Quando la mamma lavora lontano
Rispetto a qualche tempo fa, quando era facile che fosse il papà quello costretto per lavoro a stare lontano dalla famiglia, oggi è sempre più frequente che possa toccare anche alla mamma di dover stare lontano da casa per motivi professionali. Come spiegare ai propri figli che la mamma deve andare in trasferta senza farli sentire "abbandonati"? E come far pesare meno questa lontananza? Ecco i consigli della Pedagogista Elena Urso, dello Studio Rossini Urso.
In questo articolo
La mamma lontana per lavoro o papà lontano per lavoro: le differenze
Rispetto a una possibile assenza del papà, se è lamamma a stare lontana da casa per lavoro (dal lunedì al venerdì o per trasferte varie) le problematiche da affrontare con il bambino possono essere diverse.
IL RUOLO DIVERSO DELLA MAMMA.
«Innanzitutto - spiega l'esperta - più il bambino è piccolo, più è la mamma la figura di riferimento principale».
UNA CONDIZIONE INSOLITA.
«A questo dobbiamo aggiungere con realismo anche la diversa valutazione sociale di una madre lontana per lavoro, condizione ancora piuttosto insolita: questo rischia di causare nelle persone attorno al bambino delle reazioni che possono rimandargli una problematicità che lui, di suo, non percepirebbe. Questi due aspetti non fanno che accrescere, nella madre lontana spesso più che nel padre, un senso di colpa che può diventare difficile da gestire nella relazione con il bambino».
Stare lontano dai figli per lavoro: niente senso di colpa
Senso di colpa e giudizio sociale possono incidere negativamente sul bambino perché possono intaccare la serenità della mamma e della coppia: «La regola da tenere sempre presente è che se noi siamo sereni, lo sarà anche il bambino, perché lui si rispecchia sempre nei nostri stati d'animo per leggere le situazioni».
SENSO DI COLPA: PARLATENE.
«È forse impossibile eliminare il senso di colpa della mamme - prosegue la pedagogista - ma è importante imparare a gestirlo per non essere soprafffatti da questo sentimento.
Innanzitutto diciamo a noi stessi che il senso di colpa ci può stare, esiste e in una certa misura è normale. In secondo luogo, parliamone: condividere la nostra fatica, il nostro dispiacere con altri adulti evita il più possibile che noi lo proiettiamo sul bambino».
AL RIENTRO.
«Quando tornate a casa non cercate di recuperare il tempo perduto: entrare in full immersion con il bambino innanzitutto rischia di escludere il papà dalla relazione, secondo fa percepire al bambino che ci sia effettivamente qualcosa da recuperare. Certo, vostro figlio è contento che, quando possible, siate sempre voi a metterlo a letto, ma prendetevi anche del tempo per voi. Al vostro ritorno ci può stare un piccolo regalo, anche come abitudine: basta che sia un segno che scandisce una ritualità, non un regalo "compensativo" di quelli che si fanno nelle grandi occasioni».
Trasferta di lavoro della mamma: i consigli per il papà
«Chi rimane deve sempre mantenere legame con chi è assente, creare un'alleanza che il bambino percepisce. È più facile così che quando la mamma torna non vada a rompere un equilibrio consolidato, ma si inserisca in una routine da cui sembra non essersi mai allontanata. Preparate insieme al bambino una bella accoglienza per quando la mamma rientra: un lavoretto, una torta. Ad esempio, se la mamma torna al venerdì, quella sera non si prendono impegni (vale anche per gli adolescenti) e si fa una bella cena».
Quando la mamma lavora lontano: i consigli per fasce d’età
Come gestire dunque la lontananza della mamma? «Il bambino fino all'anno e mezzo/due è un tutt'uno con la mamma, poi inizia a percepirsi come un essere distinto» premette Elena Urso. «Ed è proprio in questa seconda fase che bisogna prestare la maggiore attenzione».
0-2 ANNI.
«Quando il bambino è molto piccolo, dai 6 mesi in avanti, è importante minimizzare gli stravolgimenti della sua routine di sonno e alimentazione.
Ciò si può contenere meglio se l'assenza per lavoro è programmata, perché in questo caso basta coinvolgere le persone che si sostituiranno alla mamma nella cura del piccolo e pian piano il bambino crescerà abituato a questa condizione. Consiglio, nei mesi precedenti alla partenza, di iniziare già ad essere "intercambiabili" con gli altri caregiver che interverranno durante l'assenza della madre su orari, pappe, sveglie notturne e di alternare già la tetta al biberon. Se invece l'impegno lavorativo è improvviso, prepariamoci a qualche crisi di pianto in più ma comunque manteniamo le regole e gli orari per quanto possibile, per fargli capire che non è successo nulla di irreparabile e il suo mondo non è crollato. Piuttosto fate una coccola in più e dite una parola rassicurante: anche se sono piccoli vi capiranno bene».
2-3 ANNI.
«Le cose si complicano un po' dall'anno e mezzo/due, perché i bambini iniziano a percepirsi come distinti dalla mamma e ne possono sentire maggiormente il distacco. Al papà che rimane a casa consiglio innanzitutto di contenere la propria angoscia: vedere un bambino che piange perché gli manca la mamma è una condizione non ottimale ma a cui ci si deve abituare:ricordiamoci sempre di avere reazioni adeguate perché la situazione, per il bambino, rimane tranquillamente affrontabile. Ad esempio parlate della mamma, non trattatela come un tabù: "Tra due nanne arriva la mamma", "Facciamo un disegno per la mamma". Di fronte al suo pianto, non abbiate fretta di farlo smettere: ci sta che pianga anche per 10 minuti, non reprimete la sua emozione perché così lo fate sentire non accolto né capito. Piuttosto state lì e abbracciatelo. Le mamme magari lo sentiranno piangere al telefono: sappiate che è normale che gli venga il magone, ad esempio nel momento della buonanotte: accogliete il suo stato d'animo, non dite "non c'è bisogno di piangere" ma invece "hai ragione, ma torno presto"».
3-4 ANNI. «Dai 3 anni in su andare alla scuola materna aiuta, perché si tratta di un ambiente familiare per il bambino la cui routine non viene intaccata dalla presenza o assenza della mamma. Avvisare le maestre che qualcosa a casa sta cambiando poi è sempre utile, perché può rivelarsi un vero supporto per la famiglia. Intanto le proprietà di linguaggio si strutturano meglio: in questo modo anche i bambini riusciranno averbalizzare meglio i loro stati d'animo».
4-5 ANNI. «Dai 4-5 anni inizia invece il confronto con gli altri: il bambino potrà mostrarsi più curioso sul tema dell'assenza della madre, che potrebbe trovare un caso poco frequente tra i suoi compagni di giochi. Basta dire la verità: spiegate perché la mamma non c'è e non negate che la cosa sia insolita, ammettete che sia magari un elemento di diversità rispetto alle altre famiglie. È giusto normalizzare la situazione, ma senza cercare di mistificare la realtà perché i bambini si accorgerebbero e questo li metterebbe in allarme: ricordiamoci sempre che loro hanno solo bisogno di capire. Se serve, non abbiate paura anche di specificare che la mamma non ha scelto il lavoro per stare lontano da casa». Altri suggerimenti sono:
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Anche se non esplicitamente richiesto da vostro figlio, stabilite dei rientri regolari, programmati, che il bambino possa aspettare e a cui sia preparato;
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Una videochiamata o una telefonata fissa tutte le sere;
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Attenzione però a non fare promesse che non siete certi di mantenere: un contrattempo ci può stare, ma se si ripetono troppo rischiate di perdere credibilità e il bambino non crederà più neanche alle promesse vere;
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Non promettete di vostra iniziativa che cambierete lavoro per stare più in famiglia: magari lo state davvero cercando, ma di nuovo meglio non creare false speranze;
- E se il vostro lavoro non volete cambiarlo? Ditelo tranquillamente: "Ti voglio tanto bene ma questo lavoro è una cosa importante per me". Se lo dite in modo sereno e tenero, non passa come "è più importante il mio lavoro di te".
«In questa fase è importante che il bambino senta la presenza della mamma, che lei sa cosa succeda nella sua vita: le verifiche, i colloqui con le maestre… Insomma, la mamma è lontana ma si interessa e fa delle azioni che hanno una ricaduta sulla sua vita. Il registro elettronico e le email aiutano molto nel rapporto con la scuola. Per le regole famigliari, sempre massima collaborazione con il papà: le decisioni vengono prese insieme, magari su Skype in presenza del bambino e rimandando il meno possibile i problemi al rientro della mamma».
ADOLESCENTI.
«Mantenete la telefonata serale anche con i più grandi, anche se non mostreranno grande interesse. E sgridateli se qualche appuntamento salta, perché è una regola famigliare e non un vezzo della mamma. Per gli adolescenti avere questi appuntamenti fissi da loro il senso della presenza e della guida, che la mamma "tiene" anche a distanza. Questa è l'età dell'insofferenza alle regole, e adesso dunque è ancora più importante che queste vadano mantenute. L'adolescente ha bisogno di qualcosa e qualcuno contro cui "scontrarsi": se noi ci defiliamo, li disorientiamo. Sarà faticosissimo, ma mantenete anche a distanza questo conflitto, preparandovi a sentirvi dire "tu cosa vuoi che non ci sei mai". Se foste state in casa tutta la settimana, ne avrebbero detta un'altra per ferirvi. L'alternativa, ovvero il vostro disinteresse, avrebbe conseguenze ben peggiori su di loro».
L'intervistata
Elena Urso è Pedagogista dello Studio Rossini Urso (assieme alla collega Elisabetta Rossini). È autrice di numerosi libri dedicati alla genitorialità, tra cui "I genitori devono essere affidabili, non perfetti" (Edizioni Edicart).