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Smartphone e bambini, consigli per un uso intelligente e creativo

di Sara De Giorgi - 13.09.2018 - Scrivici

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Fonte: No App
Gli smartphone possono essere creativi ed educativi per i bimbi? Sì! Basta sapere come utilizzarli. Daniela Bassi ha realizzato una guida per ragazzi dagli otto anni in poi all'uso creativo e intelligente dello smartphone. Il testo spiega come, se adoperata nel modo corretto e con tanta creatività, la tecnologia può essere divertente e, addirittura, educativa.

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Smartphone? Non sono sempre da condannare quando si tratta di bambini. Anzi. Il libro No App (Lapis Edizioni), realizzato da Daniela Bassi, è una guida per ragazzi dagli otto anni in poi all'uso creativo e intelligente dello smartphone. Il testo spiega come un uso alternativo del cellulare sia possibile: se adoperata nel modo corretto e con tanta creatività la tecnologia può essere divertente e, addirittura, educativa. Abbiamo intervistato la scrittrice Daniela Bassi, dipendente del Museo Explora di Roma e mamma, che ci ha raccontato nei dettagli quali sono gli obiettivi del suo originale libro, indicandoci alcune divertenti attività da fare con i più piccoli. Cosa serve? Soltanto uno smartphone!

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Lo smartphone come strumento educativo

Daniela spiega che l'idea del libro è nata mentre pensava alla sua infanzia: per una scelta della sua famiglia, in casa c'erano pochi giocattoli, ma c'erano però tanti materiali come colla, carta, colori. «Ripensando ai giochi di quando ero bimba, ho avuto l'idea di usare il telefono come materiale che può prendere tante forme differenti. Ho iniziato a pensare che lo smartphone si poteva usare per proiettare immagini o per raccontare una storia mediante l'audio. Ho così cominciato anche ad appuntare le idee che mi venivano per usare la tecnologia in modo semplice e, allo stesso tempo, creativa».

Il pensiero di Daniela è in linea con il "tinkering", che è un approccio didattico nato a San Francisco all'"Exploratorium", museo della scienza, dove è appunto proposto il metodo - il tinkering - secondo il quale occorre capire un fenomeno verificando direttamente le cose, facendo anche esperimenti manuali. Secondo il tinkering il bimbo deve capire mentre agisce.

«Il mio libro ha anche una breve introduzione realizzata da uno dei direttori dell'"Exploratorium" di S. Francisco: in questa è scritto che l'approccio di No app, in linea con il "tinkering", ricollega la mente e le mani allo strumento digitale e colloca al centro delle attività che si fanno con il telefono non le app o la tecnologia, ma il bambino stesso».

I vari modi creativi per usare lo smartphone: una torcia, un proiettore, un tavolo luminoso…

Nel libro sono illustrate diverse attività da fare in famiglia con lo smartphone o il tablet. «Molto divertenti sono le attività da fare al buio: ad esempio, lo smarphone ha un'ottima torcia puntiforme. Si possono fare dei forellini su un foglio e posizionare la torcia davanti per proiettarli sul soffitto: si avranno così simpatiche costellazioni. Oppure è possibile arrotolare un foglio di carta e collocare poi la torcia allineandola al tronco del tubo: così viene fuori una "spada laser". Si può anche ricalcare un disegno che appare nello schermo del tablet: bisogna solo mettere un foglio sopra il monitor e usare una matita morbida, ricalcando così l'immagine scelta».

«Nel libro sono citati anche molti artisti, intervistati da me e la cui attività era in tema con le mie proposte. Ad esempio, un gioco divertente suggerito da un'artista israeliana è il seguente: coprire il tablet con un pannello trasparente (che si può magari acquistare a un euro da Ikea), spegnere la luce, aumentare la luminosità del tablet (o del telefono) e versare un po' di sale o sabbia sul coperchio. I bambini, spostando con il dito la sabbia, ottengono immagini retroilluminate di grande impatto, che si possono anche fotografare o riprendere con un altro smartphone».

Il gioco con lo smartphone preferito dai bambini?

«C'è un'attività che piace molto ai bimbi, come è stato sperimentato in alcuni laboratori messi in atto alla Triennale di Milano, dove è stato proposto ai piccoli di lavorare sul "selfie", inteso come ritratto del bambino stesso. Per ottenerlo, è stata adoperata la metà di un disegno e per l'altra metà un'immagine digitale. In particolare, per realizzare questo particolare selfie bisogna prima fare un video con lo smartphone a metà viso (ad esempio solo la zona della bocca), poi occorre mettere il cellulare sul foglio bianco, sul quale è rappresentata, con un disegno, la parte superiore del viso. Dunque il bimbo ha così un autoritratto che mescola mezzi comunicativi diversi: disegno e video.

Si può anche mettere play e vedere il proprio ritratto animarsi», afferma la scrittrice.

Secondo Daniela è importante educare a un uso del telefono che sia critico, creativo, positivo e attivo. C'è infatti molta differenza tra vietare lo smartphone e invece proporre in famiglia e a scuola un uso differente del digitale.

«Con questo libro vogliamo proporre di uscire dai percorsi predefiniti delle app di gioco: suggeriamo di mettere il telefono in modalità aereo e dare ai bambini un obiettivo. Faccio un esempio concreto: l'artista francese Jean Julienn ha tantissimi follower su Instagram, ma non ha mai pubblicato un'immagine del suo volto e tra i suoi lavori ha tanti esempi dell'uso del telefono trasversale, con un'utilizzazione del pensiero "out of the box". Ci siamo ispirati a questo artista, che è presente nel libro, e invitiamo a fare un'attività proposta da lui. Julienn prende un foglio di carta e fa un disegno di un personaggio che sta sul treno; in seguito fa un buco nel finestrino del treno disegnato. Julienn stesso è su un treno: mette il foglio con il personaggio davanti il finestrino vero e, dopo, lo inquadra con la telecamera. Dietro il buco c'è il vero paesaggio che scorre rapidamente. L'effetto è di "animazione". Incredibile, vero?».

«Ci siamo ispirati anche a un fotografo che ha fatto dei reportage di guerra in Libia con lo smartphone, entrando così nella celebre agenzia fotografica "Magnum": lo ho intervistato per chiedergli se fosse possibile fare belle foto con il telefono. Lui ha riposto: "Certamente, ciò che conta non è la macchina, ma la persona". Racconto questo per dire che ciò vale anche per i bambini: non bisogna abbandonarli con il loro telefono, ma offrirgli attività, da fare ovviamente anche in gruppo, e un obiettivo. Addirittura il Miur ha proposto un decalogo per educare al digitale».

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Hai messo in pratica le varie idee con i bambini prima di realizzare il testo?

«Sì, ho la fortuna di lavorare al museo dei bambini di Roma Explora dalla sua apertura. Ho chiesto alla direttrice di poter testare le attività con i bambini durante i campus. Ho visto che alcune li divertivano molto, anche perché i più piccoli sono naturalmente portati per l'uso degli strumenti digitali. Ho anche sperimentato con i miei figli», chiarisce Daniela.

Qualche idea creativa per giocare con la tecnologia digitale che i genitori possono mettere in atto da subito con i loro bambini

«I telefoni sono ottimi registratori audio: togliamo le app e usiamo il telefono senza di esse. Mediante la registrazione possiamo fare, con i bambini, una mappatura, ad esempio, dei suoni della casa, poi risentirli e stimolare i più piccoli pensare a ciò che ricordano, instaurando così delle analogie (es. l'acqua del rubinetto sembra pioggia che cade, una cascata, ecc.). Oppure si può mettere la suoneria e nascondere il telefono, invitando i bambini a trovarlo: questo gioco sembra banale, ma non lo è affatto. Infine, si può registrare il bimbo che legge e risentire poi l'audio insieme».

Per saperne di più sul libro, andare sulla pagina Facebook Lapis Edizioni

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