«Filastrocca di un piatto di plastica», «Filastrocca di un bicchiere di plastica» e «Filastrocca dei tre pescatori» fanno parte di «Filastrocche Plastic Free» di Mimmo Mòllica, tre filastrocche per sviluppare una memoria di "ferro" per ricordarsi che i "bicchieri di carta" in realtà sono fatti di "plastica".
L'autore specifica: «I rifiuti marini costituiscono un grave problema in costante aumento. Se la "plastica" rappresenta una importante risorsa per la società moderna, il suo smaltimento in mare è una autentica iattura. La presenza di rifiuti in plastica è sterminata nell'ambiente marino: più di 11 mila tonnellate l'anno vengono recuperate lungo le coste e sulle spiagge.
Nelle reti a strascico dei pescatori viene trovato di tutto: copertoni di automobile, bottiglie, sacchetti di plastica, tessuti, stoviglie di plastica (piatti, bicchieri, posate, cannucce), tubi, boe, attrezzi da pesca, secchi in plastica e metallo ed altro ancora».
«Filastrocche plastic free»
Ecco le tre «filastrocche plastic free».
Di plastica un bicchiere,
fatto apposta per bere,
fu lasciato cascare
sulla riva del mare.
Si riempì quel bicchiere
d'acqua, come un paniere,
e non sapendo nuotare
cominciò ad affondare.
Continuando a calare
nel profondo del mare,
si posò sul fondale,
tra una bolgia infernale
di migliaia di bicchieri,
tra rifiuti e batteri,
gomme d'auto e altri oggetti.
Tra bottiglie e sacchetti,
borse in plastica e reti,
batterie con magneti,
piatti e tante forchette,
ruote di biciclette,
spazzatura e conchiglie,
tappi, cicche e stoviglie,
bastoncini da orecchie,
ceste e taniche vecchie,
mozziconi e assorbenti,
tanti e tanti frammenti.
Però i pesci non posson sapere
che da quando c'è il mondo un bicchiere
è costruito soltanto per bere,
mentre loro non sapendo che fare
han pensato: «Saran da mangiare!».
Ed i pesci, piuttosto affamati,
mangian piatti e bicchieri già usati,
i cetacei assai più voraci
di mangiarne di più son capaci.
Se mettiamo su di una bilancia
tutto ciò che ci sta nella pancia
di uno squalo o una bianca balena,
di sacchetti di plastica piena,
scopriremo che son tanti chili:
sono gesti davvero incivili.
E così la balena morì,
la testuggine molto soffrì,
e alla fine perdette la vita,
per la plastica da lei ingerita.
Perciò abbiamo compreso che «mare»
rima con «non bisogna buttare»,
spazzatura «non farne affondare»
ed ai pesci «non farne mangiare».
Cosicché per difendere il mare
combattiamo chi vuole «inquinare»,
sconfiggiamo così il «malaffare»
se il bel mare vogliamo «salvare».
«Filastrocca Nelle reti dei pescatori»
Nelle reti di tre pescatori,
che del mare son lavoratori,
non ci sono più acciughe e sardine,
ma bottiglie, bicchieri e lattine.
Ci son scarti di vetro e tessuti,
alluminio, metallo e rifiuti,
e pensare che il fondo del mare
fu creato per poterci pescare.
Dove un tempo c'eran seppie ed orate,
c'è ora plastica a tonnellate;
oggi c'è spazzatura marina,
ieri l'acqua cristallina.
Nelle reti hanno trovato
tonnellate di ferro incastrato,
macroplastiche, oggetti flottanti,
microplastiche molto abbondanti,
particelle piccole e strane
tra coralli, sogliole e tane.
I pescatori che per destino
son difensori del mondo marino,
ora pescano i tanti rifiuti
che nel mare son caduti.
È la plastica ad avere il primato
delle cose che abbiamo gettato
e che finiscono nelle reti,
incuranti dei divieti.
Non va meglio sulle spiagge
dove spesso orde selvagge
di bagnanti ed incivili
compion gesti da porcili,
e non mancan le famiglie
che abbandonano bottiglie:
così vengon rinvenuti
chili e chili di rifiuti.
Tocca adesso ai pescatori
diventare pulitori,
catturando con le reti
tutto il frutto dei divieti:
l'immondizia dei villani,
pure dei rifiuti urbani,
dalla plastica ai metalli,
ferro, carta e anche cristalli,
dai rifiuti quotidiani,
alle sedie ed ai divani.
È l'inciviltà di alcuni,
con dei gesti inopportuni,
che trasforma il nostro mare
in ambiente da salvare,
in discarica abusiva,
dove gente assai cattiva
sporca, inquina e fa di tutto
perché il mare sia distrutto.
«Filastrocca di un piatto di plastica»
Di plastica un piatto
fu colto sul fatto,
sulla sabbia adagiato,
da quattro gendarmi
che l'hanno arrestato.
Per tale misfatto,
commesso dal piatto
venne scomodato
perfino lo Stato.
Ma prima che in cella
venisse portato
il piatto parlò:
«Io non sono stato».
Il giudice allora,
piuttosto adirato,
con tono furente
gli chiese: «Chi è stato?».
E il piatto, spaurito,
con tono pacato,
«Signore, rispose:
là m'hanno lasciato».
«Ma chi ti ha lasciato?
Su, dimmi chi è stato?».
«Degli uomini in gita,
hanno riso e mangiato
e quando è finita
là m'hanno lasciato.
Sulla sabbia pulita,
della spiaggia, buttato,
finita la gita,
siccome ero usato,
come foglia appassita
m'hanno là abbandonato».
E così il magistrato
ordinò a quei gendarmi
che il piatto accusato
fosse lì rilasciato,
con verbale redatto:
«Non ha commesso il fatto».
«Ho capito davvero
che sei stato sincero,
e perciò mi dispiace
se chi è stato capace
di gettarti già usato,
non verrà denunciato».
«Chi ti ha messo da parte
sa che un'opera d'arte
anziché da un abuso
nasce invece dal riuso?
Se ricicli anche un piatto
ci puoi fare un bel gatto,
disegnato a pennello,
con colori acquerello»...
«Ci puoi fare un uccello,
un cestino, un cappello,
un pupazzo a colori,
un bel mazzo di fiori,
un castello incantato,
con un piatto gettato».
Di plastica un piatto
ai rifiuti sottratto
e poi messo da parte
può esser opera d'arte.
Aggiornato il 12.02.2021