Inventati più di vent'anni fa dall'americana Catherine Hettingher, i Fidget Spinner sono stati i giochi del momento del 2017. Si tratta di una sorta di trottola rotante che si attiva grazie a un movimento delle dita. L'intenzione della Hettingher era quella di produrre uno strumento anti-stress, ma oggi è stato ritirato da molte scuole proprio per il risultato opposto: secondo educatori e insegnanti, infatti, distrarrebbe i ragazzi.
DOVE SI TROVANO E QUANTO COSTANO
Diffusi soprattutto negli Stati Uniti, i fidget spinner stanno diventando molto popolari in Italia, anche grazie ai tanti video degli YouTuber. Nei primi 32 articoli della classifica dei giocattoli più venduti su Amazon ci sono proprio queste trottole.
Fidget Spinner: tutti i modelli più in voga!
vai alla galleryPer alcuni sono utili strumenti anti-stress, per altri sono solo giocattoli di moda. Di sicuro tutti i giovani stanno impazzendo per i Fidget Spinner , le trottole piatte "tripartite"...
Ormai si trovano ovunque, soprattutto online, e il loro prezzo varia ma mediamente va dai 5 ai 15 euro. Ci sono modelli anche molto più costosi in oro e metalli preziosi, che possono costare anche centinaia di euro.
Come detto, si tratta di una sorta di trottola che si fa girare dando un piccolo colpo alle sue pale. L'obiettivo è quello di tenerla in funzione il più a lungo possibile, colpendola ripetutamente con destrezza.
SONO UTILI O NO? MANCANO GLI STUDI
L'obiettivo della loro creazione era quello di aiutare i bambini a concentrarsi di più. Ma non esistono ancora studi scientifici che ne chiariscano rischi e benefici.
«Questi giochi non sono stati creati da scienziati comportamentali con una profonda conoscenza della disabilità intellettiva, né sono stati realizzati da esperti in un laboratorio» si legge in un articolo di Live Science. Più avanti si fa riferimento anche ad alcuni studi scientifici che hanno «confermato che il movimento può davvero aiutare gli studenti affetti da Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Gli scienziati pensano che il movimento aiuti i ragazzi a mantenere la concentrazione durante le attività».
Julie Schweitzer dell'Università della California ha scoperto che i bambini con questa patologia avevano risultati migliori nei test di attenzione se si agitavano sulla sedia e muovevano le gambe rispetto a quelli che stavano fermi. «Un altro studio pubblicato sul Journal Abnormal Child Psychology, ha scoperto che più i bambini con ADHD si muovevano meglio funzionava la loro memoria».
Tuttavia, la comunità scientifica sottolinea che giocare con un fidget spinner, che non richiede un'attività fisica molto intensa, potrebbe non portare agli stessi benefici rilevati negli studi.
COSA PENSANO GLI ESPERTI
«Dal momento che non esistono dati relativi all'utilizzo di questi giochi, non c'è un'evidenza che causino particolari danni, ma allo stesso tempo non si può confermare che abbiano alcun beneficio – sottolineano le pedagogiste Elena Urso e Elisabetta Rossini dello Studio di consulenza familiare Rossini-Urso –. Tuttavia, come per i tablet e altri tipi di giochi, sarebbe bene limitarne l'uso evitando di portarli in classe o di passare troppo tempo a giocarci».
Bisogna anche ridimensionare la portata di questo fenomeno: «Un po' come successe per il Tamagotchi, è molto probabile che sia solo una moda passeggera. Non c'è quindi bisogno di preoccuparsi eccessivamente».
«Le mie figlie ce l'hanno tutte e due – commenta Federico Tonioni, psichiatra e responsabile dell’ambulatorio per la psicopatologia web mediata della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma – e io, prima di sapere che cosa fossero ho chiesto loro come facessero a studiare con questo strumento. Mi hanno risposto che le aiutava».
Per capire il fenomeno, bisogna fare un passo indietro. «Questa – riprende l'esperto – è l'era del multitasking. Siamo sempre portati a fare più cose nello stesso momento. Un po' come accade sui computer e sui tablet: le sollecitazioni sono continue. Questo, si è visto, aumenta il livello di distrazione invece di facilitare la concentrazione».
C'è però da dire che è un processo a cui è impossibile sottrarsi e che è continuamente in atto: «Ad esempio, riceviamo mail e telefonate fuori dall'orario di lavoro, ma siamo costretti lo stesso a rispondere, anche perché gli altri si aspettano che noi lo facciamo».
Dobbiamo quindi fare i conti con nuovi modi di concentrarsi e di distrarsi. «In questo senso, i bambini sono diversi da noi. Se gli adulti si sono dovuti adattare alla rivoluzione tecnologica, i nativi digitali hanno imparato da subito ad apprendere, concentrarsi e memorizzare le cose anche attraverso i nuovi strumenti».
UNA DISTANZA DA COLMARE
«Probabilmente anche molti disturbi dell'apprendimento sono rappresentativi di questa distanza tra le generazioni.
Si basano cioè sulla discrepanza tra ciò che gli adulti si aspettano, partendo dal loro vissuto, e la situazione attuale, che è completamente diversa rispetto al passato».
È dunque necessario dare fiducia ai bambini. «Proviamo a fidarci di loro: se portano a scuola spontaneamente questi giochi, credo che sia perché li aiutano davvero».
Non bisogna dunque partire dal presupposto che li utilizzino per non stare attenti. «Piuttosto, credo che sia un loro tentativo per concentrarsi di fronte a contenuti che gli vengono proposti in modo ancora molto vecchio dalla scuola. Un approccio che con loro, probabilmente, non è più efficace».
Il vero rischio non è il gioco in sé, ma le nuove forme si assenza genitoriale. «Il fidget spinner diviene un problema se lo utilizziamo come baby-sitter dei nostri figli e non come uno strumento di condivisione».
Tutte queste novità devono dunque essere accolte con favore: «Abbiamo l'occasione per sorprenderci, invece di reprimere ciò che invece è da considerare come un'evoluzione».
Pur concordando sul fatto che la scuola debba rinnovarsi, l'esperto di orientamento scolastico Francesco dell'Oro non vede nei fidget spinner uno strumento positivo: «Non credo che un gioco del genere possa essere di aiuto alcuno per i ragazzi. Sarebbe invece più utile una rinnovata sensibilità pedagogica degli insegnanti. Infatti, è solo attraverso una relazione di qualità tra educatori e studenti che i talenti dei ragazzi, anche quelli più problematici, possono essere valorizzati».
Solo in questo modo, si potrà far fronte a una scuola che, come sottolineano gli ultimi dati dell'Istat «dà risultati pessimi in termini di numero di laureati e di abbandoni scolastici rispetto agli altri Paesi europei».