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5 cose da sapere per essere un bravo papà

di Francesca Amè - 03.12.2013 - Scrivici

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Fonte: alamy
Non proiettare le tue aspirazioni su tuo figlio. Accetta la sua personalità e ascoltalo. Gioca con lui, è un ottimo sistema per insegnargli le regole. Non abdicare al tuo ruolo che prevede il rispetto delle regole, lo stimolo alla socializzazione e all'apertura al mondo. Quando serve portalo dal pediatra e vai ai colloqui a scuola. I consigli arrivano da due super esperti sul tema paternità: Gustavo Pietropolli Charmet e Claudio Risé

I papà di oggi stanno cambiando: rivendicano un ruolo diverso da quello della generazione precedente, sono più partecipi alla crescita dei figli e reclamano una maggiore condivisione nella loro educazione. E dunque, qual è il problema? Spesso non hanno modelli cui ispirarsi.

A loro volta figli dei figli del baby-boom, sono in perenne bilico tra l’atteggiarsi da amiconi e il cadere in un eccesso di autoritarismo o paternalismo. Con il rischio sempre più elevato - e, secondo gli esperti, controproducente - di atteggiarsi a ‘mammi’, scimmiottando un modello femminile che non può essere il loro.

Nostrofiglio.it ha intervistato Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicologo esperto delle dinamiche tra genitori e figli, che molto ha studiato i cambiamenti del ruolo paterno, e Claudio Risé, psicologo e saggista, da sempre attento al tema della paternità. I consigli riguardano i papà di bimbi dai 7 anni insù.

NON PROIETTARE LE TUE ASPIRAZIONI SU TUO FIGLIO

Spesso i papà vivono nella convinzione di sapere in anticipo che cosa è meglio per i loro figli: quale amichetto frequentare, che sport scegliere, che attività seguire. «Spesso, specie con il figlio maschio con cui scatta l’identificazione di genere, si cade nel rischio di proiettare sul ragazzino un’idea di maschio o di mascolinità che è propria, senza tener conto del carattere del figlio», dice Risé. Ricordatevi che vostro figlio è diverso da voi ora, e anche da voi quando avevate la sua età.

E con le figlie femmine come funziona? «Le ragazzine, in media più brave a scuola, di solito appagano molto quei papà molto attenti all’affermazione professionale e sociale: diventano le loro principesse da coccolare perdendo di vista il ruolo normativo e regolatore che è tipico della figura paterna», dice Risé.

ACCETTA LA SUA PERSONALITA’ E ASCOLTALO

«La presenza del padre è fondamentale dopo il primo settennio – dice Risé – è da quel momento in avanti che, anche a livello psicologico, un figlio entra nella sfera del padre».

E’ importante che si senta ascoltato e capito. A 7 o 8 anni i bambini hanno già le loro convinzioni e i loro gusti: mettetevi in ascolto, prestate grande attenzione ai loro giudizi (su un amico, un gioco, un film) perché sono indicatori importanti della loro personalità. Imparate ad accettarla e ad assecondarla negli aspetti positivi.

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GIOCA CON LUI PER INSEGNARGLI LE REGOLE

I papà di oggi hanno dovuto imparare un modo tutto nuovo di essere genitori: «Questi giovani stanno battendo una strada nuova dove l’educazione passa attraverso l’affetto più che dai valori della tradizione e dove l’obbedienza dei figli è richiesta come contraccambio all’amore dimostrato, non con lo spauracchio della paura», dice Charmet.

Il gioco, in tutte le sue forme, assume un ruolo fondamentale per comunicare vicinanza e condivisione: il gioco fisico (anche la lotta scherzosa) abbatte le distanze corporali e comunica affetto. Il gioco strategico (lo sport ma anche quello da tavola) è utilissimo per insegnare regole quali il rispetto dei tempi, degli avversari, la lealtà, il mettersi alla prova. Ritagliatevi ogni giorno del tempo per giocare con vostro figlio.

REGOLE, SOCIALIZZAZIONE E APERTURA AL MONDO

Il padre non dovrebbe mai scimmiottare gli atteggiamenti della madre: «I padri di oggi tendono, rispetto al passato, a ‘maternizzare’ troppo il loro atteggiamento verso i figli. Questo è sbagliato», conferma Charmet.

I bambini devono sentire la diversità dei ruoli: potete essere assertivi, affettuosi e teneri senza abdicare al ruolo normativo che vi compete per natura e che prevede il rispetto delle regole, lo stimolo alla socializzazione e all’apertura al mondo.

LEGGI ANCHE: COME SONO I PAPA' DI OGGI? I 5 TIPI SECONDO GLI PSICOLOGI

VAI AI COLLOQUI CON LE MAESTRE E DAL PEDIATRA

Benissimo coccolare, giocare, prendersi cura e partecipare all’educazione dei figli ma non dimenticatevi che la vita quotidiana è fatta di incombenze pratiche e che delegare tutto alla madre è una trappola scorretta.

«La mancanza di tempo non può essere una scusa: oggi le donne lavorano tanto quanto gli uomini e il tempo lo trovano – commenta Claudio Risé –.

Un buon padre deve interessarsi dell’andamento scolastico del proprio figlio e instaurare un rapporto diretto e non sempre mediato dalla madre con le sue insegnanti».

Lo stesso vale anche per le visite dal pediatra o per i colloqui con altri educatori (sportivi, catechismo o altro): ciascuno di loro comunica un aspetto importante della personalità del figlio che un buon padre non deve trascurare.

Se sei un neo papà leggi la GUIDA AL PAPA' sul primo anno di vita del tuo bambino

Se vuoi approfondire ...

Negli ultimi mesi sono usciti in libreria molti romanzi e saggi sul tema della paternità. Parlano della difficoltà di essere padri, mariti, di come cambiano i rapporti di coppia quando arriva il primo figlio e di come ci si sente davanti a un figlio adolescente. Ecco i tre titoli, tra loro molto diversi per temi, stile e impostazione, più interessanti in libreria (e tutti e tre best-seller, utili anche per un’idea regalo per i papà):

Antonio Polito « Contro i papà» (Rizzoli, 160 pp, 14 euro)

Sottotitolo: come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli. Per l’autore, editorialista del ‘Corriere della Sera’, se i nostri ragazzi sono indietro rispetto ai loro coetanei in Europa è tutta colpa dei «papà-orsetto». Sono quelli che «alle elementari facevano i compiti al posto dei figli e una volta cresciuti cercano loro un impiego tramite amici e parenti». Non spronano i figli a fare del loro meglio, ma coccolano e viziano i loro perenni cuccioli impedendo loro di crescere e diventare indipendenti. I papà-orsetto – quelli della generazione dei 45-50 enni di oggi, coetanea dell’autore - sono sempre pronti a giustificare e a reclamare diritti per i loro figli, sempre più allo sbando.

Antonio Scurati «Il padre infedele» (Bompiani, 208 pp. 17 euro)

Glauco Ravelli è uno chef blasonato, con una moglie e una figlia di 3 anni. La loro vita di coppia cambia da quando è arrivata la bambina: Antonio Scurati descrive che cosa accade quando si capisce che, una volta diventati padri, non si è più mariti. La coppia va in frantumi, non si regge più il senso della responsabilità (e della fedeltà coniugale), il padre si apre a un nuovo sentimento, l’innamoramento per i figli, che annulla quello per la compagna. Il padre ha paura di essere infedele a sua figlia, non a sua moglie. Un romanzo che è un saggio sul modo di essere padri, oggi.

Michele Serra «Gli sdraiati» (Feltrinelli, 112, pp. 12 euro)

Saggio ironico sull’essere padre, oggi, di ragazzi ‘sdraiati’, ovvero di adolescenti che «in genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo». Conflitti, incomprensioni, ostilità accentuate dai sensi di colpa di una generazione – quella di Serra – che ha voluto essere ‘amica’ dei figli e si ritrova degli estranei in casa. Com’è potuto succedere? E, soprattutto, c’è rimedio? Si ride, e si riflette.

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Aggiornato il 08.05.2018

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