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Congedo parentale: e se fosse esteso ai nonni?

di Zelia Pastore - 13.08.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
In Italia non è possibile ottenere permessi lavorativi a seguito della nascita di un nipote: ma alcuni Paesi del mondo ci stanno già pensando. La situazione attuale, i pro e i contro secondo un'esperta

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Un nonno che spinge la carrozzina del proprio nipotino, o che lo osserva tutto orgoglioso mentre scende dallo scivolo: uno dei sogni ricorrenti delle madri lavoratrici è quello di avere un’amorevole coppia di nonni che si occupa del proprio pargolo mentre i genitori sono al lavoro. La realtà, però, è ben diversa, soprattutto in Italia: l’aumento dell’aspettativa di vita e l’innalzamento dell’età pensionabile fanno sì che spesso nasca un nipote quando si è ancora in piena attività lavorativa. E nel nostro Paese non è previsto un “congedo gran-parentale”, ovvero la possibilità di ottenere un periodo di permesso dal lavoro per occuparsene. Chiarisce la situazione Carolina Casolo, fondatrice di Sportello Mamme, una startup nata per aiutare le lavoratrici nelle pratiche burocratiche legate alla maternità.

CONGEDO PARENTALE PER LA NASCITA DI UN NIPOTE: LA SITUAZIONE IN ITALIA

Il congedo parentale dedicato ai nonni è un ammortizzatore non ancora previsto in Italia, spiega la Casolo, e questa opportunità non sembra essere fra le priorità della politica nazionale.

Anche se una proposta su questa linea era stata avanzata durante il governo Monti dall’allora ministro Andrea Riccardi: “Nel 2012 le commissioni congiunte “Attività produttive” e “Lavoro” della Camera si erano accordate su un testo composto di 14 articoli che dava la possibilità di presentare domanda per il congedo anche per nonni lavoratori, dipendenti e autonomi, prevedendo un tempo massimo di sei mesi di aspettativa in cui comunque avrebbero goduto della contribuzione figurativa. Da allora nulla di tutto questo è stato reso attuativo”.

CONGEDO PARENTALE PER I NONNI: UN LEGAME QUOTIDIANO CON I NIPOTI

Il ruolo dei nonni, nella quotidianità, è spesso molto significativo. “Secondo Senior Italia FederAnziani i nonni sono circa 12 milioni, con un’età media di circa 55 anni, e circa il 26% si occupa quasi quotidianamente dei nipoti, spesso contribuendo anche economicamente alle spese di famiglia”, riferisce Sportello Mamme.

“Forse anche per questi motivi, dal 2013 la legislazione italiana riconosce loro un diritto oggettivo, quello della salvaguardia dell’affettività”.

Anche in caso di separazione dei genitori, infatti, ai nonni resta la possibilità “di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni”, recita il Decreto legislativo n.154 del 28 dicembre 2013. A patto di farlo fuori dall’orario di lavoro: la legge italiana non concede infatti l’opportunità di un congedo straordinario per concretizzare questo diritto.

CONGEDO PARENTALE PER I NONNI NEL MONDO

Nel resto del mondo, qualcosa si muove a livello di “congedo gran-parentale”, sottolinea Carolina Casolo. “Questa opportunità è stata istituita in fase di prova in Finlandia, un Paese che rappresenta un faro a livello europeo per quanto concerne il welfare aziendale. Nel 2017 l’operatore telefonico DNA ha attuato un permesso per i nonni lavoratori di circa una settimana: una possibilità reale di includere i nonni tra i beneficiari di prestazioni a sostegno del nucleo familiare”.

Fra gli Stati che nel futuro potrebbero adottare questa scelta, secondo Casolo c’è la Polonia: “Si tratta di uno dei Paesi più all'avanguardia per quanto concerne ammortizzatori sociali dedicati alla famiglia”.

CONGEDO PARENTALE PER I NONNI: PRO E POSSIBILI CONTRO

Una maggiore presenza dei nonni nella gestione dei bambini potrebbe sicuramente essere un vantaggio per ogni nucleo familiare.

Ma, avverte la fondatrice di Sportello Mamme, una possibilità di questo tipo a livello legislativo potrebbe innescare una catena di conseguenze: “Annoverare tra i bonus questo congedo favorirebbe molte famiglie, alleggerendo anche i costi. Tuttavia c'è la possibilità che una soluzione del genere riduca l'utilizzo di baby sitter o asili nido, limitando il settore e portando così il governo a valutare eventuali tagli a prodotti e contributi legati a queste prestazioni”.

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