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«L’estate di San Martino» di Mimmo Mòllica

di Mimmo Mollica - 07.11.2022 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
«L'estate di San Martino» è la filastrocca di Mimmo Mòllica che racconta in versi e rime la leggenda del mantello donato al poverello

In questo articolo

«L’estate di San Martino» di Mimmo Mòllica

«L'estate di San Martino» è la filastrocca di Mimmo Mòllica che racconta in versi e rime la leggenda del mantello donato al poverello: Gesù gli appare in sogno ed è l'estate di San Martino, miracolo della natura in festa per la generosità del giovane. Nei giorni di San Martino ("tre giorni e un pochino") l'umiltà e la carità risvegliano il creato, gli uomini e gli animali. E una lanterna rischiara le notti dei bambini, aspettando il Natale.

«L’estate di San Martino»

Era una cupa notte d'inverno,

quarta stagione del Padreterno,

non si sentiva più il merlo cantare

e fuori continuava a nevicare.

Sotto un cielo glaciale e il tempo amaro

un poverello senza alcun riparo

tremava per il freddo e per il vento,

intirizzito ma senza un lamento.

Quando a cavallo passò di là un soldato,

solo di spada e di mantello armato,

era Martino e visto il mendicante

stremato per il freddo, assai tremante,

divise in due il mantello con la spada,

cessò la pioggia che divenne rugiada.

Come d'incanto, non ci son parole,

era di notte ma sorgeva il sole,

la natura si fece assai benigna,

baciò la terra e rischiarò la vigna.

Eran tornate le belle giornate

e il tempo mite e caldo dell'estate,

i prati si coprirono di fiori,

sembrò la scena di un film a colori.

Quella notte a «Martino dal buon cuore»

come in un sogno gli apparve il Signore

con le sembianze di quel poverello

a cui Martino donò mezzo mantello.

Disse il Signore: "Ero infreddolito,

senza indumenti e tu mi hai vestito".

Cristo parlava agli uomini dicendo:

"Risollevare colui che sta cadendo

su questa Terra vuol dire carità,

benedetto colui che ne farà".

Martino si svegliò e per mistero

il suo mantello era tornato intero,

sembrava festa in tutta la città,

era la «festa della carità».

Sembrava ferragosto e il contadino

brindava con gli amici col buon vino,

e caldarroste, noci e fichi secchi,

e ancora miele e dolciumi, parecchi,

pasta reale, frolle e confettini,

doni da rallegrare i tuoi bambini,

felici con in mano una lanterna,

fonte di luce e di unità fraterna.

Ma il simbolo più vero oltre al mantello

per san Martino è il «vino novello»,

perché, l'avrai sentito da bambino,

«a San Martino ogni mosto è vino».

E sembra estate, «estate del Signore»

invece è inverno, però un «inverno in fiore».

Mimmo Mòllica

L'estate di San Martino

Dopo aver donato metà del suo mantello, quella stessa notte, a Martino venne in sogno Gesù che gli riportava la metà mancante del mantello. Martino non credeva ai suoi occhi, il suo mantello era nuovamente intero. Così vuole la leggenda.

L'«estate di San Martino» è il miracolo della natura in festa per la generosità del giovane. Nei giorni di novembre più prossimi a San Martino ("tre giorni e un pochino") la sua umiltà, fattasi carità, risveglia il creato, gli uomini e gli animali.

Il mendicante infreddolito e quasi nudo cui Martino donò metà del suo mantello era Gesù Cristo. Subito il cielo si schiarì e l'aria si fece mite. Gesù nel sogno di Martino raccomanda agli angeli e agli uomini l'importanza della carità.

La lanterna di San Martino

«A San Martino ogni mosto diventa vino», e si fa festa, si brinda col vino novello accompagnato da castagne, caldarroste e frutta secca, simboli della stagione invernale, ma pure della generosità della natura.

E i bambini accendono felici una lanterna, le «lanterne di San Martino», simbolo di questa tradizione, tenendole in mano o in casa accese tutte le notti aspettando il Natale, per illuminare il cammino agli uomini e agli animali.

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