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Che fare se il bimbo ha paura di Babbo Natale

di Jessica Bordoni - 30.11.2018 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Se non sfocia in una vera e propria angoscia, un po’ di timore è assolutamente normale. Come spiega la psicoterapeuta milanese Giulia Tricoli, è importante innanzitutto riconoscere e validare la paura del piccolo. Bisogna stargli vicino, rassicurarlo e spiegargli che si tratta di una specie di “nonno” buono 

In questo articolo

È il beniamino delle feste, la figura simbolo del periodo natalizio. Parliamo di Babbo Natale, il “nonno” vestito di rosso con barba e baffi bianchi che arriva sulla slitta per portare i regali. Perché allora alcuni bambini ne hanno paura?

1. Perché è una forma di protezione

«La paura ha sempre un significato di tipo adattivo», ci spiega Giulia Tricoli, psicoterapeuta dell’età evolutiva con studio privato a Milano. «Si tratta di un meccanismo di protezione che il bambino mette in atto per difendersi da quello che ritiene un pericolo. In particolare, dopo gli otto mesi di vita, nel piccolo si sviluppa la paura dell’estraneo».

2. Perché è grosso e arriva all’improvviso

Babbo Natale costituisce una figura assolutamente sconosciuta, mai vista prima. «È raffigurato come un omone grande e grosso. La barba gli copre il volto, mentre il cappello impedisce di vedere la parte superiore della testa. La sua immagine, insomma, è tutt’altro che rassicurante. E in più il suo arrivo è collegato al concetto di imprevedibilità: entra in casa di notte, all’improvviso, passando dal camino e alterando la quotidianità».

3. Perché non è una figura familiare

Di base, il senso di paura che il bambino manifesta non va considerato come un atteggiamento anomalo, anzi. «Nel caso di bimbi piccoli, in particolare, ci orienta rispetto alla loro capacità di distinguere tra le figure familiari e quelle che non lo sono. Se la preoccupazione è contenuta e non sfocia in un pianto incontrollabile o in un'angoscia vera e propria, si tratta di una risposta assolutamente normale e non patologica».

4. Perché potrebbe essere correlato a traumi o lutti recenti

Giulia Tricoli sottolinea l’importanza della storia personale del bambino e del particolare momento in cui si trova. «Se il piccolo è reduce da un trauma, come la separazione dei genitori, o da un lutto recente, avrà meno risorse per gestire la situazione. In questi casi la figura di Babbo Natale può rivelarsi l’elemento trigger, ovvero il “grilletto” che scatena il ricordo dell’evento traumatico passato, riattivandolo».


Bisogna riconoscere e accogliere la preoccupazione

Che tipo di atteggiamento è consigliabile? «Innanzitutto è importante validare la paura, senza sminuirla o ancora peggio deridere il bambino per il suo atteggiamento. Il superamento della paura non può prescindere dal suo riconoscimento. Il genitore dovrà dimostrare al proprio figlio di accogliere la sua preoccupazione, standogli vicino, tenendolo in braccio, accarezzandogli il pancino e facendolo sentire coccolato».

La spiegazione solo dopo che si è calmato

Soltanto dopo che il bimbo è stato rassicurato e il suo livello di agitazione è sceso, si può procedere alla fase di spiegazione. «Quando il piccolo è uscito dalla situazione di paura ed è tornato in una condizione di sicurezza e di calma, è possibile affrontare con lui un ragionamento verbale. Gli si potrà allora spiegare che si tratta di un gioco, di una fiaba, che Babbo Natale è una specie di nonno travestito con intenzioni assolutamente benevoli e che non farà male a nessuno».

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