Strenne natalizie
Uno dei regali più apprezzati da amici e parenti per le festività sono le strenne natalizie. Un pensiero perfetto anche per i dipendenti o i clienti di un'azienda, perché si possono personalizzare e permettono di donare prelibatezze e specialità della tradizione. Ma quando e come sono nate e come si sono evolute nel tempo?
Strenne natalizie: cosa sono
In occasione del Natale è consuetudine regalare o ricevere ceste in vimini, cofanetti, bauletti in legno, scatole in cartone classiche, piene di eccellenze enogastronomiche, che spaziano dal dolce al salto. Questi regali squisiti si chiamano 'strenne', e vengono fatti in occasione di festività o di altre ricorrenze speciali. Nelle strenne natalizie, solitamente non mancano mai panettoni e pandori, torrone, spumante e i dolci tipici di una specifica regione italiana. Ce ne sono davvero per tutti i gusti e le esigenze. Si possono acquistare nei negozi di alimentari, ma anche comodamente online. Una tradizione dalle origini antichissime e con una storia molto affascinante alle spalle.
Strenne natalizie: origini e tradizioni
La parola 'strenna' deriva dal latino strēna, un termine probabilmente di origine sabina, con il significato di "presagio, augurio" e, in seguito, di "regalo di buon augurio". Latini e Sabini adoravano la Dea Strenua, chiamata anche Strinia e Strenna. Per alcuni studiosi il nome stava per 'forte', colei che ha forza (in greco strenòs significa forza, da cui il nostro "strenuamente"), per altri Strenua voleva anche dire 'buona salute', che si voleva augurare alle persone care con un dono.
Stando a un'antica leggenda, ai tempi di Romolo la strenna era un fascio di rami di una pianta propizia che cresceva in un bosco sulla via Sacra consacrato alla dea. Secondo Varrone, l'uso della strenna adottato già dalla prima fondazione dell'Urbe, fu istituito da
Successivamente, l'uso di scambiarsi i rami della pianta sacra, fichi e mele si spostò alle calende di gennaio, ovvero a Capodanno. Divenne così un modo per augurarsi un anno dolce, come i frutti che venivano scambiati. Nel tempo, questi vennero sostituiti da altri doni, a seconda dei gusti e delle possibilità economiche di chi li offriva.
Le strenne natalizie nell'editoria
Oltre alle ceste piene di prelibatezze, c'anche un'altra tradizione: quella delle strenne editoriali o 'libro strenna'. Nel XIX secolo, infatti, troviamo la parola 'strenna' anche nell'editoria, per indicare una raccolta di componimenti in prosa e poesia che venivano pubblicati in prossimità delle feste natalizie. Si trattava di edizioni particolari, stampate su carta preziosa e copertine in seta o velluto, riccamente decorate in oro. Naturalmente, per il loro valore erano rivolte a una ristretta fascia di lettori e lettrici benestanti. Successivamente, per tutto l'Ottocento, tali volumetti iniziarono a essere stampati in una forma tipografica più modesta, raggiungendo così un pubblico più ampio e popolare.
Cosa vuol dire 'fare la strenna' in Lunigiana
In alcune località della Lunigiana, terra di confine tra Toscana, Liguria ed Emilia Romagna, si definiva "fare la strenna" l'usanza dei bambini di andare di casa in casa nel giorno di Capodanno recitando le strofe "Buongiorno e buon anno, fatemi la strenna per tutto l'anno" e "Buon anno e buondì, fatemi la strenna per tutto il dì". Gli adulti rispondevano a quel particolare saluto donando ai bambini dolciumi, frutta secca, mandarini, cioccolato o qualche soldino. L'usanza lunigianese per il primo giorno dell'anno in pratica consisteva in un rito 'all'italiana' del dolcetto o scherzetto.