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La «Filastrocca del Pesce d’aprile» di Mimmo Mòllica

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La «Filastrocca del Pesce d'aprile» di Mimmo Mòllica ci riporta alla mente la giornata dedicata agli scherzi e alle burle: il 1° di aprile

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La «Filastrocca del Pesce d’aprile» di Mimmo Mòllica

La «Filastrocca del Pesce d'aprile» di Mimmo Mòllica ci riporta alla mente la giornata dedicata agli scherzi e alle burle: il 1° di aprile, quando scherzi di ogni genere sono sempre in agguato. Le 'vittime' il più delle volte sono familiari e amici, ma la tradizione non risparmia colleghi e luoghi di lavoro. In ogni parte d'Italia uno scherzo si può dire e si può fare. Ma aprile è pure il mese del «dolce dormire».

«Filastrocca del Pesce d’aprile»

Un'alice il primo di aprile

aveva sonno e voleva dormire,

e perciò se ne stava a russare

tranquilla e beata sul fondo del mare.

Però poco più su un pescatore,

gettando le reti faceva rumore

e affondando i suoi remi nel mare

l'alice dormiente fece risvegliare.

Dal brusco risveglio l'alice saltò,

sopra quella barca veloce balzò

ed andò a posarsi sopra la testa

di quel pescatore, come per protesta,

e dopo librandosi in volo radente

sopra il naso di quello si posò, furente.

Un bell'aquilone là in alto volava

mentre una fatina il suo filo tirava

e disse a quel pesce: "Stai buono, stai zitto,

se non vuoi finire in padella diritto,

se vai nella rete sei davvero fritto".

L'alice fu saggia, la fata ascoltò

e sul fondo del mare se ne ritornò,

al suo caro lettino, in fondo al suo mare,

indossò il pigiama e tornò a russare,

tra le onde del mare e le sue meraviglie,

tra rocce, coralli, molluschi e conchiglie,

senza più dire nulla, fece il «pesce in barile»,

ma in effetti era solo un bel «Pesce d'aprile».

E da allora rimane quel modo di dire:

mese di «aprile, dolce dormire».

Mimmo Mòllica

 

Pesce d’aprile, dolce dormire

Il primo giorno del mese di aprile riporta in auge l'uso di fare scherzi, tradizione comune a vari paesi del mondo. Il 1° di aprile scherzi di ogni genere sono sempre in agguato, specie verso chi non ricorda «l'insidiosa data». Le 'vittime' degli scherzi sono il più delle volte familiari e amici, ma la tradizione non risparmia colleghi e luoghi di lavoro. In ogni parte d'Italia uno scherzo si può dire e si può fare.

1° aprile, dove ti mandano non andare

Il bersaglio preferito è quello dei «creduloni», ai quali è più facile far credere accadimenti, notizie e fatti poco attendibili. Ma il repertorio degli scherzi e delle burle è, in genere, piuttosto nutrito: pesciolini di stoffa cosparsi di polvere di gesso e poi messi addosso a qualcuno di nascosto, l'invio di buste e oggetti, spedizioni a mezzo posta, lettere ad amici e conoscenti, scritte e messaggi, email, messaggi whatsapp e chi più ne ha più ne metta.

Sulle origini del «pesce d'aprile» non si hanno certezze e diverse sono le teorie.

Il grande antropologo Giuseppe Pitrè (Palermo, 1841-1916) per significare come il  1° di aprile non si debba credere facilmente a ciò che ci viene detto, chiesto o proposto, cita un proverbio calabrese:

A lu primu d'Aprili / aundi ti mandanu nun iri.

Il primo d'aprile / dove ti mandano non andare.

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