Old enough
Da oltre trent'anni programma di culto della TV giapponese, da aprile è disponibile anche nel catalogo di Netflix Italia Old Enough, la bizzarra serie a metà tra un documentario e un reality in cui i protagonisti sono dei bimbi piccoli - e decisamente svegli - che si trovano a svolgere delle commissioni per aiutare la famiglia, girovagando da soli per strade e negozi sotto l'occhio attento di decine di telecamere ben camuffate.
Cosa succede in "Old Enough"?
Il titolo originale del programma sarebbe Hajimete no Otsukai, "la mia prima commissione", ma la versione inglese con cui la serie è arrivata in Italia risulta ugualmente eloquente. Il presupposto alla base dello show è infatti molto semplice: "mamma e papà dicono che il piccolo protagonista sia grande abbastanza (old enough appunto) per portare a termine un compito? Noi gli crediamo e vogliamo metterlo alla prova!"
E così, accompagnati da una simpatica voce narrante e colorate didascalie, bambini e bambini dai 2 ai 6 anni vengono ingaggiati a loro insaputa in un piccolo esperimento sociale per osservare i loro comportamenti durante lo svolgimento della loro prima commissione. C'è chi deve tornare a casa e preparare il succo per i parenti che lavorano in campagna, chi deve comprare gli ingredienti per la cena o chi viene mandato dall'orologiaio a ritirare l'orologio riparato. L'unica regola è che facciano tutto rigorosamente da soli.
Un programma educativo?
I giapponesi considerano Old Enough un prodotto assolutamente educativo, dove la narrazione della prima commissione - che nella cultura nipponica rappresenta una tappa molto importante per la crescita del bambino - viene sì spettacolarizzata, ma accompagnata da molti messaggi positivi.
In Giappone infatti vige una concezione educativa volta a privilegiare con decisione l'autonomia del piccolo, il quale viene spronato fin dai primi anni di vita ad essere sempre più indipendente e, di conseguenza, coinvolto all'interno della vita famigliare.
Ciò che a noi può apparire ai limiti dell'assurdo - vedere bambini di poco più di due anni che attraversano da soli strade trafficate può essere un bel pugno nello stomaco anche per i genitori meno apprensivi! - nel mondo nipponico viene inteso invece come il modo migliore per stimolare le capacità dei bimbi e instaurare quel precoce rapporto di fiducia che nel ben più protettivo Occidente (soprattutto in Italia) può sembrare impensabile almeno fino al raggiungimento di una certa età.
E poi i bambini mostrati non sono mica dei robot: spesso e volentieri si distraggono, giocano e si spaventano come tutti i loro coetanei in qualsiasi parte del pianeta.
Nessun pericolo per i bambini
Benché i modi di fare TV nel Sol Levante siano noti per seccessi e un certo sadismo, i piccoli protagonisti non vengono mai lasciati effettivamente soli. Durante le loro peripezie tutti i bimbi sono infatti tenuti sotto costante sorveglianza da decine di cameraman che appaiono a più riprese all'interno delle inquadrature nonostante i grossolani travestimenti (telecamere nascoste dentro cassette degli attrezzi, buste per la spesa ecc...) per non insospettire troppo i piccini. Inoltre i luoghi scelti per registrare i vari episodi non riguardano mai metropoli tentacolari, ma quasi sempre paesini e cittadine dove i bambini conoscono gli spazi e spesso e volentieri mostrano grande confidenza con gli abitanti del circondario.
E per quanto riguarda l'aspetto etico? Anche qui c'è da stare tranquilli. Il programma è una vera istituzione della televisione nipponica e ogni stagione viene preparata con meticolosa attenzione alla tutela psicofisica dei protagonisti. Le selezioni infatti cominciano con migliaia di questionari inviati ad asili, scuole e istiuti privati poi, dopo controlli rigidi e una prima scrematura, gli autori e gli addetti del casting si relazionano con le singole famiglie.
Perché guardare "Old Enough"?
Superato lo shock iniziale la visione di questa serie può offrire un interessante opportunità per confrontarsi con una cultura così distante dalla nostra, sia concettualmente che geograficamente. Ai nostri occhi i bimbi giapponesi infatti sembrano agire come dei "piccoli adulti", già responsabilizzati e così abili nel gestire difficoltà e rapporti con gli adulti (ogni puntata è zeppa di inchini, saluti formali ed educatissimi ringraziamenti per l'aiuto ricevuto).
Insomma, può essere un modo per imparare qualcosa in più sul mondo che ci circonda e che anche i più piccoli, se supportati adeguatamente, possono essere un po' più indipendenti dai genitori. E poi ammettiamolo: vedere bimbi tenerissimi che si comportano come i grandi è davvero divertente!