Il pipistrello e i suoi espedienti
Mimmo Mòllica riscrive la favola del «Pipistrello e le Donnole» di Esòpo al tempo del Coronavirus e la trasforma in «Filastrocca del Pipistrello e la Faina» . Il grande scrittore greco Esòpo (VI secolo a.C.) immagina il pipistrello un animale tanto 'ingegnoso' da potersi salvare la vita, capace di ricorrere ad espedienti e adattarsi alle circostanze.
Filastrocca del Pipistrello e la Faina
Un Pipistrello un dì a terra caduto
venne addentato da un'avida Faina.
La pregò tanto, chiedendole un aiuto:
«Risparmia la mia vita stamattina».
Disse: «Odio tutti gli uccelli, – la Faina –
come potrei perciò lasciarti in vita?».
«Ma io son solo un topo di cantina»,
così lo lasciò andare ed è sparita.
Ma qualche tempo dopo il Pipistrello
di nuovo cadde e quella lo addentò,
fu nuovamente lo stesso ritornello,
di aver salva la vita supplicò.
Disse: «Io odio tutti i topi», la Faina.
«Ma io sono un volatile, un uccello»,
rispose prontamente il pipistrello.
E gli salvò la vita la manfrina.
Morale della favola: bisogna
trovare a volte anche un pretesto,
un espediente che non è menzogna,
lo stratagemma contro il dì funesto.
Certi espedienti salvano la vita,
certe menzogne semplificano un po',
vale soltanto fino alla smentita,
a volte vale ed altre volte no.
Ma se una scusa ti salva dalla fossa,
se devi dirla, dilla bella grossa!