La «Filastrocca la Volpe e l'Uva»
Nella versione di Esopo la morale della favola è nella frase: "Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze". Fedro la spiega così: "Coloro che sminuiscono a parole ciò che non possono fare, debbono applicare a se stessi questo paradigma".
Mimmo Mòllica mette in versi e rime la favola de «La volpe e l'uva»: la volpe vede un bel grappolo d'uva, tanto succulento e desiderato, pronto sul pergolato da rubare e mangiare. Salta e risalta, ma non riesce a raggiungere il grappolo pendente e pur di non ammettere la sconfitta dice sprezzante: "Non la voglio, perché non è matura". Ma sconsolata e più affamata di prima, torna sui suoi passi con le pive nel sacco.
«Filastrocca la Volpe e l'Uva»
di Mimmo Mòllica
La volpe vide l'uva penzolare,
grappoli dalla pergola pendenti,
e subito credette di trovare
cibo abbondante da metter sotto i denti.
Prese così a saltare verso l'alto,
prima un salto, guardinga,
subito un altro salto,
sempre affamata, sempre più raminga.
Saltava con fatica in falsopiano,
tentando di afferrar quell'uva rossa,
famelica, faceva un gran baccano,
fino a precipitare in una fossa.
Finché la volpe parve mezza morta,
tenendosi una zampa dal gran male,
pensava "oggi m'è andata proprio storta,
è come ruzzolare dalle scale".
Quindi, non dimostrando la sconfitta,
per non ammetter "qui non ce l'ho fatta",
con voce assai tremante, derelitta,
disse: "Non è matura", insoddisfatta.
Ed oltreché affamata, pure vinta
di andarsene tranquilla fece finta,
guardandosi alle spalle si voltò
e zoppicando quindi se ne andò.