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Come trasformare il padre dei tuoi figli nel tuo miglior alleato

di Stefano Padoan - 31.03.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
I consigli della psicoterapeuta per cercare di raggiungere un migliore equilibrio e una maggiore comprensione tra i partner dopo la nascita di un figlio

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Come trasformare il padre dei tuoi figli nel tuo miglior alleato

La nascita di un figlio, si sa, porta scompiglio nella vita di coppia e spesso è fonte di attriti. Il cliché, a volte anche un po' caricaturato, è che la donna si trovi a fianco un partner impacciato se non addirittura poco collaborativo nei confronti delle nuove esigenze della famiglia. Ma i papà vogliono davvero fuggire le loro responsabilità? E quali dinamiche sfavoriscono il loro contributo alla vita famigliare? La psicoterapeuta Ivana Castoldi, autrice del libro "Le ragioni degli uomini. Ciò che ogni donna deve sapere per fare del partner il suo miglior alleato" (ed. Feltrinelli, 2019), offre alle compagne e madri i suoi consigli per non percepire più il partner come un ostacolo, bensì come una risorsa preziosa in virtù proprio della sua diversità.

Il figlio deve essere una scelta di entrambi

Sembra una banalità, ma non lo è affatto: la precondizione perché ci sia massima collaborazione tra i partner è che la scelta di fare un figlio sia davvero condivisa da entrambi. «Capita ancora molto spesso invece - avverte l'esperta - che all'origine della decisione ci sia qualche pressione riguardo al desiderio di maternità o paternità che non è pienamente condiviso dall'altro. Se manca una motivazione paragonabile tra i due, questo crea uno squilibrio. Scegliere insieme è faticoso, vuol dire non ascoltare solo le proprie esigenze; ma una scelta imposta al partner vi si ritorcerà inevitabilmente contro».

Preparatevi ai cambiamenti

In ogni caso, la nascita di un figlio crea sempre uno squilibrio: «Nelle relazioni familiari si aggiunge un elemento nuovo: un bambino, anche se voluto e fonte di positività, è sempre un fattore problematico. Un conto è fare un progetto, un conto è poi scontrarsi con la quotidianità concreta: preparatevi dunque all'impatto nelle vostre vite. Agli inizi il carico è più femminile, ma fin da subito il papà può e deve entrare in gioco».

Arginate il ruolo della nonna

Nei primi anni di vita del bambino, spesso, entra in gioco la nonna come elemento di aiuto e di supporto alla coppia: «È comprensibile che la donna chieda aiuto alla propria madre e questo è un elemento favorevole, però capita spesso che tenda ad appoggiarsi anche troppo ad essa. In questi casi il rischio è che il padre venga messo sullo sfondo, perché passa addirittura in terzo piano. C'è forse l'idea che i padri possano subentrare un po' più tardi nella vita del bambino, perché i bisogni neonatali sono più difficili da gestire da parte degli uomini. In realtà nei primi tempi i papà possono diventare bravi sostituti. Molti però tendono ad arretrare troppo, un po' per timidezza - e dovrebbero invece essere più intraprendenti - un po' perché altre figure si prendono un eccessivo spazio».

Non lasciatevi assorbire dal ruolo di madre

Un'altra tendenza soprattutto da parte delle neomamme è farsi completamente assorbire dalle loro nuove funzioni materne: «È normale avere qualche preoccupazione circa questo ruolo, ma ricordatevi di non annullarvi per il bambino e mantenete degli spazi e tempi da dedicare a voi stesse. In primis perché fa bene a voi, ma poi perché così facendo vi verrà più naturale richiedere il supporto del papà. Dedicarsi totalmente al neonato può ancora essere sostenibile se i primi periodi vanno lisci, ma se il bambino è appena un po' difficile su alimentazione, sonno o salute rischiate davvero che la maternità si trasformi in un compito sfiancante e frustrante».

Alimentate la vita di coppia

Avere un atteggiamento più equilibrato vuol dire soprattutto ricordarsi della vita di coppia e darvi spazio: «A volte non c'è piena consapevolezza da parte delle donne che si stanno rinchiudendo nella loro dimensione materna.

Un "trucco" per non perdere il proprio equilibrio è non allontanare il padre dal letto coniugale. Molte donne lo fanno per praticità perché devono alzarsi molto spesso di notte, ma questo è dannosissimo per la coppia. Piuttosto provate a fare dei turni, ma non dormire più insieme apre questioni e non detti che si trascinano per anni e poi diventa difficile recuperare sul piano dell'intimità. Cominciare ad allontanarsi anche fisicamente favorisce la perdita del desiderio. Sappiate che la stragrande maggioranza dei conflitti nel corso di un matrimonio si giocano sui figli e sul sesso».

Non fate tutto voi madri

Se le madri tendono a dare poco spazio ai papà nei primi anni di vita, il rischio è che la cosa si protragga anche quando il figlio cresce: «Questo, lungi da essere una giustificazione per i padri, rischia però di fungere da alibi per non partecipare attivamente all'educazione dei figli. Spesso le mamme sono naturalmente portate a voler fare tutto, anche per placare l'ansia di controllo e alimentare l'attaccamento al bambino. Lasciate invece spazio ai vostri partner per prendere certe decisioni, stabilire alcune regole riguardanti la vita del bambino (sempre avendo prima concordato insieme una linea): come sulla gestione del grado di autonomia dei figli, gli orari da rispettare, il tempo libero, le vacanze, lo sport da scegliere. Dare fiducia genera fiducia e vi permetterà di delegare più serenamente».

Valorizzate e differenziate i ruoli di padre e madre

«Se in età neonatale un uomo attivo e incoraggiato dalla compagna svolge funzioni per lo più materne - prosegue Castoldi - mi capita di osservare però che questo schema tende a reiterarsi anche man mano che il bambino cresce. Ad un certo punto, invece, è bene che i padri non siano solo delle madri sostitutive». Insomma, è ottimo che i papà sappiano accudire i figli al pari delle mamme su igiene e alimentazione, ma devono assumere anche un ruolo più peculiare (per quanto certo non esclusivo) che attiene alla loro figura: quello più autorevole e di riferimento in senso normativo.

«Educare i figli al rispetto delle regole è certamente un compito che spetta a entrambi i genitori, ma spesso al giorno d'oggi questo peso ricade tutto sulle madri, lasciate sole perché i padri tendono ad abdicare a questo ruolo. Poi magari gli uomini tentano di recuperare questo compito durante l'adolescenza del figlio, ma è troppo tardi e spesso diventano eccessivamente dispotici proprio in un'età molto delicata. Ma la relazione, anche sul piano delle regole, va impostata da subito, il rapporto si sviluppa su basi sia normative che affettive. Ricordatevi che il rispetto delle regole fa sentire i bambini sicuri e protetti, quindi è fondamentale che i padri siano presenti su questa funzione».

Siate coerenti

Un punto fondamentale per qualsiasi sfida educativa è che all'interno della coppia ci sia la capacità di collaborare e di essere coerenti: «Deve esserci la volontà di entrambi di portare avanti insieme il progetto educativo e di accudimento dei figli. Non sempre è così, perché a volte nel svolgere il ruolo di genitore ognuno mette in campo quanto ha appreso in qualità di figlio e il più delle volte è difficile che ci sia sintonia da subito, perché gli stili educativi possono essere stati molto diversi. Giusto che ciascuno dia un apporto sulla base della propria esperienza, ma se c'è dialogo, volontà di collaborare e sostenersi, desiderio di capire l'altro e di avvicinarsi alla sua mentalità, allora le cose funzioneranno. Lavorate sulla coerenza interna e cercate compromessi per portare avanti una linea comune: i figli sono molto sensibili a questo e i fallimenti educativi spesso sono causati proprio dal fatto che un genitore dice una cosa e l'altro la smentisce o la contraddice nei fatti».

L'intervistata

Ivana Castoldi, psicologa e psicoterapeuta, ha operato per diversi anni presso il Centro per lo studio e la terapia della famiglia dell'Ospedale Niguarda-Cà Granda e oggi esercita la libera professione. Ha pubblicato, oltre a "Le ragioni degli uomini. Ciò che ogni donna deve sapere per fare del partner il suo miglior alleato" (ed. Feltrinelli, 2019), "Meglio sole. Perché è importante bastare a se stesse" (2001), "Se bastasse una sola parola. Piccolo dizionario delle emozioni" (2015).

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