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Le nuove regole UE sul congedo parentale e di paternità

di Sara Sirtori - 06.09.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Il parlamento europeo ha approvato questa primavera una direttiva che riguarda i termini del congedo di paternità, in modo tale da garantire la parità di entrambi i genitori nella crescita e nell'accudimento  dei figli.  Tutti gli Stati membri, compresa l'Italia, dovranno adeguarsi.

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In tema di congedo parentale, la Plenaria ha recentemente approvato in via definitiva una direttiva che aiuterà a conciliare meglio lavoro e vita familiare.

La legge stabilisce i requisiti minimi che tutti gli Stati membri dovranno attuare per ampliare le opportunità delle donne in ambito lavorativo e rafforzare il ruolo del padre, o di un secondo genitore equivalente, nella famiglia.


Congedo di paternità: cosa dice la legge


Secondo la direttiva 2019/1158, il padre o il secondo genitore equivalente, se riconosciuto dalla legislazione nazionale, avrà diritto ad almeno 10 giorni lavorativi di congedo di paternità retribuito nei giorni vicini alla nascita o al parto del feto morto, più il diritto individuale a due mesi di congedo parentale non trasferibile e retribuito nei primi anni di vita del figlio. L’Italia, come gli altri Stati membri, dovrà adeguarsi.

Attualmente in Italia, la durata del congedo obbligatorio per il padre è di 5 giorni, più un giorno facoltativo previo accordo con la madre e in sua sostituzione.


Il relatore David Casa (PPE, MT) ha dichiarato:

"Questa direttiva vuole realizzare una maggiore parità di genere e una migliore divisione delle responsabilità. Le donne hanno sofferto a causa della mancanza di parità, che ha portato a differenze di retribuzione e a un divario pensionistico. Ora saranno sostenute per entrare nel mercato del lavoro e raggiungere il loro pieno potenziale, mentre i padri avranno un ruolo più importante nell'educazione dei loro figli. Questa direttiva è positiva per gli uomini, le donne, le famiglie e l'economia".

L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna in una nota appena pubblicata sottolinea alcuni aspetti relativi alla definizione dei compiti e delle responsabilità che conseguono alla nascita di un figlio.
Uno dei primi passi è opporsi allo stereotipo che da sempre impone all’uomo il ruolo di colui che deve “portare il pane a casa”, e fare riferimento al concetto di genitorialità piuttosto che a quello di maternità.
Il coinvolgimento del padre nello sviluppo dei figli, soprattutto nei primi mesi di vita, è essenziale per il loro sviluppo emotivo.

La condivisione paritaria dell’impegno diventa quindi fondamentale e fa sentire protagonisti entrambi i genitori nei nuovi equilibri della famiglia.

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