La «Filastrocca del mestiere» di Mimmo Mòllica: c'è chi è del mestiere, chi è vecchio del mestiere. Modi di dire che si traducono in fatti. L'inconveniente peggiore – infatti – è non averlo un «mestiere». Ed anche studiare è un mestiere, il primo lavoro per i giovani che vogliano affrontare la vita con serietà.
«Filastrocca del mestiere» di Mimmo Mòllica
Il generale va in guerra e spara
lo stratega la guerra prepara,
il cospiratore tesse il complotto,
il corruttore corrompe, è corrotto.
Il genio vive del suo talento,
il marinaio confida nel vento,
il pensatore sta in contemplazione,
il bimbo sogna bolle di sapone.
Sarebbe bello fare, pensate,
il riparatore di bolle scoppiate,
oppure fare un mestiere nuovo,
il cercatore di peli nell'uovo.
È un bel mestiere fare il contadino,
fabbro, barbiere, studente o bagnino,
il peggior mestiere è soltanto uno,
è di chi mestiere non ne ha nessuno.
Ancora peggio se la professione
è di corrotto, furfante, imbroglione.
Mimmo Mòllica
Inconvenienti del mestiere
C'è chi è del mestiere, chi è vecchio del mestiere. Ma ci sono pure gli incerti del mestiere e gli inconvenienti del mestiere. Sono modi di dire i cui esiti si traducono in fatti. Ma l'inconveniente peggiore è non averlo un «mestiere». La pratica, la competenza, la genialità, il talento, la fantasia, l'arte, sono peculiarità di «chi è del mestiere».
Studiare è un mestiere
Studiare «è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza», sosteneva Antonio Gramsci. È attraverso il lavoro che l'uomo può progredire sul piano individuale, familiare e sociale. Ma è attraverso lo studio e la scuola di qualità che si possono aprire migliori prospettive. E studiare è un lavoro, il primo lavoro per i giovani che vogliano affrontare la vita con serietà e piena consapevolezza: "anche lo studio è un mestiere".
Un grande mestiere
"Per fare bene il tipografo o il liutaio, serve un grande mestiere. Ma anche per saper fare bene il panettiere, o il muratore", afferma Alberto Casiraghi, editore, aforista e illustratore. "Non v'ha professione senza poesia e senza idealità, così come tutte le professioni, anche le più alte, divengono volgari e basse in mano degli incapaci e dei bricconi", sostiene Paolo Mantegazza, neurologo, antropologo e romanziere.
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