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La «Filastrocca del Brutto Anatroccolo»

di Sara Sirtori - 06.11.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La «Filastrocca del Brutto Anatroccolo» di Mimmo Mòllica ripropone, in versi e strofe, «Il brutto anatroccolo» di H. C. Andersen. L'anatroccolo grande e goffo, dalle piume grigie, viene emarginato (oggi diremmo stalkizzato) dagli altri che lo deridono e lo maltrattano, facendolo sentire un 'diverso'. Brutto Anatroccolo fugge da tutti volendo ritrovare se stesso. Ci riuscirà grazie ai candidi cigni, rinforzando in sé l'autostima, accettandosi e imparando a volersi bene.

In questo articolo

Le differenze possono rivelarsi un dono

Le fiabe scritte dal poeta danese Hans Christian Andersen sono in totale di 156, tradotte in 80 lingue. Pubblicate tra il 1835 e il 1872, le fiabe di Andersen sono universalmente celebri: La sirenetta, Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo, La principessa sul pisello, Pollicina, La piccola fiammiferaia ed altre ancora.

Nato a Odense (Danimarca), nei quartieri poveri della città, il 2 aprile 1805, è celebre per le sue fiabe. Andersen era figlio di un venditore ambulante e la sua famiglia al completo viveva in una sola stanza in assoluta povertà, nella casa della nonna materna. Forse il futuro scrittore trasformò genialmente la condizione in cui era costretto a vivere in un mondo di fiaba. In suo onore, nel 1956, è stato istituito il «Premio Andersen» per la narrativa giovanile, che premia ogni anno i migliori scrittori del genere.

«Il Brutto Anatroccolo» è la fiaba delle 'differenze' ovvero della loro accettazione, perché le differenze, in realtà, possono rivelarsi un dono. Proprio lui, Andersen, avrebbe potuto 'sentirsi' un Brutto Anatroccolo per la sua 'condizione sociale' che lo rese 'diverso', emarginato ed escluso, anche a causa della sua latente omosessualità.

Ma ecco l'esclusione e il disprezzo trasformarsi in apprezzamento e rispetto, quando ci si imbatte nelle persone che sanno apprezzare le nostre qualità, le nostre doti. Così per quei bambini considerati "bruttini" da se stessi e dagli altri: diventeranno belli crescendo e questa fiaba è pure per loro.

Ascolta la filastrocca del Brutto Anatroccolo in versione podcast

«Filastrocca del Brutto Anatroccolo»

Finito giusto il tempo della cova

l'Anatra vide schiudersi le uova,

vide i pulcini, belli e dorati ognuno,

ma ancora chiuso ne restava uno.

Quando l'uovo si aprì, tra lunga attesa,

per i suoi fratellini che sorpresa!

Oh, che strano anatroccolo era nato:

goffo, assai strano, da sembrar malato.

«Ma che Brutto Anatroccolo è mai questo?»,

nell'osservarlo ognuno se l'è chiesto,

era bitorzoluto come un broccolo:

lo chiamarono perciò Brutto Anatroccolo.

Iniziarono a prenderlo anche in giro

ed a giocargli qualche brutto tiro.

Mamma Anatra proteggerlo voleva,

frenar però i fratelli non poteva.

Brutto Anatroccolo non seppe che fare,

triste e piangente mamma andò a cercare

che lo potesse presto consolare,

mamma il rimedio non poté trovare.


Come se non bastava, in un laghetto

le anatrelle cugine, per dispetto,

lo prendevano in giro per l'aspetto,  

ed il Brutto Anatroccolo desolato

tornava a casa triste e sconsolato.

Anatroccolo un dì in testa si mise

di fuggire lontano e poi decise,

per non farsi dalle anatre umiliare:

– Me ne vado da chi mi sa apprezzare,

e con quelle ali cominciò a volare.

Non andò né troppo in alto né lontano,

atterrò in uno stagno in modo strano,

vide tante anatre nuotare nello stagno,

pensava: «Mi vorranno per compagno?».

Si accostò ingenuamente a quei pennuti,

gli andò vicino e poi passò ai saluti,

con le buone maniere, riverente,

salutò tutti quanti cordialmente.

Disse: «Salve signore anatrelle cortesi,

io mi presento…». Ma sgarbate e scortesi

lo interruppero al volo, ridendo e sbraitando:

«Tu saresti che cosa, starai forse scherzando?!

Molto più che un pennuto tu somigli ad un coso…

Anatroccolo tu, goffo e quasi mostruoso?».

E poi risero in coro, sempre più a crepapelle,

sganasciandosi tanto da slogar le mascelle.

Brutto Anatroccolo dopo quest'angheria

con le lacrime agli occhi scappò via  

e volando col suo modo un poco  strano

giunse in un altro stagno non lontano.

Là vide di cigni un bellissimo stuolo,

aggraziati, eleganti, spiccavano il volo,

danzando leggiadri sul lago incantato

e Brutto Anatroccolo rimase estasiato.

«Vorrei essere bello come i cigni che adoro,

cosa io non farei per sembrar come loro!».

Così fantasticava con la mente sognante,

immaginandosi un bel cigno danzante.

Fantasticava con gli occhi socchiusi,

dopo avere subito troppi, tanti soprusi,

e tra sogni e sospiri, dalla mente sospinto,

già nuotava coi cigni, forse più per istinto.

Non un commento né un pettegolezzo,

nessuno rivolgeva alcun disprezzo,

i cigni non pensavano a evitarlo,

ma gli corsero incontro ad abbracciarlo,

e battendo le ali per saluto

gli diedero festanti il benvenuto.

Anatroccolo ne fu molto sorpreso

nessuno lo ha cacciato e neanche offeso:

«Voi mi abbracciate e non mi conoscete,

non mi cacciate e non mi deridete,

non mi prendete in giro e soprattutto

non mi dite Anatroccolo sei brutto».

«Tu non sei brutto affatto, ma sei bello,

tu sei più che un amico, già un fratello,

sarai un bel cigno bianco ed elegante,  

sarai un bel cigno bianco tra un istante».

«Io sarei cosa, un cigno?». Sbigottito

Brutto Anatroccolo si mostrò stupito,

ma tutti i cigni scuotendo la testa

eran felici insieme a fare festa.

«Sarai presto quel cigno che non sai

aspetta un giorno ancora e poi vedrai».

E il giorno tanto atteso poi arrivò,

Anatroccolo d'improvviso si svegliò

e specchiandosi nell'acqua del laghetto

si vide rinnovato nell'aspetto.

Come il latte eran bianche le sue piume,

soffici come panna, come albume,

ali eleganti, leggiadro il portamento,

bello come un bel cigno, stracontento.

Come un gioiello tenuto in uno scrigno,

Brutto Anatroccolo è diventato un cigno!

Era il più bello di tutto lo stagno,

era davvero una bellezza al bagno.

Brutto Anatroccolo da quel giorno là

provò la gioia, la felicità,

e assieme a tutti i cigni, nuovi amici,

vissero là bianchissimi e felici.

Brutto Anatroccolo non restò più solo

e assieme agli altri cigni spiccò il volo.

Mimmo Mòllica ©

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