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"La scuola di carta" del papà Andrea Visconti

di Luisa Perego - 02.07.2020 - Scrivici

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Fonte: Andrea Visconti
In attesa della seconda puntata de "La scuola di carta" in arrivo la prossima settimana, abbiamo intervistato il papà autore del video virale che ha raggiunto in dieci giorni oltre 150.000 visualizzazioni

In questo articolo

La scuola di carta

Se non lo avete ancora guardato... guardatelo. 

Il video "La scuola di carta", parodia della famosissima serie spagnola "La casa di carta" e pubblicato il 22 giugno dal papà e influencer Andrea Visconti sui suoi social, fa letteralmente spanciare dalle risate. Quattro minuti di pura ironia come solo "il professore" e "Tokyo" sanno regalarti.

Perché sì, molti genitori negli scorsi mesi hanno dovuto affrontare in questa quarantena bimbi a casa e didattica a distanza, la famosa DAD. Ma... fino ad arrivare a "la scuola di carta"?

Abbiamo intervistato l'autore dell'irriverente video, Andrea Visconti.

Andrea, ti avevamo già intervistato sulla tua esperienza di papà... ma la tua esperienza di papà in quarantena?

In quarantena ho veramente fatto il papà (e il marito). Nel senso che dopo le prime settimane, in cui ho continuato a lavorare come se niente fosse, rischiando di impazzire, ho deciso che mi sarei dedicato ai miei figli.

Ho smesso dice lavorare di giorno (tanto non ci riuscivo) e ho iniziato a lavorare di notte. Sto facendo così ancora adesso e ammetto che è molto stancante, però mi sta tornando indietro molto di più di quello che sto dando.

Che cosa hai fatto per sopravvirere (oltre a creare video ironici)?

Dedicare così tanto tempo ai miei figli mi ha permesso di assimilare un po' della loro libertà e della loro follia creativa. Per questo abbiamo iniziato a fare un po' di video assurdi insieme ai miei 3 bimbi raccontando quello che stavamo vivendo e come passavamo le giornate.

Nel frattempo ho anche combattuto per la riapertura delle scuole. Ho provato con comune, regione, parlamento e associazioni nazionali ma purtroppo non è servito a nulla. Allora ho provato con la scuola dei miei figli, offrendo la mia presenza per la riapertura almeno del centro estivo.

Purtroppo le restrizioni erano tali per cui gli insegnanti e la preside non se la sono sentita. Ammetto che per un attimo mi sono abbattuto, perché mi sono sentito preso in giro. Per strada era tutto aperto e le persone avevano ricominciato a vivere la vita, mentre bambini e famiglie sono state completamente dimenticate.

Allora ho provato a realizzare una nuova follia. Questa volta dal vivo però, non solo un video. 3 mesi di full immersion con i miei figli mi ha restituito un po' di sana follia e sana speranza. Ho parlato con un po' di genitori dei miei figli per capire chi si sarebbe fidato a lasciarmi i figli mentre loro erano a lavoro, ho scritto un post su Facebook e Instagram per raccontare quello che stavo facendo, e in tanti si sono mobilitati. Un altro papà mi ha garantito la sua presenza e siamo partiti! La settimana dopo abbiamo iniziato a vederci al parco davanti alla scuola. Il primo giorno c'erano 9 bambini, poi 12 e ora sono 19. Giochiamo insieme fino all'1 e poi tutti a pranzo.

Non essendo riuscito a cambiare le cose in grande ho provato a cambiarle in piccolo, almeno per i miei figli e i loro amici, in modo che potessero continuare a vedersi per giocare e crescere insieme.

Come sei arrivato invece a "La scuola di carta"?

Fare questa specie di centro estivo è molto bello e stimolante. Sto imparando tanto da loro e sto ricevendo tantissimo.

Il secondo giorno chiedendo ad un bambino di 12 anni che giocava con noi (i miei figli fanno la materna e lui era lì perché abita nel nostro palazzo) se si era divertito, mi ha risposto: "è stato il giorno più bello di tutti!" Un altro invece, conosciuto un'oretta prima, si è seduto sulle mie gambe durante un gioco e si faceva abbracciare.

Questi piccoli gesti ti riempiono il cuore e danno senso a tutti i sacrifici.

Però a settembre questa cosa non sarà più possibile e non sarà nemmeno giusta.

I ragazzi e i bambini hanno bisogno di andare a scuola e di farlo in maniera "umana". E poi "ho bisogno di riprendere in mano la mia vita". [Cit. del video]

 Con la Scuola di Carta abbiamo provato a sdrammatizzare questa situazione assurda e molto complicata, per far capire l'importanza della riapertura delle scuole. Il video è una parodia della scena iniziale de La Casa di Carta, e come tutte le parodie è un'estremizzazione della realtà, ma parte comunque da una realtà verosimile.

Quindi attenzione perché la situazione raccontata nel video potrebbe diventare realtà.

Il consiglio a tutti i genitori che hanno vissuto la DAD?

Per fortuna noi non abbiamo dovuto fare DAD a casa, anche perché trovo assurdo che fino a ieri c'era la rivolta contro la tecnologia come se fosse un male e adesso si costringono i ragazzi a 6 ore al giorno davanti al pc. Servono vie di mezzo.

La tecnologia è uno strumento e forse dovremmo iniziare ad occuparcene insegnando ai ragazzi non solo i rischi, ma anche le opportunità che possono sfruttare con le nuove tecnologie. Ma i primi a dover fare questo lavoro siamo noi genitori e gli insegnanti.

La DAD è uno strumento potente, ma non si improvvisa. Spostare la lezione che si faceva in classe sul computer non è DAD, ma è un tamponare un'emergenza. Forse varrebbe la pena investire un po' in questa direzione per preparare i nostri figli al futuro che li aspetta.

Noi lo stiamo facendo con la nostra associazione FailGood.org e speriamo l'anno prossimo di poter incontrare di nuovo tanti genitori e tanti ragazzi a scuola!

E comunque per me la parola DAD rimane la traduzione inglese di Papà, non toglieteci anche questo a noi padri, sennò dovrò fare altri video con le altre stagioni della Casa di Carta.

.!  

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