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Ragù alla bolognese alla Berry? La cucina italiana all'estero

di Valeria Camia - 15.03.2017 - Scrivici

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Prima a Londra, poi a Zurigo: ho imparato anche ad apprezzare piatti italiani in versioni rivisitate. Per mancanza di ingredienti o di tempo, o per piacere a gusti diversi fuori dal ‘Bel Paese’. Ecco le mie considerazioni sul ragù alla bolognese fatto con vino bianco e panna. E perché agli amici a cena da me offro spaghetti alla carbonara senza carne: vegetarian style.

La cucina italiana esportata nel mondo non è mai uguale all’originale. Come non lo è la cucina cinese a Milano o quella indiana a Londra.

Di recente nel programma di cucina di Mary Barry, trasmessa della BBC, è stata proposta una ricetta per cucinare il ragù alla bolognese con aggiunta di vino bianco e panna. E non sono mancate reazioni di sdegno da parte di numerosi italiani e anche di alcuni britannici che probabilmente le vacanze in Italia le hanno fatte. Effettivamente la signora Barry si è presa qualche libertà chiamando ‘bolognese’ un ragù che poco ha in comune con il suo originale (anche se alcune ricette tradizionali permettono l’aggiunta di un goccio di latte, ma non panna, nel sugo).

Capisco e condivido le critiche che contestano l’uso improprio dell’appellativo ‘ragù bolognese’ per una ricetta che, appunto, poco ricalca la tradizione bolognese. Mi sono meno simpatiche le prese di posizione che definiscono la ricetta come immangiabile. Se la signora Barry avesse presentato la sua proposta come ragù bolognese alla Barry saremmo stati allora più clementi con le critiche?

Questo ragù con panna e vino bianco, magari è anche buono, benché diverso! La tradizionale cucina italiana mi rimane nel cuore.

Ma vivendo all’estero ho imparato a riproporre ricette tradizionali italiane e a farne versioni mie.

E ho imparato anche ad apprezzare piatti italiani in versioni rivisitate. Per mancanza di ingredienti o di tempo, o per piacere a gusti diversi fuori dal ‘Bel Paese’. Ricordo che quando vivevo in Inghilterra facevo i cannelloni con bietole perché più facili da reperire che spinaci, che si usano invece tradizionalmente nella cucina piacentina. E poi c’era un bar a Londra dove prendevo sempre il cappuccino English style, molto lungo e con centimetri schiuma. Ma il gusto del caffè era molto buono. Perfetto per scaldarsi nei giorni piovosi della City.

Qui a Zurigo ci sono un paio di piadinerie, tra l’altro gestite da italiani, che propongono ogni sorta di ‘condimento’.

Mi piace la piadina Grana e Coppa che mi ricorda i gusti e le tradizioni dei luoghi dove sono cresciuta. La trovo buona; ma a Rimini girerebbero il volto dall’altra parte, forse? Il mio piatto forte sono gli spaghetti alla carbonara che però faccio senza carne. Non sono vegetariana ma non amo abbondare con la carne così ho provato a sostituirla con Quorn e mi è piaciuto.

Agli amici a cena, presento comunque il piatto come spaghetti alla carbonara. Poi specifico, vegetarian style. Mi piace pensare che la tradizione, quella buona e genuina, sia sufficientemente forte da non dover temere nulla alle emergenti copie. Sono convinta che la tradizione non scompaia ma possa (co)esistere con nuove interpretazioni di essa, dove gusti e preferenze di varia provenienza si mischiano, confondono, arricchiscono a vicenda. Se no, sarebbe tutto un po’ noioso.

di Valeria Camia

Sull'autrice
Mamma di due bimbi, con un marito sempre in viaggio per lavoro, scrive delle sue avventure e disavventure giornaliere in Svizzera
http://mammaimpara.blogspot.ch

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