L'INIZIO
“Si può dire che in Italia la prima festa della mamma sia stata celebrata durante il fascismo, il 24 dicembre 1933. La 'Giornata della madre e del fanciullo', che cadeva la vigilia di Natale, era espressione della politica natalista del regime”.
NEL FASCISMO
“Nel 1925 venne istituita l’'Opera nazionale per la protezione della maternità e infanzia' che aveva lo scopo di favorire la crescita demografica, combattere la mortalità infantile, conservare e migliorare la 'stirpe', ecc. Per il regime fascista, la difesa della maternità e dell’infanzia, che prima era affidata a opere religiose o private, era una questione d’interesse nazionale”.
LA GIORNATA DELLA MADRE E DEL FANCIULLO
“La 'Giornata della madre e del fanciullo' era l’occasione per premiare le mamme più prolifiche d'Italia. La sua coincidenza con il Natale, ovviamente, non era casuale. Il valore sociale e patriottico della maternità andava a sovrapporsi a quello religioso e cristiano”.
ANNI '50
“Ma è stato nella seconda metà degli anni Cinquanta che la 'Festa della mamma', così come la conosciamo, ha iniziato a essere celebrata. Da allora cade la seconda domenica del mese di maggio, un mese che, per il calendario cristiano, è dedicato a Maria”.
FESTA LAICA
“La Festa della mamma, tuttavia, è una celebrazione laica. È l’occasione in cui le madri ricevono doni dai loro figli o dai loro partner: disegni, biglietti o lavoretti che i bambini realizzano a scuola ma anche fiori, dolci o regali più importanti che producono un notevole giro d’affari. Oggi, d’altra parte, i consumi rappresentano uno dei canali principali attraverso cui le persone manifestano amore”.
PUBBLICO/PRIVATO
“Mentre la 'Giornata della madre e del fanciullo' era una festività pubblica, istituita per celebrare le madri d’Italia e la loro fecondità, oggi la celebrazione di questa ricorrenza è un fatto privato: si festeggia una mamma nella sua singolarità”.
LA MATERNITÀ OGGI
“Dalla seconda metà degli anni Cinquanta a oggi i significati e le esperienze della maternità sono mutati. Si è ridotto il numero di figli per donna, che è passato dai 2,33 della seconda metà degli anni Cinquanta all’1,35 attuale, passando per un picco massimo di 2,70 nel 1964 e uno minimo di 1,19 nel 1995”.
I FIGLI
“Oggi si fanno meno figli. Si fanno più tardi. I figli non nascono più come naturale conseguenza del matrimonio e/o di una sessualità attiva ma perché le coppie scelgono di diventare genitori. La maternità, in questo senso, non è più un destino ma la realizzazione di un desiderio”.
COSA VORREBBERO LE DONNE
“Oggi molte donne italiane hanno un solo figlio, anche se spesso ne vorrebbero almeno due. Il numero dei figli e le ragioni per cui si fanno è mutato rispetto al passato, ma anche rispetto a quanto accade in altre parti del mondo. I figli si programmano e si preparano le condizioni per farli. Ma se procrastinare o rinunciare al proprio desiderio di maternità è frutto di una scelta, spesso le donne che decidono di aspettare ad avere un figlio o che si fermano dopo il primo, sentono di non avere alternative”.
POCHI SERVIZI
“Viviamo in un paese in cui i servizi per la prima infanzia e le scuole a tempo pieno sono insufficienti e mal distribuiti e la divisione del lavoro domestico e di cura tra uomini e donne è molto asimmetrica. Diventare madri richiede una radicale trasformazione dell’organizzazione della vita quotidiana: alcune donne smettono di lavorare fuori casa, altre riducono l’orario di lavoro remunerato per dedicare più tempo a quello familiare”.
LA GENITORIALITÀ AL GIORNO D'OGGI
“Un ulteriore tratto distintivo della genitorialità contemporanea, è che per i genitori i figli rappresentano un veicolo di realizzazione di sé. Non era così in passato e non è così nella maggior parte delle società studiate dall’antropologia culturale dove c’è un 'dovere di discendenza': i figli sono il mezzo per continuare i lignaggi, per preservare la memoria e il culto degli antenati, per fabbricare relazioni che attraversano i confini della famiglia nucleare e spesso anche della parentela”.
PERCHÉ SI DIVENTA GENITORI
“Nella società in cui viviamo, al contrario, i figli sono considerati l’emanazione dell’essere più intimo dei loro genitori e vengono investiti di aspettative e progetti commensurati a questa rappresentazione.
MATERNITÀ VS PATERNITÀ
“Su un piano simbolico la maternità e la paternità non sono esperienze simmetriche. La maternità, infatti, rappresenta una elemento portante per la costruzione dell’identità femminile che non è speculare alla paternità per la costruzione dell’identità maschile. Mentre gli uomini adulti che consacrano la propria vita alla realizzazione professionale e non sono padri non sono stigmatizzati, la scelta di non maternità resta socialmente poco accettata”.
LA FUNZIONE
“La festa della mamma, come quella del papà o la più recente festa dei nonni, sono modi per celebrare relazioni parentali che hanno un carattere sempre più intenzionale e verticale – la riduzione del numero di figli ha fatto sì che ci siano meno zii e cugini di un tempo. Il fatto che tra queste feste, quella della mamma sia forse la più sentita, ci parla della centralità simbolica e pratica che la maternità riveste rispetto agli altri ruoli parentali”.
SFIDE FUTURE
“Credo che tra le sfide che ci attendono, una delle più importanti sia pervenire a un maggiore riconoscimento culturale, sociale e politico del valore di dare e del diritto di ricevere cura”.
ACCUDIMENTO ED EDUCAZIONE
“Il lavoro familiare, in cui rientrano tra l’accudimento e l’educazione dei bambini ma anche l’assistenza agli anziani, non dovrebbe essere di pertinenza esclusiva di alcuni soggetti ma essere condiviso. Il lavoro domestico e di cura dovrebbe essere più facilmente conciliabile con la realizzazione di sé in altri ambiti della vita, e questo tanto per le donne quanto per gli uomini”.
IL RUOLO DEI PADRI
“Oggi i padri partecipano più di un tempo all’educazione dei loro figli, ma spesso lo fanno privilegiando le attività ludiche o ricreative. E benché formalmente entrambi i genitori possano usufruire del congedo parentale, sono pochi i papà che ne fanno richiesta. L’accudimento resta un compito prevalentemente femminile. È, inoltre, un compito culturalmente svalutato, mentre occorrerebbe riconoscerne l’importanza sociale”.
NON SOLO UNA FAMIGLIA
“Un’altra sfida che ci riserva il futuro è un più adeguato riconoscimento simbolico e giuridico della pluralità delle forme di famiglia e di genitorialità che di fatto esistono in Italia”.
LE ALTERNATIVE
“L’affermarsi delle unioni libere e della filiazione fuori dal matrimonio, l’aumento delle separazioni e delle ricomposizioni familiari, ma anche la diffusione delle tecnologie riproduttive e la transnazionalizzazione delle relazioni familiari in seguito alle migrazioni e alle adozioni internazionali, hanno dato vita a nuove forme di relazionalità parentale e di domesticità che restano, in molti casi, prive di riconoscimento e sono spesso oggetto di stereotipi e di resistenze culturali”.
ABBATTERE LE BARRIERE”
“Anche in questo caso rimettere al centro il valore di dare e il diritto di ricevere cura ci aiuterebbe ad abbattere barriere culturali, superare ritardi legislativi e migliorare la coesione sociale e la qualità della convivenza”.