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Favole per crescere insieme

di Marzia Rubega - 12.06.2013 - Scrivici

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Con un pizzico di ironia, pazienza e fantasia, il genitore può affrontare al meglio le tappe e i problemi della crescita del suo bambino. Ogni racconto è un utile e potente mezzo per farlo. Parola di Roberta Comin, autrice di Favole sottobraccio.

“È un sogno che è uscito dal cassetto per far sorridere grandi e piccoli”. Così definisce il suo libro, Favole sottobraccio (Marcianum Press), Roberta Comin, autrice e mamma - un po' giullare come parla di se stessa - che al potere del sorriso crede davvero molto.

Perché con un pizzico di ironia, pazienza e fantasia, secondo lei, il genitore può affrontare al meglio la crescita (e le quotidiane difficoltà) del suo bambino. Questa è la premessa delle sue 9 storie che nascondono, tra magia e ritmo fiabesco, temi importanti della vita di ogni bimbo.

Ma, allora, per chi sono questi racconti? - chiediamo all'autrice che ha iniziato a scrivere per scherzo, ma seguendo la sua passione di sempre.

“Ho scritto per mamma e papà con l'idea di aiutarli ad affrontare, in modo diverso e più leggero, i tipici problemi della crescita regalando, al tempo stesso, al bimbo un momento unico... Quello della lettura insieme. Ma se qualcuno mi chiede per che età siano le mie favole, io rispondo per tutti, da 0 a 99 anni! Quanto auguro a ogni genitore è riscoprire la dimensione magica delle fiabe leggendo con i bambini. È importante crederci: siamo noi a creare qualcosa di speciale per i nostri figli. E ogni figlio ricorda, poi, tutta la vita il piacere che ha provato ad ascoltare le storie dalla voce del genitore”, dice Roberta Comin.

Una storia per ogni emozione...

Per l'autrice, attraverso il racconto, il bimbo può riconoscere le sue difficoltà, dare un nome ai sentimenti (positivi e no), e cimentarsi con fiducia in nuove conquiste.

“Io propongo una piccola soluzione, con le mie favole, alle questioni quotidiane. Penso di dare ai genitori un mezzo per fare un regalo ai figli. Forse, non hanno il tempo di inventarne ma leggere insieme e raccontare è un'esperienza bellissima e preziosa per entrambi”, afferma Roberta Comin.

Lei, come mamma, ha sempre raccontato tante storie ai figli per incoraggiarli di fronte ai momenti 'critici' e divertirli. Per sua figlia, che non andava a scuola volentieri, preparava dei foglietti con filastrocche per rassicurarla e tenerle compagnia.

Le storie di Roberta Comin nascono, dunque, dalla sua esperienza diretta con i figli e dal fatto di aver incontrato una psicologa che ha creduto in lei e l'ha incoraggiata a insistere. “ In fondo, lei è stata la mia prima lettrice e ha apprezzato la semplicità spiegandomi che avevo trovato un mezzo fantastico per parlare ai piccoli”.

Ecco, allora, una girandola di personaggi buffi e teneri che si misurano con situazioni tipiche della crescita. Pioggina insegna ad ascoltare, i terribili folletti sembrano fare solo quello che vogliono, il piccolo puma apre il suo cuore all'amicizia e Nerocorvo, un prepotente uccello cerca di dominare il cielo...

Un antidoto contro rabbia e bizze?

L'ultimo racconto, Nove, affronta un argomento con cui tutti i genitori si trovano (a volte con difficoltà) a fare i conti: la rabbia del bambino, spesso, incontrollata e indomabile. Ma la lettura di una fiaba, in cui il bimbo si può identificare con il protagonista arrabbiato, è utile per gestirla?

“La bacchetta magica non c'è ma molto dipende da come ti poni come genitore e dal momento che vive il bimbo – dice l'autrice. Con la rabbia dei miei figli, io mi sono sempre imposta di aspettare dicendo loro che chi è arrabbiato per tanto, alla fine resta solo. Appena sbollita, cercavo di capire insieme a loro le cause. Dicevo: 'Sono qui, ho voglia di ascoltarti!', insomma è importante lasciare il tempo di riflettere, di maturare la voglia di parlarne della rabbia.

Secondo l'autrice, con i più piccoli, la rabbia passa prima e poi basta sorridere insieme e tornare sull'argomento con un pizzico di ironia.

E una fiaba può aiutare il bimbo mostrandogli un'altra prospettiva.

“Non serve insistere troppo su quello che è successo, io non sono stata una mamma perfetta ma sono sicura che ci voglia pazienza anche di fronte a sentimenti forti come la rabbia. Siamo noi con il nostro atteggiamento a far vedere le cose in modo diverso ai bambini”, spiega Roberta Comin.

Un dono per tutta la vita

Uno degli aspetti più belli e importanti di raccontare storie al figlio, secondo l'autrice, è la certezza che quando sarà grande, ricorderà che il genitore c'era per leggere con lui. Questo contribuisce a instaurare un rapporto intimo, giocoso e insostituibile.

“Con la lettura, si costruisce quel rapporto che dura tutta la vita – sostiene la scrittrice. Il ragazzo adolescente ha altri problemi ma il messaggio è lo stesso da parte dell'adulto: 'Io c'ero e ci sono ancora e sempre se hai bisogno di me perché sono la tua mamma – o papà. Le richieste di aiuto non sono mai esplicite ma, se alla base il rapporto con l'adulto è forte, non serve parlare”.

Anche i ragazzini delle medie, dal punto di vista dell'autrice, possono ritrovare la magia delle fiabe e tutti i significati nascosti che fanno bene anche a loro.

“Tutto dipende da come noi adulti proponiamo una storia... È uno strumento utilissimo per chiunque cerchi di ragionare con i bambini ponendo le questioni in modo giusto e immediato senza trattarli da stupidih, afferma Roberta Comin.

In ogni caso, è importante non dimenticare mai, per l'autrice, che una bella storia è un mezzo per sorridere con i più piccoli e invitare i grandi a leggere da soli. In questo modo, il ragazzino ritrova il piacere di averlo già fatto con un genitore.

Roberta Comin, Favole sottobraccio, pp. 143, Marcianum Press

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