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Tassa sui rifiuti gonfiata: ecco come ottenere il rimborso della TARI

di Niccolò De Rosa - 15.11.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Il Ministero dell'Economia ha ammesso che i cittadini potrebbero aver pagato per anni una quota gonfiata della TARI, la tassa rifiuti. Ecco come accorgersi dell'eventuale errore e come comportarsi

In questo articolo

Qualche giorno fa lo stesso Ministero dell'Economia ha ammesso un errore di calcolo che per anni potrebbe aver fatto pagare più del dovuto milioni di italiani.

Tutto è nato dall’interrogazione parlamentare del deputato Giuseppe L’Abbate (M5S), il quale ha presentato al sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta una serie di segnalazioni che denunciavano tariffe spropositate in merito al tributo TARI, la tassa per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti.

Alla base della madornale vista, un calcolo errato nel computo della quota variabile della TARI.

Come si calcola la TARI?


La TARI è un tributo esercitabile su chiunque possieda o gestisca locali o aree scoperte che possono produrre immondizia. Insieme all'Imu e alla Tasi costituisce la Iuc, l'Imposta unica comunale.

Il tributo è calcolato su una quota fissa e una variabile. La parte fissa dipende dalla grandezza (in metri quadrati) dell'abitazione o del locale. La quota variabile invece serve per adeguare il pagamento ai rifiuti prodotti e si basa sul numero dei membri della famiglia. Più numeroso è il nucleo famigliare, maggiore sarà il prelievo applicato.

Tale quota variabile andrebbe calcolata una sola volta sull'insieme di casa e delle pertinenze immobiliari (garage, cantine, soffitte, posti auto ecc...), poiché l'esistenza di più pertinenze non influisce sulla quantità di rifiuti prodotta.

L'errore

Molti Comuni invece avrebbero applicato la quota variabile non solo una volta, ma tante volte quante sono le pertinenze dell'abitazione.

Per capirci meglio esponiamo l'esempio riportato in aula dallo stesso L'Abbate:

Un appartamento di 100 mq è abittao da 4 persone e comprende due pertinenze, una cantina di 20 mq e un garage di 30 mq.

La quota fissa, di 2 euro, si applica al 100% sull’abitazione e al 50% sulle pertinenze. La quota variabile invece, pari a 141 euro, si applica solo una volta all'intera metratura.

Occorre dunque calcolare 200 + 50 + 141, per un totale di 391 euro.

Applicando invece 141 euro di quota fissa anche al garage e alla cantina, alla fine si otterrà un prelievo dovuto di 673 euro (200 + 50 + 141 +141 +141).

Ben 282 euro in più!

Il rimborso

Dopo l'ammissione di colpa da parte del Ministero, la palla è passata ai Comuni, che stanno già verificando eventuali errori.

Sotto particolare osservazione sembrano essere i Comuni di di Milano, Napoli, Ancona, Genova, Siracusa, Rimini e Catanzaro. Se si riscontreranno palesi incongruenze, ogni Comune appronterà una strategia per rimborsare i cittadini.

Esiste però una procedura perseguibile anche dal singolo contribuente per ottenere il rimborso.

Bisogna innanzitutto ripescare le vecchie bollette, che comunque non possono essere più vecchie del 2014, poiché il tributo precedente (TARSU) non prevedeva distinzioni di quote fisse e variabili.

Una volta verificata la regolarità (o irregolarità) dei propri bollettini TARI, il cittadino può presentare un’istanza in forma libera, da inviare al Comune per raccomandata, con i dati relativi alla bolletta gonfiata (che può essere anche più di una). Se il Comune non risponde entro 60 giorni, ci si può rivolgere alla Comissione Tributaria.

Il termine di scadenza per le domande di rimborso è di cinque anni dal pagamento.

I cittadini si possono anche rivolgere a Movimento difesa consumatori, che ha già istituito la campagna Sos Tassa Rifiuti,o al Codacons, già sul piede di guerra con un'azione collettiva dei consumatori.

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