L'età dei perché
Perché è l'ora di andare a letto? Perché voi andate al lavoro e io a scuola? Perché? L'età dei «perché» è piuttosto precoce e dare una risposta soddisfacente per i bambini è a volte arduo. Domande e perché ci lasciano a volte spiazzati. Il compito dell'adulto non è solo rispondere, ma stimolare altri perché. L'attitudine dei bambini a porre domande - infatti - non è solo frutto della loro curiosità, del desiderio di conoscere, ma è pure un modo di (in)trattenere il genitore, l'adulto, (spesso) assorbito dagli impegni, dalle cose da fare.
E se la curiosità è autentica nel bambino, a volte il susseguirsi dei perché è un gioco «a conoscere», ma pure «a stare assieme». E non c'è niente di più bello che essere co-protagonisti dell'evoluzione del nostro bambino che attraverso i suoi «perché» ci dà prova della sua intelligenza e dei progressi compiuti.
«Filastrocca dei perché»
di Mimmo Mòllica
Perché, vorrei saper perché
chi fa da sé fa per tre,
e perché due non fa tre?
Perché, vorrei saper perché
le cinque è l'ora del tè
e invece non del caffè.
Vorrei saper perché
i miei vanno al lavoro,
mentre io vado a scuola
e non vado con loro?
Vorrei saper perché
dormo sempre di là,
mamma non è con me,
dorme col mio papà?
Vorrei saper perché
perché il conto è salato,
perché piove a dirotto
sempre là sul bagnato,
perché è inutile piangere
sopra il latte versato
e se zuppa non è
sarà pane bagnato?
Vorrei saper perché
meglio tardi che mai,
e le usanze le trovi
nel paese che vai,
ti diranno chi sei
se dirai con chi vai?
Perché ha l'orlo l'abisso
e c'è chi ha un chiodo fisso,
se il vicino non perde
perché l'erba è più verde,
chi si loda si imbroda,
chi di paglia ha la coda,
chi la vita l'ha amara,
ma sbagliando si impara?
Vorrei saper perché
da cosa nasce la cosa
ma non si sa che cosa,
e perché mogli e buoi
sono dei paesi tuoi,
perché la notte è fonda
e la terra è rotonda?