Non creder che sia l’abito
"Ogni persona che induca a pensare quanto costa l'abito che porta, non lo sa portare".
Riccardo Bacchelli
L'antico proverbio riguarda l'apparenza: giudicare le persone dall'aspetto esteriore può trarre in inganno. Insomma, l'abito non fa il monaco. Un proverbio tanto pronunciato e diffuso da costituire un luogo comune. "In vestimentis non est sapientia mentis", la saggezza della mente non risiede negli abiti indossati. Il proverbio fa riferimento ai monaci che indossando la tonaca ispiravano incondizionata fiducia. Sennonché, malintenzionati e ladri non esitavano a travestirsi da monaco o frate per non destare sospetti e mettere a segno le proprie nefandezze.
Ma c'è pure la versione anglosassone: "The gown does not make the friar" (la tonaca non fa il frate) per significare che bisogna 'andarci cauti' nel giudicare il prossimo, non fermandoci alle apparenze (positive o negative), ma cercando di conoscere più a fondo le persone e giudicare per le azioni e non solo per l'aspetto esteriore. Non basta indossare il camice o il saio per essere dottori o monaci.
«Filastrocca l'abito non fa il monaco»
Non creder che sia l'abito,
l'abito a fare il monaco
non è il lato esteriore
che fa l'uomo migliore.
Un tempo monaci e frati
erano rispettati,
portando sempre il saio,
in agosto ed in gennaio.
Ma tanti malfattori,
incalliti peccatori,
travestiti da frati
compivano reati.
Perciò possiamo dire
che non basta apparire
vestiti da signori
per esser dei dottori.
L'onestà della gente,
saggezza della mente,
non è sotto un vestito
costoso e ben pulito:
a un metro o ad una spanna
l'apparenza a volte inganna.
Non è il cambiar vestito
o l'essersi arricchito
che cambia anche il giudizio:
il lupo cambia il pelo, non il vizio.
Mimmo Mòllica ©
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