire competenze specifiche, che la società considera utili.

In queste ultime, però, i bambini non possono essere davvero protagonisti. Il "vuoto" è fondamentale per sviluppare l'immaginazione, coltivandola in attività come disegno e scrittura liberi, diari personali… Bisogna considerare anche che, in adolescenza, ogni ragazzina e ragazzino incontra la dimensione dello spazio non governato da altri, in cui costruire la propria identità: senza preparazione, può essere un momento molto difficile". 

A cosa servono da grandi queste capacità che abbiamo da bambini?

Tenere in mano una matita, arrampicarsi su un albero, esprimersi con il corpo e avere intuizioni sono descritte come capacità legate alla possibilità di immaginare alternative di vita e di lavoro: ci fa qualche esempio?

"Come si può reinventare se stessi e la propria vita, se si è persa la capacità di immaginare alternative, conoscere i propri desideri ed esprimere se stessi? Bambine e bambini devono imparare a coltivare la propria interiorità, conoscersi e comprendere ciò di cui si ha bisogno. Da ragazzini, e poi da adulti, è quindi fondamentale avere lo spazio per farsi domande e riflettere su come si sta vivendo e sul senso delle proprie azioni e dell'esistenza. Questo spazio è spesso negato, soprattutto alle donne costrette a dividersi tra lavoro pagato e lavoro di cura della famiglia. Uno strumento efficace è il diario personale, da scrivere nei momenti di tranquillità e in cui porsi domande, riflettere sulle scelte proprie e dei genitori, sulle possibilità di cambiare le cose. Questo consente anche di vedere la possibilità di stili di vita alternativi a quelli socialmente prevalenti. Da adulti, può consentire di cambiare dopo tanto tempo in cui si è vissuto secondo le aspettative altrui. Qualche esempio: i padri possono, ad esempio, scegliere di dedicarsi alla cura dei figli, le donne possono decidere come organizzare diversamente le giornate per avere maggior tempo per sé… Da bambini sperimentare la noia vuol dire inventarsi giochi e attività, da adulti questo si traduce nella capacità di immaginare una vita diversa.

È una dimensione che chiunque, a qualsiasi età, può recuperare, ma se sin da piccoli è uno stile di pensiero, è più facile comprendere e cambiare man mano". 

L'intervistata

Anna Granata è professoressa di Pedagogia al dipartimento di Scienze umane per la formazione Riccardo Massa dell'Università di Milano Bicocca. Si occupa di temi interculturali e di equità a scuola e ha realizzato vari progetti di rinnovamento e cambiamento della cultura scolastica. È autrice di libri, saggi e articoli su riviste scientifiche e divulgative. Gli ultimi suoi libri sono Ragazze col portafogli. Una pedagogia dell'emancipazione femminile (Carocci, 2024) e "Da piccolo ero un genio: sette capacità da non perdere diventando adulti" (Gribaudo, 2022).

È responsabile dell'iniziativa Cinque minuti per cambiare la scuola promossa dall'Università di Milano Bicocca e ha fondato Save the Mix, gruppo di lavoro che promuove ricerca, formazione e divulgazione sui temi dell'equità, della valorizzazione del plurilinguismo e pluriculturalismo a scuola, del contrasto del gender gap in contesti scolastici e professionali. 

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